IL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA NEVE - FRA ARTE E TRADIZIONE -


Filippo BALBI
"...pittore di scuola napoletana"

"Il racconto del miracolo della cintura"

La festa della Madonna della Cintura non viene celebrata a data fissa ma si celebrata la prima domenica dopo il 28 agosto, data in cui la Chiesa ricorda Sant’Agostino.

La devozione alla Vergine della Cintura, secondo la tradizione, è nata dal desiderio di santa Monica, madre di sant'Agostino, di imitare la Madonna anche nel modo di vestire: Monica infatti avrebbe chiesto alla Madonna di farle conoscere in che modo si sarebbe vestita dopo la morte di S. Giuseppe e, soprattutto, come vestiva dopo l’ascesa al cielo di Gesù.

Benevolmente, La Madonna si rese visibile a santa Monica con una veste dal taglio semplice, di colore scuro, raccolto ai fianchi da una cinta di cuoio che scendeva fino a lambire il terreno. Durante la visione la Madonna la invitò a vestirsi in modo simile e assicurandole che quanti l'avessero a loro volta imitata avrebbero avuto la garanzia della sua protezione e consolazione.

Maria, slacciatasi la cintura, la porse a Monica raccomandandosi di portarla sempre.

Fra i primi ad approfittare di questa opportunità fu proprio Sant’Agostino, la cui cintura divenne uno dei tratti distintivi dell’ordine degli Agostiniani e di quanti hanno assunto le regole di vita che traggono spunto dal Suo ordine monastico.

Da questo semplice gesto è scaturito l’abito degli Agostiniani; una veste nera, di taglio semplice, raccolta ai fianchi da una cintura di cuoio.

E’ accertato storicamente che l'abito nero e la cintura di cuoio per gli Agostiniani sono stati registrati fin dal 1253 sotto il papato di Innocenzo IV e nel 1255 con Alessandro IV.

Nel tempo, è sorta anche la Confraternita dei “cinturati” con tanto di indulgenze concesse dall’autorità ecclesiastica per coloro che indossano la cintura ed effettuano la recita quotidiana di una coroncina di 13 Pater, un Credo e una Salve Regina.

La cintura diventa segno dell’umanità di Cristo che per amore ha sparso il Suo sangue per le Sue creature e, pertanto, portare la cintura equivale ad avere di fronte a sé il volto del Redentore e deve aiutare a tenere un comportamento aderente al Vangelo, secondo la volontà del Signore.

Gli Agostiniani, organizzati nel 1256 con le caratteristiche di Ordine mendicante e di fraternità apostolica, mantengono viva la tradizione che tende a nobilitare la propria tonaca fino a farla risalire a una apparizione ed alle conseguenti disposizioni della stessa Vergine Maria, come d'altronde vantano, con altrettante tradizioni, gli altri grandi Ordini.


"Il quadro della Madonna della Cintura realizzato dal Balbi a Frosinone"
Breve scheda iconografica

Nel 1844 i Padri Agostiniani Scalzi, commissionarono a Filippo BALBI la realizzazione di una pala d'altare raffigurante la "Madonna della Cintura" da esporre nella chiesa della Madonna della Neve a Frosinone.

La pala del Balbi, un olio su tela, dopo la demolizione della vecchia chiesa, ha trovato l’odierna collocazione nell'abside dell'altare maggiore.

Lo schema iconografico della pala appare più ricco e complesso, rispetto alle tradizionali rappresentazioni del "miracolo della cintura".

Interpretando la commissione avuta, il Balbi inserisce nella composizione solo figure e riferimenti che appartengono all’Ordine degli Agostiniani Scalzi. Inoltre, ha ideato l'opera proponendo uno sdoppiamento della rappresentazione dell'evento: due scene e due distinti momenti, uno più spirituale, legato al miracolo ed uno più terreno, legato alla carità ed all’amore fraterno.

L'opera, infatti, si distingue per la ricchezza della composizione e per i diversi piani prospettici che sono stati realizzati nello spazio della tela e che animano la scena della sacra rappresentazione.
La composizione è talmente ricca ed equilibrata da indurci in una doppia riflessione, rispetto a quelle opere più semplici che narrano del miracolo della cintura.

La cintura, l'elemento predominante dell'opera, diventa il segno dell’umanità di Cristo che per amore ha sparso il Suo sangue per le Sue creature. Mentre, prendere la cintura equivale ad avere di fronte a sé il volto del Redentore.
In sintesi, chi indossa e porta la cintura deve tenere un comportamento aderente al Vangelo, secondo la volontà del Signore.

