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Ricordare il nostro confratello Padre Ignazio Barbagallo, nel venticinquesimo anniversario della sua morte, lo consideriamo un doveroso atto di riconoscenza a Dio, che ce lo ha donato in un momento cruciale della vita dell’Ordine, a Lui stesso per la limpida testimonianza di vita consacrata e apostolica che ci ha offerta, agli amici lettori della famiglia di Presenza Agostiniana.
Certo, se dessimo retta a P. Ignazio, dovremmo tacere. Preferiamo invece raccogliere il consiglio dell’arcangelo Raffaele: Benedite Dio e proclamate davanti a tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non trascurate di ringraziarlo . .. E’ bene tenere nascosto il segreto del re, ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare le opere di Dio (Tobia 12, 6-7).
La personalità
Nacque a S. Giovanni la Punta (Ct) il 13 agosto 1914 dai coniugi Giovanni e Lucia Guglielmino, una famiglia dalle forti tradizioni cristiane e ricca di talenti umani.
Fu battezzato nella parrocchia di S. giovanni Battista il 30 agosto 1914 e cresimato il 15 giugno 1924 nel Santuario Valverde (CT)
Era molto legato a cugino francescano: P. Gabriele Allegra, fondatore del Centro biblico di Hong Kong e primo traduttore della Bibbia in lingua cinese, morto in concetto di santità alcuni decenni or sono.
Padre Ignazio nutrì sempre nel cuore grande ammirazione e venerazione per la sua famiglia, soprattutto per la figura della madre, delle sante zie e dello zio Mons. Guglielmino: ne parlava a tutti come di un tesoro da custodire e da imitare.
Prima di entrare nel noviziato del nostro Ordine fece una breve e positiva esperienza scolastica nella Congregazione dei Figli di S. Paolo, fondata da Don Alberiore, ove certamente respirò l’amore alla cultura e alla diffusione della Parola di Dio attraverso la stampa e i mezzi di comunicazione sociale.
In effetti, la sua grande aspirazione è sempre stata quella di fare il giornalista e lo scrittore cristiano: ideale apostolico che sviluppò con ottimi risultati.
Le tappe della sua formazione alla vita consacrata ed al sacerdozio iniziano nel seminario minore degli agostiniani scalzi annesso al Santuario Mariano di Valverde, cittadina confinante con S. Giovanni la Punta.
L'ingresso nell'Ordine a Santa Maria Nuova avvenne il 13 giugno 1927 dove fu ammesso al noviziato il 24 novembre 1929 e vi emise la professione semplice il 25 novembre 1930 e quella solenne il 15 agosto 1935 nel santuario di Valverde.
Compì il corso degli studi della scuola media e del ginnasio superiore nella Pia Società di S. Paolo in Roma e nel convento di S. Maria NUova.
Effettuò in corso filosifico nella Università Gregoriana di Roma e quello teologico, prima a Gesù e Maria in Roma e poi a Catania.
Fu ordinato sacerdote a Catania il 21 febbraio 1937 e operò nei diversi conventi della Provincia religiosa siciliana fino al 1963.
Il suo cammino di apostolo lo condusse varie volte nel santuario della Madonna di Valverde dal 1937 al 1939; dal 1945 al 1947; dal 1958 al 1960.
Dimorò a S. Maria Nuova in vari periodi: dal 1939 al 1945; dal 1969 al 1973. Successivamente fu inviato a S. Maria dell’Itria a Marsala dal 1948 al 51; presso il convento di S. Gregorio Papa di Palermo dal 1951 al 1958).
Rientrò a Roma in Gesù e Maria dal 1961 al 1966 , successivamente fu trasferito presso il convento della Madonna della Consolazione in Roma dal 1966 al 1969 per giungere presso la nostra parrocchia dal 1973 al 1980.
Essendo della Provincia Sicula, nel 1977 ottenne la trasfiliazione alla Provincia Romana.
