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Nel libro edito da P. Pio Bianchi sono riportati numerosi miracoli e prodigi che, soprattutto nei primi tempi, furono registrati e tramandati a gloria della Vergine.
La raccolta, per problemi editoriali, non consente di riportarli tutti. Comunque sarebbe incompleta la nostra storia se avessimo tralasciato un capitolo così importante della storia stessa del santuario.
Pertanto, vengono riportati e trascritti gli episodi più significativi così come sono stati narrati nel libretto del P.Pio Bianchi.
Siamo sicuri che Dio abbia fatto conoscere la sua potenza divina attraverso questi segni tangibili operati per mezzo della sacra Effigie della Madonna della Neve.
Tutti i fatti narrati furono a suo tempo comprovati da testimonianze oculari e riportate da persone degne di fede. Noi intendiamo prestare ad essi quella fede umana, senza venir meno ai giudizi della Chiesa. Per tenere un certo ordine divideremo il capitolo in più paragrafi:
Nel mese di Aprile 1679 Elena Cipriani, romana, dama di D. Giustina Boncompagni, duchessa di Sora, giaceva a letto oppressa da acuta febbre maligna.
I suoi genitori non tralasciarono nessun umano rimedio per farle recuperare la salute. Ma tutto fu invano perchè i medici, crescendo la forza del male, la diedero per spedita. Giunti alla disperazione, i parenti della moribonda ricorsero con fiducia alla Madonna della Neve, ma per allora la Vergine sembrò non esaudire le loro suppliche. La fanciulla qualche giorno dopo morì lasciando nella disperazione i poveri genitori che non facevano altro che ripetere:
«Elena mia, Elena mia!».Era tutto pronto per i funerali e già stava per essere condotta al sepolcro quando proprio i genitori, forse interiormente ispirati, fecero nuovamente ricorso alla intercessione della Vergine con ferma speranza di veder vivere la morta.
Il loro desiderio non andò defraudato poiché, fra lo stupore di tutti, la fanciulla aprì gli occhi e lei stessa disse che la Vergine della Neve di Frosinone le aveva restituito la vita mediante il voto da lei fatto con i genitori quando era inferma.
Si può immaginare il gaudio di tutti i presenti. Pochi giorni dopo andarono tutti, con la rediviva fanciulla, a rendere grazie alla cappella dove lasciarono in memoria di un prodigio così stupendo un quadro riportante il fatto e l'iscrizione.
Nello stesso anno 1679 ai signori Antonio Capitani di Subiaco e Porzia sua moglie nacque una bambina che chiamarono Anna Antonia. La bambina aveva solo dieci giorni quando rimase priva di vita. Non pensavano i genitori che la loro creaturina fosse morta ma che fosse stata sorpresa da qualche mancanza di respirazione; ma quando ogni rimedio usato non diede alcun esito positivo si diedero ad un dirotto pianto.
Una zia della bambina: Angela, esortò tutti affinché con viva fede facessero voto alla miracolosa Madonna della Neve per ottenere un miracolo.
Fatto il voto ed avere la grazia fu un tutt'uno. I genitori, felici per tale grazia ottenuta, andarono ad ossequiare la prodigiosa immagine di Maria conducendo con sé la figlioletta e lasciando in memoria del fatto un voto d'argento rappresentante una bambina in fasce.
Una giovane di nome Maria De Sanctis, del Piglio ma residente a Roma, fu sorpresa nel fiore degli anni da gravissimi dolori agli occhi che alla fine la resero cieca. Avendo saputo dei miracoli che si compivano a Frosinone, decise di andare ai piedi della Madonna a pregare per la sua guarigione.
Vi fu accompagnata il giorno 28 maggio 1675. Appena giunta nella cappella e presentate le sue suppliche alla Vergine, fu immediatamente esaudita recuperando la vista.
A causa di una grave infermità Silvia Ferri di Ferentino rimase miseramente cieca. Erano già due anni che versava in tale condizione quando le fu data notizia dei benefici che la Madonna della Neve dispensava con generosità.
