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La seconda guerra mondiale è stata micidiale per la città di Frosinone, trovandosi essa vicina al fronte di Cassino ed in seguito sulla linea di ripiegamento dell'esercito tedesco incalzato sempre più da presso dagli alleati.
La città ha subito ben 56 incursioni aeree e nella notte tra l'11 e il 12 settembre 1943 fu bersaglio di un terrificante bombardamento.
I danni calcolati furono circa l'80% del patrimonio edilizio e sociale della città.
Chiesa e convento non andarono immuni dai bombardamenti e nel maggio 1944 la chiesa fu gravemente colpita. I religiosi dopo averla riparata, per permettere lo svolgimento delle funzioni, si resero conto che bisognava pensare alla costruzione di una nuova chiesa.
Anche per le mutate realtà parrocchiali la vecchia chiesa cominciava ad essere insufficiente.
Per questo motivo vennero approntati diversi progetti di cui alcuni davvero geniali e che si conservano ancora nell'archivio conventuale.
Alla fine venne accolto il progetto dell'architetto Antonio Provenzano, che venne approvato dalla Pontificia Commissione per l'arte sacra in Italia, in data 25 gennaio 1951.
Frattanto, il 31 marzo 1952 il sindaco Domenico Ferrante ordinava la chiusura al culto e la demolizione della vecchia chiesa con la seguente motivazione: «le strutture murarie e la copertura della chiesa Madonna della Neve, gravemente e duramente colpita dai bombardamenti aerei sono ridotte ad ammassi di materiale incoerente ed in cattive condizioni di stabilità».
Per i fedeli fu davvero come un colpo al cuore il primo colpo di piccone che
diede inizio alla demolizione.
Anche se fatiscente, il vecchio tempio richiamava alla memoria quasi tre secoli di glorie della Vergine della Neve e molti devoti, soprattutto i più anziani, avevano le lacrime agli occhi.
Demolita la chiesa e asportato il materiale lapideo, rimase in piedi, esposta alle intemperie, la vecchia cona con l'affresco. E bisogna dire che la Madonna provvide alla conservazione della sua Immagine, se dopo più di due anni di esposizione alle inclemenze del tempo, anche se solo parzialmente riparato, l'affresco rimase incorrotto.
Solo alla fine del 1954, staccato l'affresco dell'antica edicola, l'Istituto Centrale del Restauro ne curò la conservazione restituendolo nella forma originaria.
Negli anni in cui l'Immagine rimase all'aperto non mancarono mai davanti ad essa fiori e lumi che i devoti venivano a deporre.
Quando iniziarono i lavori la nuova chiesa fu arretrata di circa 20 metri, rispetto alla precedente e alla via pubblica che prima passava proprio davanti alla porta centrale.
I lavori furono eseguiti sotto il controllo del Genio Civile, con il suo ingegnere capo Giulio Cesare Zoppi.
Il preventivo della spesa era di lire 27.601.840, ma il Ministero dei LL.PP. che approvò il progetto con decreto dell'11 giugno 1955 ne concesse solo 18.745.000.
Il resto fu reperito dai religiosi che anche in questa occasione si diedero da fare chiedendo la collaborazione dei fedeli.
Negli anni in cui si procedeva alla costruzione della chiesa fu adibito a cappella provvisoria un ampio locale al lato est del convento, con inevitabili disagi per i fedeli a cui soprattutto mancava la sacra immagine della Madonna.
Finalmente nel maggio 1957 la nuova chiesa venne solennemente consacrata dal vescovo diocesano Mons. Carlo Livraghi. Per l'occasione erano presenti oltre ai padri della comunità, anche molti altri religiosi e gli alunni dello studentato teologico di Roma degli Agostiniani Scalzi che prestarono il servizio liturgico.
Nella chiesa venne istallato anche un nuovo organo costruito dalla ditta L. Pinchi di Foligno e per la circostanza della solenne consacrazione il maestro Angelo Turriziani da Montevideo, che si trovava a Frosinone, suo paese natio, eseguì diversi pezzi musicali.
Al concerto assistettero i funzionari del Genio Civile e la direzione dei lavori al completo.
L'organo, installato al principio sul portale di ingresso, è stato in seguito
rimesso a nuovo dalla ditta G. Zenoni di Pescara che provvide a spostare la
consolle in basso, nel primo altare a destra dal presbiterio.
In quell’ anno, dopo diversi anni di assenza, si poté finalmente celebrare con solennità la festa della Madonna della Neve con la presenza della sacra Immagine reduce dal restauro. Il ritorno fu una vera apoteosi.
La sera del 4 agosto 1957 l'Immagine veniva da Roma percorrendo la via Casilina ed all'altezza della Torre, ai confini della parrocchia, fu prelevata dal parroco e dalle altre autorità religiose e civili.