Le doti eccezionali di Padre Ignazio si rivelarono ben presto a tutti: intelligenza acuta e versatile nelle scienze umanistiche, filosofiche e teologiche (soprattutto la metafisica, il diritto e la storia), carattere forte e volitivo che affrontava le situazioni con slancio ed entusiasmo, grande apertura umana e sensibilità di cuore, temperamento esuberante e generoso.
Possedeva anche una memoria ferrea e un intuito non comune, che gli permetteva di inquadrare subito una situazione e di capire l’intimo degli interlocutori, trovando la parola giusta e la soluzione più efficace. Ma, soprattutto, aveva un gran cuore!
Non minore della passione per lo studio era il suo impegno nella vita spirituale e ascetica, da vero innamorato di S. Agostino, della spiritualità dell’Ordine e della vita sacerdotale.
Chi ha vissuto accanto a lui è stato testimone del suo ininterrotto spirito di preghiera, del grande controllo interno ed esterno nelle parole e nei gesti, dell’austerità della sua vita personale, della sua comprensione e generosità verso le esigenze degli altri. Per questo godette meritatamente la stima e la fiducia dei confratelli e di tutti coloro che ebbero la fortuna di conoscerlo e di fruire del suo ministero sacerdotale e culturale.
Fu chiamato ben presto ad assumere incarichi e uffici importanti nell’Ordine, che assolse con grande senso di responsabilità: professore, priore di diversi conventi (1948-55), provinciale di Sicilia (1955-58), definitore generale (1963-69).
La sua preoccupazione costante fu quella di formare i confratelli a una osservanza intelligente e creativa della Regola e delle Costituzioni, con particolare riferimento alla vita interiore e comune, alla cultura e agli studi, alle vocazioni e alla formazione. Fra tutte le opere di apostolato privilegiò la predicazione, la direzione spirituale, la diffusione fra i laici del carisma agostiniano attraverso il Terz’Ordine e altri gruppi di sostegno alle attività specifiche dell’Ordine.
Il formatore
Ma l’attività più congeniale a Padre Ignazio, per la quale possedeva un indubbio ed eccellente carisma naturale, è stata la formazione umana e spirituale dei giovani agostiniani scalzi: seminaristi, novizi e chierici.
Appena sacerdote novello, è già maestro degli aspiranti nel seminario minore di Valverde e dieci anni dopo è maestro dei novizi a Marsala.
Dove però ha profuso il meglio di sé fu in due periodi, molto delicati per la vita dell’Ordine e per lo stato della formazione, quando cioè fu chiamato alla non lieve responsabilità di guidare il chiericato generale dell’Ordine, prima nel convento di S. Maria Nuova durante la guerra (1942-45), poi nel convento di Gesù e Maria durante gli anni del Concilio (1961-66).
E questo, benché la sua salute non fosse per nulla florida, a causa di ricorrenti crisi asmatiche e cardiache.
Ma Padre Ignazio non sapeva e non poteva dire di no ai superiori, che con assoluta fiducia mettevano nelle sue mani il compito delicato della formazione dei chierici.
Furono proprio queste due esperienze, vissute accanto ai "suoi" giovani, che amava più di se stesso perché in loro vedeva un futuro carico di promesse per la Chiesa e per l’Ordine, a rivelare la sua innata capacità pedagogica di formare persone mature per le grandi scelte della vita.
Padre Ignazio non è stato mai per i giovani soltanto il maestro o l’educatore o la guida spirituale; era certo tutto questo, ma prima di tutto era un padre.
Qual era in fondo il "segreto" di P. Ignazio, per cui poteva entrare fin dall’inizio nel cuore di tutti? Certo la sua umanità, la sua finezza, la sua lealtà, la sua assenza di malizia o di secondi fini e il suo "intuito del cuore" lo abilitavano ad ottenere subito il miglior credito di fiducia; ma sono convinto che egli impostasse di proposito il suo rapporto umano e pedagogico puntando subito su un fattore strategico, psicologicamente importante, anche se in apparenza secondario: valorizzava al massimo le qualità personali di ciascuno e cercava fin dall’inizio di entusiasmare con la visione dell’ideale cristiano e agostiniano, di cui era assolutamente innamorato.
