LA CITTA' DI FROSINONE: I SUOI MONUMENTI E LA SUA ARCHITETTURA


"La fontana e il Ponte la Fontana"

Piazzale De Matthaeis

Rispetto alla più nota ed importante fontana del De Carolis, ubicata in Piazza Madonna della Neve, una seconda fonte storica, costruita in Via Ponte della Fontana, nel quartiere De Matthaeis, è presente nel territorio parrocchiale e cittadino.

Il sito è ubicato sotto il viadotto di Viale Roma che è limitrofo ad un antico ponte che i cittadini frusinati ricostruirono nel 1774: come è testimoniato dall’epigrafe commemorativa murata sul fronte dello stesso fontanile.

La fontana ha origini molto remote e la sua originaria collocazione certamente è molto antica. Diversi studiosi locali concordano nel definirla una delle costruzioni più antiche della città, anche se nulla resta dell'opera originaria.

Il vecchio insediamento può non essere facilmente databile, perchè molto prossimo al fiume Cosa, le cui "piene", anche a memoria dei viventi, causavano numerosi danni, per l'impeto vorticoso delle acque.

Alcune "piene", avvenute anche negli anni settanta, invadevano l'intera sede stradale di Viale Roma e Piazzale De Matthaeis e non era facile raggiungere la città alta.
Si ha ragione di credere che l'originario manufatto sia andato più volte distrutto e ricostruito, forse mutando anche aspetto, in base alle disponibilità economiche e alle fantasie «artistiche» delle maestranze.

Come è noto, fin dall’antichità, De Matthaeis è sempre stato un fulcro importante, per la presenza di falde acquifere molto superficiali, che hanno favorito i primi insediamenti arcaici ed anche perché rappresentava un punto di confluenza obbligato fra le antiche vie carovaniere.

Pertanto, se il bestiame poteva tranquillamente dissetarsi lungo le sponde del fiume, per le persone una fontana costituiva una necessità primaria.

La prima, degna di questo nome, certamente doveva essere di epoca romana e certamente doveva essere stata realizzata nella zona. La testimonianza certa è stata fornita dal ritrovamento di un cippo lapideo che riporta una iscrizione parziale, articolata su tre righe, rinvenuto durante alcuni lavori di scavo.

L’incisione sulla vecchia pietra, che era affossata nel terreno, risulta volutamente cancellata a colpi di scalpello e solo alcuni frammenti sono rimasti leggibili, avvolgendo nel mistero l'antica opera.

Alcuni studiosi, fra i quali Francesco ANTONUCCI nel "CORPUS LAPIDARUM FRUSINONIS - 2005", sulla base del testo pervenuto, avanzano la seguente interpretazione e considerazione:

«…VS»
« …IMPERATOR»
«...MA ...EIS»

Lo sviluppo della frase e le considerazioni più logiche porterebbero portare alla seguente interpretazione:

«... DIVUS»
«IMPERATOR»
«...MA NUBI EIS»

Anche la traduzione potrebbe essere dedotta e così articolata: «Fece quest'opera di pubblica utilità il Divino Imperatore, con la porzione di denaro ricavato dal bottino spettantegli».

Dove la parola «de manubieis» lascia presumere un’opera di pubblica utilità fatta eseguire per la cittadinanza. Il termine "IMPERATOR" certifica l'importanza dell'evento, senza illuminarne la figura. La datazione storiografica del cippo spinge a pensare che il fontanile è da collocarsi nel periodo di Caio Mario: generale e uomo politico, imperatore dei romani nel 104 e nel 101 a.C..

La scritta sull’antico pietra potrebbe essere stata volutamente cancellata dai frusinati perché, in alcuni momenti storici, mal digerivano il dominio romano.

Fontana e Ponte della Fontana
descritta con le parole di Padre Ignazio BARBAGALLO.

Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo

(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni)
- "Editrice Frusinate 1975"

Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.

La presenza del fiume Cosa, nelle immediate vicinanze, rende critica tutta l’area a causa dei frequenti straripamenti.

L’8 giugno 1652 l’amministrazione comunale, e cioè «il sindaco et ufficiali» inoltrarono istanza alla congregazione del Buon Governo per poter portare l’acqua della fontana al di qua del fiume Acquosa, perché era caduto il ponte di legno, travolto dalle «pianare».

In tale situazione, per andare ad attingere l’acqua da detta fontana, «che serve per tutti i bisogni di questo Popolo», era necessario fare un lungo cammino e, per di più, con l’opposizione dei proprietari dei terreni sui quali bisognava passare.

