Homepage | Gruppi Parrocchiali |
La festa della Madonna della Neve
Ancora oggi nel quartiere Madonna della Neve si svolgono due "fiere" importanti: quella della Madonna della Neve il 5 agosto e quella di santa Fausta nell'ultima domenica di ottobre.
Le "fiere", sono state e restano dei grandi raduni per acquirenti e mercanti con le loro mercanzie. Questi eventi hanno sempre avuto il loro fulcro nella piazza semicircolare antistante al convento ed alla chiesa. La fontana del De Carolis, in posizione centrale, era un grande abbeveratoio per gli animali ed imprimeva il senso rotatorio per le persone.
Nella vecchia planimetria è visibile la chiesa, il convento e la cerchia delle botteghe basse, che definivano l'ampia esedra dentro la quale si svolgevano le attività sociali e di piazza.
La toponomastica pone la fontana al centro dello spazio urbano della piazza viene che viene colmato dall'opera architettonica: punto focale per le tante strade che vi confluivano: la Via Madonna della Neve, la strada per Alatri, la strada che conduceva in città e quella che portava nella contrada Colle Cottorino. Tangente all'intero impianto urbanistico: il Rio Cavariccio.
Nell'Archivio di Stato di Frosinone, oltre alle mappe, viene conservato un resoconto del 1820, scritto dal gonfaloniere Renna, circa le fiere e i mercati che si svolgevano nella Provincia.
Riferendosi a quelle che si svolgevano nel quartiere Madonna della Neve così è detto:"La fiera della Madonna della Neve è una delle fiere ragguardevoli e può durare, secondo il solito, tre giorni prima e tre giorni dopo la festa.
Essa ha luogo nel territorio circa un miglio distante dalla città in una piazza grande davanti la Madonna della Neve, santuario a tutti noto, ed il convento annesso dei PP. Agostiniani Scalzi.
Venne introdotta essa fiera circa l'anno 1690, ed approvata dal governo: ma per le passate vicende si sono dispersi i documenti della concessione...
La fiera di S. Fausta è più grande e cospicua di quella della Madonna della Neve: si celebra nello stesso sito e può durare quattro giorni, cioè due prima e uno dopo la festa, incominciata fin dal detto 1689; non trovandosi il breve di concessione per l'accennato motivo".
Queste "fiere", comunque antiche, richiamavano intere carovane di persone, mercanti, contadini e artigiani provenienti dai paesi vicini, in un felice connubio di interessi materiali e religiosi.
L'importanza di queste "fiere" varcava i confini regionali. dal contesto di un documento rinvenuto presso l'Archivio di Stato della nostra città si legge che in occasione di una divisione societaria, Antonius de Baptista di Petralba in Corsica, "merciaro", afferma di aver conosciuto in occasione di varie fiere, "(...) e in specie nella Fiera professata della Beatissima Vergine della Neve, in Frosinone (...), vari commercianti provenienti da Cesena e Modena.
Veroli, 23 aprile 1705 - (ASFr, Archivio Notarile Mandamentale di Veroli, not. Jacobus Tivè (1705 - 1706), prot. n. 450)
In queste grandi adunanze i mercanti si ponevano un solo obiettivo: collocare la propria mercanzia entro l'esedra della piazza.
Era talmente importante vendere dentro la piazza che venne istituito il "piazzatico", una sorta di tassa per l'occupazione del suolo da versare al convento degli agostiniani.
Progressivamente le usanze correlate con le "fiere" sono state modificate subendo radicali cambiamenti e perdendo parte del loro fascino.
Sono scomparse le ricche tombolate e i giochi che abitualmente intrattenevano le persone. Non si è più svolta la "Giostra della bufala", sono stati aboliti i pranzi della solidarietà, ed è stata ridotta la durata della "fiera" stessa.
Queste manifestazioni di popolo sono importanti ancora oggi, infatti, negli ultimi 50 anni hanno assunto nuovo vigore e si sono ingrandite, in particolare per il numero dei banchi e delle bancarelle, hanno perso però molte delle originarie peculiarità.
Ad esempio, l'attuale Piazza Romita, sede della Delegazione Comunale, veniva interamente occupata dai venditori di bestiame.
Alcuni giorni prima della "fiera" nell'ampio piazzale venivano predisposti gli steccati e i recinti in legno, per ospitare mucche, somari, maiali e cavalli. Venivano predisposti anche molti staggi per capre e pecore.
La parte più prossima alla Piazza della Madonna della Neve, veniva occupata dalle "bettole". La bettola era costituita da una grande tenda da campo, alzata con delle pertiche, sotto la quale venivano allestiti lunghi tavoli e panche, occupate per interi giorni dai mercanti e dai visitatori, per mangiare, bere e concludere le trattative con i sensali.