Piena di fiducia si fece portare fino alla cappella protestando di non voler più partire di là finchè non avesse avuto la grazia di vedere con i suoi occhi il volto di Maria.
La Madonna volle prenderla in parola e la povera Silvia rimase per tre giorni e due notti in preghiera, finché, giunta la sera del 22 dicembre 1675, con portentoso miracolo la Vergine le restituì la vista di cui godette fino alla morte.
Domenico Ciozza di Cisterna, all'età di 15 anni fu assalito da violenti dolori che lo resero cieco, senza speranza di guarire con rimedi umani.
I genitori ricorsero all'intercessione della Vergine della Neve, facendo voto di andarla a visitare conducendovi anche il figliolo cieco.
Dopo la promessa cessarono i dolori acutissimi che permisero al ragazzo di riposare.
Al mattino, trovandosi ancora libero da essi, si accrebbe in lui e nei parenti la fiducia verso Maria. Senza indugiare partirono alla volta del Santuario e si avvidero che man mano che si avvicinavano il ragazzo si sentiva sempre meglio riuscendo perfino ad aprire un poco le palpebre.
Affrettarono il cammino e giunti al Santuario l'8 maggio 1678, Domenico disse alla madre di vedere il lume della lampada, anche se confusamente.
Dopo altre preghiere e suppliche ottennero la grazia completa; il fanciullo infatti riebbe la vista completamente, anzi migliore di quella che aveva goduto prima della infermità.
Nei primi giorni di maggio del 1675 Anna Meloni, di Veroli, fu colpita da apoplessia, che dopo averle lasciata la bocca mostruosamente deformata, l'aveva offesa in tutto il corpo, rimasta inabile ad ogni operazione. I medici furono concordi nell'affermare che non c'erano umani rimedi capaci di portare l'inferma allo stato primitivo.
Essa si rivolse dunque alla Madonna della Neve promettendole di andarla a visitare appena ricevuta la grazia. E fu esaudita perchè in breve si trovò talmente libera che prima della fine dello stesso mese di maggio potè recarsi a soddisfare la sua promessa davanti all'altare della Vergine.
Fin dalla nascita Maddalena Nicolucci di Lenola, era destinata ad una vita infelice: aveva una mano rattrappita e in più tre dita della stessa mano erano chiuse ed incarnite.
In occasione dell'Anno Santo del 1675, il 31 di maggio faceva ritorno da Roma con la compagnia del suo paese, allorché in vista del Santuario della Madonna della Neve si staccò dalla comitiva prostrandosi davanti alla prodigiosa Immagine e pregando la Vergine di concederle l'uso della mano.
Così pregando la poverina toccò con essa l'immagine della Madonna e fu istantaneamente guarita. Si stupì talmente di questo repentino miracolo che, ringraziata la Vergine, corse incontro alla sua compagnia annunciando gioiosa il prodigio.
L'arciprete, che era presente, volle sincerarsi del fatto facendo sostenere alla graziata un crocifisso d'argento con quella mano che era prima inferma.
Si sincerò del miracolo. Tutta la compagnia si diresse allora verso il Santuario dove entrarono lodando e cantando inni di ringraziamento alla Vergine santa.
Proprio mentre si cantavano le lodi di ringraziamento per la grazia ricevuta un altro pellegrino Francesco Lungaretti, della stessa compagnia di Lenola, il quale era rimasto mostruosamente curvo per una lunga sciatica tanto che non poteva drizzarsi in alcun modo, nel pregare davanti alla Vergine e davanti allo stupore di tutti, si drizzò poco a poco gridando che anche lui era stato guarito dalla Madonna della Neve.
Nella cronaca dei prodigi, operati in quel 31 maggio ai componenti la compagnia di Lenola reduce dall'Anno Santo 1675, bisogna aggiungere quello ricevuto dal sacerdote D. Francesco Coja il quale sorpreso da un colpo apoplettico e ritenuto morto fu portato davanti all'immagine ricevendo la guarigione.