L’opera sul piano trascendente rappresenta la Madonna coronata di stelle, seduta sul trono celeste, vestita non di colori scuri, ma con la veste rossa e il mantello azzurro, nella classica iconografia che ci rimanda alla Madonna del santo Rosario di Pompei.

Le più tradizionali composizioni raffigurano il Bambino Gesù seduto in grembo alla Madonna. Nell’opera del Balbi il Bambino è stato ritratto seduto a cavalcioni sulla gamba destra di Maria; una composizione più dinamica, in un atteggiamento che ricorda i nostri bambini che giocano sulle ginocchia della loro mamma. Il tutto mentre compie un il gesto di donare la cintura a santa Monica: una posologia che ci mostra un volto gioioso del Bambino Gesù, nel compiere un gesto di grande amore: il dono della cintura.

Santa Monica in ginocchio, già rappresentata con l'abito delle Agostiniane, strige al petto il prezioso dono.

Osservando il dipinto, sul lato destro rispetto alla figura della Madonna, più in basso su una sorta di sporgenza, è stata posta l'immagine di sant’Agostino genuflesso.

Sant'Agostino è stato raffigurato con i panneggi dell'uomo dotto, con la veste vescovile, intento a scrivere. Tiene il libro appoggiato sul ginocchio ed è colto nell’atto di voltarsi verso il cielo, quasi a cercare una conferma per "l'intuizione" avuta. Lo sguardo di Maria è rivolto teneramente verso il basso.

Gli occhi della Madonna non sono visibili, ma l’intensità del suo sguardo è talmente forte da rendere sant'Agostino direttamente cosciente e partecipe del dono che sta ricevendo santa Monica.

Anche questa idea del Balbi appare molto originale. Normalmente si scrive appoggiandosi ad un tavolo, ad una cosa solida. L'idea del Balbi suggerisce quasi un sant'Agostino colto di sorpresa, che si accovaccia per prendere appunti, adagiando il libro sul ginocchio sinistro, quasi volesse apportare, proprio in quel momento un'aggiunta alla sua "Regola". Lo sguardo diretto, fisso verso il cielo, a cercare una possibile conferma, per l'idea che improvvisamente ha maturato.

In basso, a comporre la seconda parte della scena, quella che definiamo più terrena, troviamo, a sinistra di chi osserva, san Tommaso da Villanova vescovo, nato da genitori religiosi e caritatevoli dai quali ereditò uno sviscerato amore per i poveri.
Sulla destra san Nicola da Tolentino, modello di generoso impegno verso la perfezione, ed al centro della scena una seconda donna: una mendicante che abbraccia il figlio con una veste lacera.
Una seconda madre con il suo bambino, che intercetta lo sguardo di san Tommaso, in atto di donarle un misericordioso e consolatorio aiuto.

La delicatezza del Balbi nell'ideare una raffigurazione scenica con due maternità, una divina che dona, una terrena che riceve.

Due donne rappresentate in modo molto diverso, ma anche molto simile. Tralasciando l'esigenza artistica di distinguere le due figure, crediamo sia più interessante soffermarci sulle similitudini: entrambe abbracciano un bambino, il panneggio delle due donne, sostanzialmente è stato dipinto con gli stessi colori.
Nella composizione delle figure il copricapo di Maria, assume lo stesso tratto della velatura che copre la testa della donna. In ultimo. l'intensità e la fierezza dello sguardo di entrambe. La bellezza di questa tela è proprio rappresentata dai gesti caritatevoli che contiene.

Un angelo sorregge il pastorale, sottolineando la regalità all’interno della Chiesa di Tommaso: arcivescovo di Valencia che si distinse per la sua incessante azione nei confronti del popolo, al quale dedicava cure spirituali e materiali. Un vescovo che assistette sempre i bisognosi e seppe creare un brefotrofio all'interno del palazzo vescovile e che si occupò molto della pastorale giovanile.

In basso a destra, un giglio e un libro completano la figura si san Nicola. Il giglio sottolinea la mitezza, l'ingenua semplicità e la dedizione per la verginità che non tradì mai, custodendola con la preghiera e la mortificazione. Il libro per ribadire la sua grande dote di predicatore che svolse quotidianamente per 30 anni della sua vita, nell’incessante opera di evangelizzatore.

Cosa aggiungere a questa spiegazione? Solo un ultimo concetto, comprendere il gesto che viene dall’alto: la sensibilità della Madonna di esaudire la richiesta di santa Monica e conseguentemente facendo intuire ad Agostino la giusta via da seguire per la vestizione dei membri del suo Ordine e un gesto terreno ed altrettanto misericordioso fatto da Tommaso nell’alleviare le nostre sofferenze.

"Commento predisposto dalla Commissione Culturale - V. Papetti - marzo 2008"


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