Si snodò una imponente processione che percorse tutta la via Casilina fino al Piazzale De Matthaeis. Da qui, dopo un solenne panegerico di fronte ad una folla che man mano era diventata più numerosa e che acclamava festante, la processione si diresse attraverso la Via Tiburtina fino alla nuova chiesa dove la Madonna fece il suo ingresso trionfale.
In quel momento si levarono tra la commozione generale, inni, canti ed acclamazioni alla Vergine che era tornata in mezzo al suo popolo.
Il percorso della processione fu ininterrottamente accompagnato da spari di mortaretti mentre le finestre erano addobbate con drappi, fiori e lumi che rendevano ancor più solenne la festa.
Naturalmente ora che la chiesa era una nuova bella realtà bisognava provvedere anche a rinnovare nella gente la devozione e l'entusiasmo dei tempi passati.
Si presentò l'occasione nella celebrazione del terzo centenario del prodigio avvenuto il 10 maggio 1675.
Il parroco P. Adelmo Scaccia, senza togliere nulla alla festa liturgica del 5 agosto, volle che nel Santuario fosse ricordato questo giorno con una particolare iniziativa.
In quel lontano 1675 numerosi pellegrini, senza essere stati invitati da alcuno, si ritrovarono a pregare: davanti alla Cona, essi stessi meravigliati di tale avvenimento.
Quasi per rinnovare quell’episodio, ogni anno la sera del 9 maggio, dai diversi punti della parrocchia, partono diverse processioni che, cantando e pregando, alla luce suggestiva delle fiaccole, si dirigono verso il Santuario, crescendo il numero delle persone man mano che si avvicinano.
L'arrivo simultaneo delle processioni che cantano le lodi alla Vergine crea una grande suggestione spirituale e la commozione generale.
Si conclude con la celebrazione della S. Messa all'aperto. Nel 1975 fu invitato alle celebrazioni del centenario il Cardinale Silvio Oddi con l'ordinario diocesano Mons. Michele Federici; anche in questa occasione fu apposta una lapide a destra dell'ingresso della chiesa.
La chiesa ha subito in questi ultimi anni diverse modifiche nella sua struttura interna. Pochi anni dopo la consacrazione furono rivestiti con lastre di marmo bianco e rosso di Verona i pilastri laterali.
Nel novembre del 1972 furono sostituite le finestre con finestroni in vetro colorato istoriate rappresentanti diversi simboli mariani.
Anche il presbiterio è stato rivestito in granigliato plastico ceramizzato di color azzurro nel 1972; mentre nel 1979, in ossequio alle nuove esigenze liturgiche è stato sostituito l'altare maggiore originario con un altro altare rivolto verso il popolo in marmo labrador azzurro e granito piperino, su disegno dell'architetto S. Terenzi.
L'altare fu solennemente consacrato dall'arcivescovo Mons. Federici la sera del 4 agosto 1979.
Altra opera degna di essere ricordata è il nuovo altare di S. Rita, realizzato sempre su disegno dell'architetto Terenzi, che è stato edificato nel 1985.
Per tutti questi lavori, e per molti altri, fra cui la completa ristrutturazione dei locali della sacrestia e dell'ufficio parrocchiale, unitamente al rifacimento totale del tetto e per la costruzione di un nuovo impianto di riscaldamento, rilevante è stato l'aiuto dei fedeli.
Sia persone singole, sia famiglie e sia intieri quartieri hanno sempre corrisposto con generosità alla richiesta che veniva fatta dai religiosi man mano che si rendevano necessari i lavori.
Anche al convento in questi anni è stata modificata la destinazione d'uso: Nell’anno scolastico 1952 - 53 è stato ospitato l'aspirantato degli Agostiniani Scalzi e negli anni successivi sono stati ospitati gli orfani dell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia.
In seguito, essendo crollato parte del convento di S. Maria Nuova vi ritornarono gli aspiranti per circa due anni. Ed infine è stato adibito a convitto per giovani degli Istituti scolastici cittadini fino al 1969.
Durante questo periodo e precisamente dal 1965 al 1967 è stata costruita una nuova ala, prolungando la parte est del convento che per molti anni ha ospitato gli alunni delle scuole elementari ed oggi accoglie gli scouts e i bambini del catechismo.
In questo fervore di opere rimane un punto dolente. La chiesa attuale che nelle mura perimetrali esterne misura metri 33 per 13, si rivela sempre meno adeguata alle esigenze della Comunità parrocchiale.
Nei giorni di grande solennità soprattutto, ma anche nelle normali domeniche, i fedeli non riescono ad entrare in chiesa per partecipare alla S. Messa.
Si va facendo sempre più strada l'idea di un ampliamento dell'attuale edificio anche perchè, a causa di qualche scossa tellurica e del pesantissimo traffico sull'attigua statale per Fiuggi le mura del presbiterio presentano profonde fenditure che destano se non altro qualche perplessità.