E questi sono stati i suoi amori, che infondeva in tutti: Cristo, la Chiesa, Maria, Agostino, l’uomo.
Quando parlava dal pulpito, o dettava conferenze e meditazioni, sapeva trascinare tutti verso l’alto con l’eloquenza del suo pensiero e il fervore del suo grande cuore. Chi non lo ricorda accalorarsi, in un crescendo inimitabile della voce e accelerando il ritmo della dizione, mentre citava a memoria lunghi brani in latino dalle opere di S. Agostino, per farcelo gustare e rivivere nella stessa intensità? In questo modo anche noi abbiamo iniziato ad apprezzare e imparare a memoria le frasi più celebri di Agostino, ma soprattutto ci siamo innamorati dello studio delle sue opere e della sua spiritualità.
E questo era esattamente ciò che voleva P. Ignazio: entusiasmare i giovani confratelli allo studio amoroso di Agostino, della spiritualità e della storia dell’Ordine.
Convinto com’era che, quando cresce la cultura, cresce anche la vita spirituale, mentre quando decresce una, decresce anche l’altra, si adoperò per attivare quegli strumenti e iniziative che promuovevano il livello dello studio, della cultura e della vita interiore.
Fondò a tale scopo due riviste, ambedue scritte e ciclostilate dai chierici: Augustiniana Iuventus a S. Maria Nuova negli anni 1942-45, Vinculum a Gesù e Maria negli anni 1962-66, inviata non solo alle comunità dell’Ordine, ma anche ai monasteri agostiniani di clausura d’Italia e ad alcune comunità della famiglia agostiniana.
Fra tutte la rivista di spiritualità Presenza agostiniana, nata nel 1974 e ancora in campo, a cui si deve in buona parte il fiorire di ricerche, studi, convegni, pubblicazioni, corsi di esercizi spirituali.
Iniziative che hanno dato respiro e slancio nuovo a tutti, facendo conoscere e apprezzare il nostro Ordine nell’ambito più vasto della famiglia agostiniana e del laicato. Di questo dobbiamo dargli atto.
Naturalmente, accanto alle riviste, egli impegnò stabilmente i chierici organizzando incontri con personalità sia laiche che ecclesiastiche sulle tematiche più importanti, convegni di studio e di preghiera, accademie di varia cultura, trascrizione di documenti e manoscritti antichi dell’Ordine, custoditi presso l’Archivio centrale di Stato (Roma), e persino alcune rappresentazioni teatrali, adattando testi inediti della nostra storia scritti da agostiniani scalzi nei sec. XVII-XVIII.
Ma, per dare a ciascuno il suo, è doveroso aggiungere che P. Ignazio preparava in antecedenza gran parte del materiale, che andava subito ad ingrossare il suo archivio personale, e poi lo metteva a nostra disposizione sia per i nostri studi (esercitazioni, tesi di laurea) sia per le manifestazioni culturali in programma. Era fatto così: tutto per gli altri, niente per sé...
Lo scrittore
Fra un’occupazione e l’altra, P. Ignazio trovò il tempo di passare ore e ore nei diversi archivi e biblioteche dell’Ordine e dello Stato consultando opere e documenti, che ricopiava spesso per intero con una scrittura minuta ed elegante.
Nutriva, fin dai primi anni, un progetto ambizioso, che non rivelò se non a fatti compiuti, e di cui tutti però avvertivano la necessità.
Il suo progetto globale di scrittore riguardava una serie di pubblicazioni sulla storia dell’ Ordine - soprattutto sui conventi e sulle figure più rappresentative - sulla spiritualità agostiniana, sulle attività missionarie.
E poiché P. Ignazio non sapeva dire di no a nessuno, il progetto si allargò ulteriormente negli anni perché alcuni Istituti religiosi femminili gli chiesero di scrivere la biografia della propria Fondatrice e alcuni sindaci gli chiesero di scrivere la storia della loro città o paese.