E anche un povero uomo che mentre pregava fu colpito da un sasso staccatosi dalle mura della cappella ancora pericolante, senza aver riportato alcun danno.
Nel mese di giugno 1675 Matteo Patrizio di Morolo, era stato colpito da un male che lo aveva lasciato offeso in un lato del corpo rendendolo inabile a qualunque azione.
Avendo sentito parlare dei numerosi prodigi che venivano operati dalla Madonna anche lui chiese la grazia promettendo, se guarito, di venire a rendere grazie. Non fu vana la sua speranza; infatti dopo pochi giorni restò perfettamente guarito ed al 18 dello stesso mese andò a soddisfare la promessa.
Da sei anni il P. Giuseppe Mancini di Ceprano, minore osservante, era stato reso quasi immobile da una continua infermità di sciatica. Avendo udito il grido di miracoli che operava la Madonna della Neve, animato da una grande speranza di essere risanato, chiese che gli venisse portato l'olio della lampada che ardeva davanti alla sacra Immagine. Ricevutolo, si unse con fede la parte offesa il 26 giugno 1675 e nello stesso momento si sentì risanato.
All'età di due anni, Caterina, figlia di Gio. Andrea ed Eugenia di Segni, fu sorpresa da grande infermità che, trovando tenere e delicate le membra della bambina, la rese storpia.
All'età di dieci anni la bambina era così deformata che le sue membra avevano quasi perduta la figura di un corpo umano. La poveretta era ormai costretta a giacere in fondo ad un letto di peso a se stessa e ai parenti.
Il Signore, che con la sua provvidenza sa intervenire nei casi più disperati, ispirò ai genitori di rivolgersi alla Madonna della Neve. Vi andarono, portandovi la bambina, il 16 agosto 1675 e prostrati davanti alla sacra immagine più col cuore che con le labbra pregarono per la sua guarigione.
Fu la stessa Caterina che ad un tratto esclamò: «Mi sento assai bene e libera per camminare, lasciatemi andare da me». Fu quanto in realtà fece con meraviglia dei presenti.
E non fu la sola grazia in quel giorno. La Vergine, solita a concedere più di quello che le si chiede, restituì l'udito al padre della fanciulla facendogli udire per la prima volta le parole della figlia. Naturalmente fu grande la loro gioia ed altrettanto grande il loro grazie per questo duplice favore ricevuto.
Abitava a Pontecorvo un povero uomo chiamato Donato D'Arpino. Egli aveva un solo figlio quindicenne il quale però era storpio e rattrappito nelle gambe e nelle braccia. Decise un giorno di portarlo a Frosinone, alla Madonna della Neve e come meglio poté, lo legò, per trasportarlo, sopra un asino.
Portò con sé una tavoletta con dipinto lo stato del figlio; l'avrebbe appesa in memoria del beneficio che era sicuro di ricevere dalla Vergine. Si avviò alla volta del Santuario percuotendosi il petto con una pietra e invocando misericordia.
Giunse davanti alla Sacra Immagine il 10 dicembre 1675, continuando a piangere a percuotersi il petto e aggiungeva che non sarebbe più partito se prima non avesse visto la guarigione del figlio. Anche i presenti furono commossi a tale scena e si unirono alla preghiera.
La Madonna non tardò ad intervenire. Ad un tratto, Giuseppe, il ragazzo storpio, si alzò camminando speditamente come se non fosse stato mai impedito in alcuna parte del corpo.
Nicola di Guarcino per lo spazio di otto anni era stato costretto a camminare con le stampelle, essendo rimasto attratto e storpio. Uditi i prodigi che la Vergine operava nel Santuario della Neve vi si recò il giorno 5 agosto 1677.
Dopo aver molto pregato, fu colto dal sonno e, risvegliatosi, si trovò del tutto guarito con sua grande gioia. In memoria del miracolo lasciò le sue stampelle.
