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Una breve descrizione delle più belle fontane costruite lungo il fiume.
Il Fiume cosa, nel tratto Frusinate, ha scavato il suo alveo in un territorio ricco di polle sorgive alcune, di facile individuazione, versano la loro acqua direttamente nel fiume. A tale riguardo ancora oggi, vaste aree, lungo il corso del fiume, sono interdette al transito delle persone e degli animali, proprio per tutelare il sito e le sorgenti superficiali, la cui acqua da sempre è stata utilizzata dalla popolazione per l’uso domestico.
Le aree maggiormenti evidenti e tutelate dal Comune si trovano in via Ponte la Fontana, in Via Mola Vecchia e in Via Fontana Unica, i siti dove sono state costruite le fontane che vogliamo esaminare.
La zona più ricca di polle sorgive è quella ubicata in località “Ponte la Fontana” dove troviamo la Fontana denominata Bussi De Praetis. Una fontana storica, certamente di origine romana, come avvalorano i ritrovamenti archeologici e le tesi di molti studiosi locali.
Un cippo lapideo rinvenuto nei pressi della fontana riporta una iscrizione parziale, incisa su tre righe.
L'analisi del reperto ha evidenziato che la parte scritta è stata volutamente cancellata a colpi di scalpello e solo pochi frammenti della scrittura si sono salvati.
L'analisi condotta da Francesco Antonucci nella sua pubblicazione "Corpus Lapidarium Frusinonis - 2005 avanza la seguente interpretazione e considerazione:
«…VS»
« …IMPERATOR»
«...MA ...EIS»
Sviluppando la frase e le considerazioni più logiche l'interpretazione porterebbe essere la seguente:
«... DIVUS»
«IMPERATOR»
«...MA NUBI EIS»
Anche la traduzione potrebbe essere dedotta e così articolata: «Fece quest'opera di pubblica utilità il Divino Imperatore, con la porzione di denaro ricavato dal bottino spettantegli».
Dove la parola «de manubieis» lascia presumere un’opera di pubblica utilità fatta eseguire per la cittadinanza. Il termine "IMPERATOR" certifica l'importanza dell'evento, senza poter avanzare considerazioni sulla figura del'imperatore. La datazione storiografica del cippo spinge a formulare l'ipotesi che il fontanile è da collocarsi nel periodo di Caio Mario: generale e uomo politico, imperatore dei romani nel 104 - 101 a.C..
Ultima ipotesi: la scritta sull’antica pietra potrebbe essere stata volutamente cancellata dai frusinati perché, in alcuni momenti storici, mal digerivano il dominio romano.
La fontana è stata più volte distrutta dalle inondazioni del Fiume Cosa e dagli eventi storici e, quindi, più volte ricostruita.
Per le ricostruzioni spesso sono servite pubbliche raccolte di denaro e, quasi certamente, l'aspetto odierno non rispetta affatto le linee originali dell'opera, certamente è stata ristrutturata in base alle disponibilità economiche e all'inventiva delle maestranze.
Pur non essendo certi dell'aspetto originale dell'opera la fontana è uno dei monumenti fondamentali della nostra città e non condividiamo lo stato di abbandono a cui è soggetta.
Purtroppo, la fontana è stata inspiegabilmente abbandonata da decenni, dopo un infruttuoso tentativo di restauro interrotto per mancanza di fondi.
Caso molto singolare sulla parete della fontana è stata inserita un'epigrafe che non racconta un'evento legato ad essa stessa ma correlata alla ricostruzione del ponte vecchio, poco distante.
Oggi la fontana appare come un oggetto lontano dai nostri interessi, avulsa anche dal contesto urbano, veramente molto dequalificato. Tali ultime riflessioni scaturiscono dallo stato di abbandono in cui versa l'opera architettonica e, maggiormente, dal fatto che sembra non servire più a nessuno.
Le sue sei cannelle una volta venivano alimentate proprio con l'acqua delle sorgenti limitrofe. Al pari di tutte le altre, sorte lungo il fiume, l'acqua da bere usciva dalle cannelle mentre da alcuni bocchettoni usciva l'acqua che alimentava i lavatoi per il bucato.