Ben presto egli si trovò con una mole di lavoro incredibile, sia perché pressato da tutti i committenti - prima di tutto i superiori dell’Ordine — ma ancor prima perché sentiva l’ansia di non far mancare a nessun confratello un bene necessario per la loro vita: la conoscenza del proprio carisma attraverso lo studio della storia e della spiritualità agostiniana.
Per questo motivo il suo lavoro, talvolta, nello stile e nella metodologia risentono alquanto della sua insonne "fretta"; ma non possiamo fargliene un rimprovero: semmai questo è un merito di umiltà e disponibilità da parte sua, cioè quello di farsi tutto a tutti.
Egli stesso, del resto, chiarisce questo problema nella "Nota introduttiva" al suo manuale sulla spiritualità degli agostiniani scalzi.
Nel 1972 la Congregazione plenaria dell’ Ordine aveva constatato che l’auspicato rinnovamento culturale e spirituale dell’Ordine procedeva assai lentamente, nonostante l’approvazione dei nuovi Statuti secondo le direttive del Concilio, anzi, talora veniva distorto sia nell’interpretazione che nel modo di attuarlo; perciò aveva deciso di incaricare P. Ignazio affinché preparasse "senza indugio" uno scritto sulla nostra spiritualità. A tal fine veniva ideata una iniziativa editoriale apposita, a cura del ‘Segretariato per la formazione e la spiritualità’, la quale avrebbe dovuto ospitare i diversi Quaderni, pubblicati nel corso degli anni.
Ed ecco come Padre Ignazio presenta il suo lavoro: L’esperienza post-conciliare ci ha dimostrato chiaramente come sia difficile mettere "il vino nuovo negli otri vecchi", ossia travasare la spiritualità tridentina in una mentalità profondamente diversa, come è quella del nuovo contesto culturale conciliare.
Tale viva constatazione ha fatto sì che l’esposizione originaria della spiritualità degli agostiniani scalzi fosse condotta, anziché sui vecchi criteri della spiritualità tradizionale, su quelli nuovi di un costante richiamo ai valori della spiritualità agostiniana: l’interiorità, l’umiltà, l’unità’.
Questa era proprio l’operazione messa in atto da P. Ignazio in quegli anni frenetici di rinnovamento per l’Ordine: trasformare la mentalità dei religiosi, innestandovi i valori del pensiero agostiniano e il carisma autentico delle vere prime origini della nostra spiritualità, cioè il recupero del primo modello della Chiesa di Gerusalemme, il modello della primitiva comunità di s. Agostino, il modello delle origini della nostra Riforma.
Il vero merito di Padre Ignazio è tutto qui: aver traghettato l’Ordine su questa nuova sponda di cultura e spiritualità.
A questo punto si comprende meglio anche il valore culturale delle pubblicazioni di Padre Ignazio, che gli valsero anche riconoscimenti scientifici sia all’interno della famiglia agostiniana che in campo civile. Per esempio, per il suo ultimo libro sulla storia di S. Gregorio da Sassola (Roma), gli fu conferita la cittadinanza onoraria e gli fu intitolata post mortem una piazza della cittadina.
Le sue opere, che costituiscono ua autentica miniera di notizie, attendono ancora, fiduciose, apporti di approfondimento da parte dei confratelli.
Nell’Archivio generale dell’Ordine poi è custodito il suo "archivio personale", ricco di documenti inediti, notizie e appunti.
Ed ecco ora l’elenco delle sue pubblicazioni:
Sezione storica
1. Cenni storici popolari del Santuario di Valverde (1947, 1954);
2. La crociata mariana del Santuario di Valverde (1948, 1954); 3. La chiesa di Gesù e Maria in Roma (1967, 1985, 2003); 4. Il Santuario della Madonna della Neve in Frosinone (1975); 5. La Madonna di Guadalupe nella chiesa di S. Agostino in Frosinone (1976); 6. Il convento di S. Maria Nuova in S. Gregorio da Sassola (1977); 7. La chiesa di S. Nicola da Tolentino in Palermo (1979); 8. Storia di Frosinone (1975); 9. L’Ordine della SS. Annunziata, detto delle Celesti o Turchine (1976); 10. Aefula: un’antica città scomparsa nel territorio di S. Gregorio da Sassola (1982); 11. S. Gregorio da Sassola dall’antichità ai nostri giorni (1982).