Una tale Anna Goffredi di Fondi per molto tempo era stata soggetta al mal di lebbra. Questa malattia la rendeva molesta a se stessa ed a quelli di casa, data la sua natura. Visto vano ogni ricorso ai medicamenti, piena di fiducia, si fece portare al Santuario della Neve.
Non ricevette subito la grazia, ma perseverò nella preghiera con fiducia. Finalmente il 5 giugno 1675 ottenne la sospirata guarigione e le tornarono poco a poco le forze tanto da permetterle di tornare a casa da sola.
Il capitano Farina di Marino, si trovava in fin di vita a causa di una grave malattia. Si usarono tutti i rimedi ma nessuno potè vincere la potenza del male. Giunto all' estremo si rivolse alla Madonna della Neve, promettendo di venirla a visitare se avesse ottenuto la grazia.
Ottenne piena salute e il 10 dicembre del 1675 venne a ringraziare la Madonna portando in voto una lampada d'argento.
Il P. Narciso di S. Leopoldo, tedesco, Definitore Generale degli Agostiniani Scalzi, mentre dimorava a Roma fu sorpreso da febbre maligna il 21 settembre 1700.
I suoi confratelli che stimavano il Padre anche per le sue rare doti pregarono con fiducia la Madonna della Neve e fecero ungere l'infermo con l'olio della lampada. Si videro subito i segni della guarigione e levatosi dal letto si recò al Santuario insieme ai confratelli lasciando un voto di argento in memoria della grazia ricevuta.
Un altro religioso Agostiniano Scalzo era agonizzante nel convento di S. Maria Nuova colpito da una violenta febbre maligna: P. Achille dello Spirito Santo.
Gli si stava raccomandando l'anima quando i confratelli ricordandosi che l'infermo era stato di casa nel convento della Neve, decisero di far ricorso alla Vergine andando al Santuario a cantare una Messa in suo onore. Era il 28 agosto 1707. Terminata la Messa, l'infermo diede segni di miglioramento e di lì a poco riacquistò la salute perfetta.
Il giorno 8 novembre 1675, mentre si facevano gli scavi per gettare le fondamenta della chiesa, cadde un gran masso di terra sopra un povero lavoratore di Frosinone, chiamato Gio. Battista Cupino che, rimasto totalmente sepolto dalla frana, fu creduto morto soffocato.
Ma quando i compagni corsero per dissotterrarlo lo trovarono vivo e senza alcuna lesione, che lodava la Vergine da cui era stato salvato, avendola invocata nel momento del pericolo.
Il 13 marzo 1681 Giacinta Magliocchi di Frosinone, abitante nei pressi del tempio era salita sopra un alto muro per stendere i panni. Mise un piede in fallo e cadde di sotto. Nel precipitare invocò la Madonna della Neve e non solo non ebbe neppure un graffio ma cadde in piedi. Mentre, sia per la mole pesante della sua persona e sia per l'altezza avrebbe dovuto subire ben altre conseguenze.
Riconoscendo la protezione della Vergine corse subito ad onoraria nel suo Santuario.
In località detta Campo di miele viveva una povera donna, di nome Magnifica, crudelmente tormentata dal demonio la quale, dopo essere stata portata dai suoi parenti in diversi santuari, venne accompagnata anche a quello della Neve il 23 giugno 1675.
Il sacerdote faceva l'esorcismo mentre il demonio dibatteva il corpo della poveretta prostrata a terra. In quel momento si ripeté il prodigio della sudorazione della sacra Immagine e l'ossessa fissando il volto della Vergine restò liberata totalmente dal demonio.
Se ne andò ringraziando e benedicendo Gesù e Maria.
Da anni Antonia moglie di Carlo Savera di Articoli di Campagna era soggetta alle vessazioni diaboliche.
Fu condotta anche lei ai piedi della Madonna il 6 novembre 1675 dopo aver inutilmente provato in più luoghi. Al momento dell'esorcismo, invocando il sacerdote il nome Santissimo della Vergine fu visto dai circostanti uscire dalla bocca dell'ossessa come un dragone sotto forma di nerissima ombra.