Seguendo il corso del fiume, altre polle d’acqua affiorano nel quartiere Stadio, in località "Fontanelle", dove è ubicata una grande fontana con nove cannelle, due abbeveratoi per gli animali e due ampi lavatoi.
Questa fonte è stata progettata su una base semicircolare, con linee semplici ma molto originali, e una discreta complessità per la distribuzione delle sue acque in base alle diverse funzioni a cui era destinata: le cannelle per l'acqua da bere, le vasche per il bucato e gli abbeveratoi per gli animali.
Una fontana inserita nel contesto agricolo, già lontana dal centro cittadino, posizionata alla confluenza dell'attuale Via Mola Vecchia e Via Ciamarra, due itinerari urbani secondari.
Tutto il circondario intorno al monumento viene denominato "Le Fontanelle" proprio per la presenza delle numerose bocche d'acqua che caratterizzano la fontana. Il territorio è fortemente caratterizzato sotto l'aspetto archeologico per il ritrovamento di vari insediamenti arcaici nei quali sono stati ritrovate diverse sepolture dalle quali, in diverse campagne di scavi, sono emersi svariati reperti: scodelle, olle, vasetti, fibule, nonchè alcune strutture adatte alla cottura e alla combustione, i basamenti delle strutture lignee delle capanne e varie canalizzazioni.
Comunque, una fontana, caratterizzata da una architettura semplice ma non per questo priva di gusto ed eleganza. Una fonte da riscoprire anche da parte della nostra cittadinanza.
Altre sorgenti affiorano nelle zone prossime all’attuale stazione ferroviaria, in località "Fontana Unica", si conservano i pochi resti di un fontanile con quattro bocchettoni e un lavatoio.
Questa fontana, contrariamente alle altre due, è ben alimentata, l'acqua sgorga copiosa e fresca, anche se non potabile. Risulta poco visibile perchè è stata realizzata sotto il piano stradale di Via Fontana Unica, quasi sul limitare della riva destra del fiume Cosa.
Prima della fontana, che è incastonata nel terrapieno, è visibile un vecchio lavatoio comunale, ormai in disuso. L'architettura di questa fonte è semplice ed essenziale; un fontanile principale a pianta rettangolare e con una seconda vasca asimmetrica e non in asse con il fontanile, probabilmente realizzata in un periodo successivo e utilizzata per il bucato.
Indubbiamente, anche questa fontana deve aver sentito le pressioni delle inondazioni del fiume, alle quali fortunatamente è sempre sopravvissuta per la sua essenzialità e la sua utilità.
Anch'essa giace, completamente dimenticata e in disuso.
Purtroppo, come abbiamo avuto modo di annunciare, tutte le falde superficiali nel territorio frusinate sono oggi irrimediabilmente inquinate e l’acqua di tutte queste fonti, che veniva utilizzata dalla popolazione, fin dopo la seconda guerra mondiale, viene semplicemente dispersa.
Per secoli, attraverso ponti e precarie passerelle in legno di pioppo, i frusinati venivano a prendere l'acqua di queste grandi fontane con le "conche e le cannate". Mentre per l'approvvigionamento idrico della città si utilizzavano le botti che venivano trasportate a dorso di mulo e di somaro.
Ad onor del vero, erano le donne e le ragazze a trasportare l'acqua in casa, generalmente lo facevano la sera, al ritorno dal fiume e dai fontanili, dopo aver fatto il bucato.
L'icona che oggi maggiormente simboleggia la cultura delle "genti ciociare" è proprio la "conca" di rame che veniva utilizzata per il trasporto dell'acqua.
Nell'arte e nella tradizione dell'intera "Ciociaria" spesso gli artisti amano raffigurare una donna nell'atto di trasportare sulla testa la caratteristica "conca" di rame. Come Commissione Culturale della parrocchia Madonna della Neve, riteniamo questa iconografia il modo più semplice e concreto per esprimere, attraverso pochi elementi, tutta la tradizione e la cultura di un grande popolo.
5 agosto 2008 - Testo della Commissione Culturale Parrocchiale - Vincenzo Papetti