I lavori per portare l’acqua al di qua del fiume furono preventivati dall’ingegnere - architetto Moraldi, per scudi 300.
L’autorizzazione fu concessa il 22 giugno 1652. La spesa si sarebbe dovuta pagare con i crediti che il comune avanzava.

Non sappiamo però quello che avvenne dopo. Sappiamo invece che il 22 maggio 1665 il comune chiese al Buon Governo l’autorizzazione a costruire in muratura il ponte della fontana, per l’importo di sc. 350. Su questo lavoro abbiamo un’altra notizia.

Nel 1667 il governatore della provincia, Mons. Negroni, fece arrestare Domenico Lupatti e compagni perché restituissero il denaro in più che avevano fatto sborsare all’amministrazione pubblica nella costruzione del ponte.

Infatti le pietre, la pozzolana e la calce erano state fornite dal popolo e quindi non dovevano essere computate.

Graziose le espressioni del governatore: «A tutti piacciono i quattrini del pubblico» e il Lupatti si è dimostrato un lupus aptus, un lupo adatto.

(Ivi Let. 24 agosto 1667. Domenico Lupetti, verolani, fu Capo Priore a Frosinone e morì durante la carica il 29 aprile 1675 – Arch. S. Maria, lib. Mort. – I.Barbagallo pag. 212).

Non si pensi però che la fontana attuale e il vicino ponte antico siano quelli di cui si è parlato. Quelli esistenti furono costruiti nel 1773 a seguito del crollo del ponte costruito dal Lupatti.

Il 13 settembre del 1773 per un’altra piena improvvisa del Cosa, dovuta evidentemente a forti temporali, furono travolti i piloni del ponte costrutto nel 1665 e così si provvide alla ricostruzione di un nuovo ponte e della fontana che ancor oggi si vedono.

Quest’ultima è detta del Bussi, non già dal nome dell’artista che la costruì, ma da quello del governatore del tempo, Bussi Depretis.

Si tratta pertanto di lavori molto vicini a noi: ecco perché l’opera, come aveva notato l’Hoare e ribadito il Quattrociocchi «non presenta alcuna traccia dell’antichità».

Giacché si sta parlando di ponti, ricorderemo che verso la fine del 1671 l’amministrazione comunale riparò il ponte sul Cosa, sito in contrada Valle, per l’importo di sc. 85 e nel 1674, per sc. 30, quello sul Rivo.

ANTIQUI OPERIS PONTEM
COSA FLUVIO TURGENTE SUPRA HOMINUM MEMORIAM
ATQUE EXUNDATE
EIDIBUS SEPTEMBRIBUS CDDCCLXXIIII
DECUSSIS UTRINQUE LATERIBUS
INVIUM REPENTE ET INACCESSUM
NE CONSULARIS VIA
NE COMMERCIA COMMEATUSVE
INCOLIS ACCOLIS ADVENIS
INTERCIPERENTUR
CIVES FRUSINATES PUBLICO AERE
BIMESTRIQVE OPERA
RESTITUENDUM CURARUNT
LAXATA PILIS ADSTRUCTIS ARCUBUSQVE
PONTIS ANGUSTIA
ADSCENSU HINC INDE LENITO
SUBIECTIS PROFLVENTI REFRINGENDAE MOLIBUS
UBERIORIQVE SUB ADITUM PONTE ADORNATO
HAURIENDAE AQVAE ELUENDIS LINEIS
IUMENTIS ADAQVANDIS
PROVINCIAE PRAESIDE: IOANNE BAPTISTA BUSSI DE PRAETIS
PATRITIO URBINATE AC CIVE FRUSINATE

TRADUZIONE

Francesco ANTONUCCI - "CORPUS LAPIDARUM FRUSINONIS - 2005"

I cittadini di Frosinone fecero restaurare a pubbliche spese e con un lavoro di due mesi, il ponte di antica fattura, reso all'improvviso impraticabile e inaccessibile, poichè il fiume Cosa in piena straripò a memoria d'uomo il 13 settembre 1774.
Furono abbattuti i lati da entrambe le parti, affinchè non fossero bloccati nè la Via Consolare, nè i traffici o i trasporti per gli abitanti, per quelli limitrofi e per forestieri; fu allargata la stretta carreggiata del ponte con la costruzione di pilastri e di archi, dopo averne addolcita la pendenza di quà e di là e aver costruito delle barriere con lo scopo di infrangere l'acqua corrente; nei pressi dell'accesso fu abbellito un ricco fontanile per attingere l'acqua, per lavare i panni e per abbeverare il bestiame, (tutti questi lavori furono eseguiti) mentre era Governatore della Provincia il Patrizio Urbinate e cittadino di Frosinone, Giovanni Battista Bussi De Pretis.

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