Inoltre collaborò con numerosi articoli a riviste e periodici, fra cui: "Presenza Agostiniana" e "La Rosa di Valverde".
A lui si deve infine il ricco testo riguardante gli agostiniani scalzi nel "Dizionario degli Istituti di perfezione (1974)".
Sezione agiografica
1. Consacrazione all’amore. Vita di Madre Teresa Spinelli, fondatrice delle Serve di Gesù e Maria (1973);
2. Il Ven. P. Giovanni Nicolucci di S. Guglielmo (1975);
3. Un roveto ardente. Il Ven. P. Giovanni di S. Guglielmo (1976);
4. Beati i poveri in spirito. La Ven. Camilla Orsini Borghese, monaca turchina (1976).
Sezione spiritualità
1. Togliti i calzari. La spiritualità degli Agostiniani Scalzi (1978);
2. Sono venuto a portare il fuoco sulla terra. La spiritualità missionaria degli Agostiniani Scalzi (1979).
Questa mole notevole di scritti ha una sua giustificazione, che P. Ignazio stesso spiega sinteticamente nella dedica al suo libro sul Ven. P. Giovanni di S. Guglielmo, considerato da lui il prototipo dell’agostiniano scalzo: Ai confratelli che lavorano per il rinnovamento spirituale dell’Ordine, perché nel ritorno alle origini del proprio carisma trovino Luce, calore e forza ideale, al servizio della Chiesa e della società.
Il messaggio
L’ultima fase della vita di Padre Ignazio, la più importante e ricca di frutti, inizia con la nomina a Definitore Generale nel 1963.
Essa fu anche il coronamento di tutto il suo impegno e delle prove che dovette superare per il suo fedele amore all’Ordine.
Da questo momento, e sino alla fine, egli dedicherà esclusivamente la sua opera per il rinnovamento spirituale e culturale dell’Ordine, in sintonia con il cammino stesso della Chiesa, che celebrava il Concilio Vaticano II per rinnovarsi completamente ed essere vera Madre e Maestra per tutti i popoli.
Il nostro Ordine ha iniziato in concreto il suo cammino subito dopo il Concilio, in attuazione del Decreto Perfectae caritatis e del Motu proprio di Paolo VI Ecclesiae sanctae, lavorando per lunghi anni intorno alle nuove Costituzioni e al Direttorio (1966-1981).
In questo periodo Padre Ignazio fu chiamato a far parte della Commissione generale, prima come presidente e poi come membro, che aveva il compito di definire bene la materie e la forma della prima parte delle Costituzioni, riguardante: "La natura, la spiritualità e il fine dell'Ordine".
A lui si deve in massima parte lo schema iniziale e, praticamente, la stesura finale di questo testo, approvato in seguito dalla S. Congregazione dei Religiosi e degli Istituti secolari (28 agosto 1983).
Egli tuttavia non ebbe la gioia di festeggiare l’evento, poiché il Signore lo chiamò a Sé dopo breve malattia il 15 settembre 1982.
Ma la morte non ce lo ha rapito: Egli è più che mai vivo fra noi.
divenne parroco dal settembre del 1962 al mese di ottobre del 1964.
Basti pensare che il testo di appena 10 paragrafi, più un prologo sull’origine dell’Ordine, è supportato da un apparato di note impressionante: 2 dal Vangelo, 2 dai documenti della Chiesa, 13 da autori dell’Ordine e ben 96 dalle opere di S. Agostino.
Vogliamo proporlo nuovamente ai lettori perché esso si può considerare l’epigrafe della sua vita e il testamento spirituale che consegna a tutti.