Prevalentemente, si beveva la birra, ma anche il vino non mancava. Venivano servite ricche porzioni di carne di agnello e capretto, uccisi nelle vicinanze, lungo il greto del Rio. La carne, cucinata in grandi pentoloni, su ardenti pire, sprigionava un profumo irresistibile ed invitante.
Alla meno peggio, panche e tavoli, venivano utilizzati anche per trascorrere la notte al coperto.
Nella parte più prossima alla Via de Carolis, che conduce verso il Rione Colle Cottorino, i pastori accumulavano fascine di fieno per i loro armenti. Pecore e capre la sera venivano regolarmente munte ed al mattino ricottine fresche e cacetti saporiti venivano vendute.
Nulla andava perduto, per l'economia della città e per quella di ogni singola famiglia la "fiera" era un'occasione da non mancare, non parteciparvi significava compromettere seriamente la gestione economica di intere famiglie.
Oggi viviamo in un'economia di mercato caratterizzata da centinaia di punti vendita e centri commerciali sempre aperti ma, nel passato, le possibilità di scambio erano molto rare e spesso, dopo lunghi preparativi, occorreva percorrere centinaia di chilometri per partecipare e giungere in tempo ad una delle "fiere".
Gli artigiani e i contadini accumulavano tanti e svariati prodotti da vendere, mentre gli acquirenti avevano necessità altrettanto impellenti di acquistare.
A questo proposito, per far capire le reali esigenze degli artigiani, riportiamo alcune petizioni rivolte alle autorità.
Nella prima petizione il Signor Francesco TROCCOLI, "esercitando l'arte di calderaio, chiese al Delegato Apostolico di Frosinone la grazia di essere scarcerato in tempo utile per poter partecipare alla fiera della Madonna della Neve.
- Frosinone, agosto 1855 - ASFr, Direzione di Polizia, b. n. 27
La seconda petizione, venne avanzata da una famiglia di "giostrai". La petizione era diretta al Delegato Apostolico da parte del Signor Francesco dell'ORME, capo della "Compagnia Comica Cavallerizza, per ottenere il permesso di per una esibizione circense durante la "fiera"di santa Fausta.
Nei giorni della "fiera" ogni piccola porzione di spazio veniva occupata con le mercanzie: lungo Via Madonna della Neve trovavano spazio i contadini con le grandi ceste di verdura, ortaggi, broccoli, castagne, olive e frutta fresca.
Ovviamente, come già detto, i posti più ambiti erano quelli più vicini alla chiesa ed alla piazza, mentre nelle postazioni più lontane dalla chiesa, stazionavano gli allevatori di pollame: le loro stie erano stracolme di galline, pulcini, paperotti, colombi, "capponi", anatre, maialini e coloratissimi tacchini, chiamati "pinti" oppure "caglinacci", in dialetto ciociaro.
Questi ultimi, con il loro caratteristico piumaggio sfumato di azzurro e turchese, con il collo e il bargiglio di colore rosso, esercitavano fascino e timore in tutti i bambini.
In piazza, a ridosso della fontana, sostavano prevalentemente i bottai, i sediari, i venditori di cesti e "canestre". Venivano vendute anche piatti, pentole e oggetti di rame e coccio, unitamente al vasellame vario.
Ai bordi della piazza, nelle poche aree di risulta, trovavano spazio i piccoli banchetti, dei casari, dei venditori di ciambelle, lupini, fave tostate ed arachidi: le famose "noccioline americane". Tutti avevano un cartoccio colmo con questi semplici ed appetitosi stuzzichini da "sgranocchiare" mentre si spintonavano nella folla, attratti da mille curiosità.
Nei pressi della chiesa, lungo Via Tiburtina venivano esposte profumate spezie e legumi. Non mancava il pesce salato ed affumicato. Di seguito si collocavano i venditori di attrezzi meccanici ed agricoli: aratri, zappe, asce, roncole, vanghe, falci e falcetti. I famosi falcetti ciociari denominati: "le serecchie".
Grande importanza aveva la ferramenta: pialle, raspe, tenaglie, chiodi, coltelleria, finimenti per cavalli e buoi, basti, selle e campanacci.
Sempre lungo la Via Tiburtina si vendevano scarpe, stivali, tessuti, tele cerate ed ombrelli, cesti, sporte e pollame di vario genere.
In tutto questo immenso trambusto, tutti trovavano un pò di tempo per entrare in chiesa: La madonna della Neve, Santa Fausta, Sant'Antonio e Santa Rita erano la meta condivisa di ogni visitatore.