La donna restò immediatamente libera e rese grazie alla Vergine santa e in seguito venne più volte a ringraziarla lasciando in dono due corone d'argento per adornare la fronte di Maria e quella del Bambino.
Un certo Gaetano di Velletri, all'età di venti anni, era invasato da uno spirito diabolico. Si avvicinava la festa del 5 agosto 1710 e la madre del giovane pensò di condurlo alla Madonna della Neve per chiedere la grazia alla Vergine.
Molto soffrì la povera donna per le stravaganze del figlio che non voleva entrare in chiesa. Alla fine riuscì ad introdurlo ma per la moltitudine del popolo lo smarrì e dovette faticare molto per ritrovarlo.
Lo condusse con forza davanti all'altare e dopo continue e fervorose preghiere fu consolata poiché vide il figlio liberato dal potere del demonio.
Il ragazzo, che da venti giorni aveva perduto anche la favella, riacquistò parola e chiese una corona della Madonna per recitare il Rosario.
Nell'anno 1900 il giorno 4 agosto, vigilia della festa di Maria SS. ma della Neve una certa Monaldini Elvira di 4 anni, nata a Frosinone uscendo dalla chiesa e attraversando la strada per raggiungere il padre fu investita da un carretto a quattro ruote con sopra sei persone. Due ruote passarono sopra il ventre della piccola. Accorsero i carabinieri fermando anche il vetturino. Portata la bambina in osservazione, le fu riscontrata una piccola traccia rossastra di nessuna entità, mentre sarebbe dovuta rimanere schiacciata dal gran peso. A giudizio di tutti fu questa una grazia della Vergine.
Il Sabato Santo, 18 aprile 1908, passava davanti alla chiesa della Madonna della Neve un carrozzino ad un cavallo guidato dal conte Luigi Stampa. Mentre guardava un gregge di pecore che si trovava vicino alla porteria del convento non si accorse di aver investito una creatura di quattordici mesi, Giulia Ferrante di Giuseppe.
Alle grida della madre della piccola e a quelle dei presenti il conte fermò il cavallo e scese per osservare l'accaduto. Tutti poterono costatare con gioia che la bambina, per intercessione
della Madonna della Neve invocata in quel momento non aveva riportato che una piccolissima scalfittura alle labbra.
Papetti Giuseppe di Frosinone si trovava gravemente ammalato in Albania. Si rivolse alla Vergine con grande fiducia chiedendo il suo aiuto e promettendo un grosso cero non appena rimpatriato e ristabilito. Ottenuta la guarigione desiderata e non potendo portarsi personalmente al Santuario, inviò alla propria madre la somma necessaria, pregandola di comprare la candela ed accenderla davanti alla sacra Immagine di Maria. Questo avveniva dall' 11 settembre al 5 ottobre 1918.
La signorina Ceccarelli Maria Domenica di Frosinone era da tempo afflitta da forti pene spirituali. Invocando la Madonna della Neve ne fu liberata. Ed in seguito, afflitta da un forte esaurimento nervoso per tutto il 1917-18 e ridotta in fin di vita, aveva già chiesto e ricevuto il S. Viatico.
Ricordandosi di aver già sperimentato la protezione di Maria si rivolse di nuovo
a Lei e con grande stupore l' inferma recuperò in breve la primitiva salute.
I fatti sopra riportati non sono che una parte di quelli che si trovano nel primo libretto delle Notizie Storiche del santuario.
Una cosa appare subito sorprendente, se non prodigiosa. In una piccola cona abbandonata e sconosciuta, fino al giorno 10 maggio 1675, avvengono una serie di prodigi e miracoli nel giro di pochi giorni e da paesi tanto distanti da Frosinone.
Evidentemente fu un fenomeno religioso di grande risonanza in quei tempi in cui le comunicazioni sociali erano lentissime. Ciò giustifica la grande devozione popolare che seguì al prodigio della sudorazione della Immagine e dimostra come la Vergine fosse prodiga di favori celesti verso i suoi fedeli.