Homepage | Gruppi Parrocchiali |
Caritas, Missione ed Azione Pastorale
Stendi una mano a tuo fratello...
Davanti al mostro della modernità che stritola l'animo umano, spesso la Pastorale Diocesana rappresenta l'occasione per richiamare le parrocchie al rinnovamento ed allo sviluppo di nuove e più efficaci progettualità da offrire a credenti e non credenti che soffrono la fame e vivono nella solitudine.
Il Gruppo Caritas, della Parrocchia Madonna della Neve, partendo dalle esperienze condotte nel passato ed operando attraverso le proposte che arrivano dalla Diocesi, senza dimenticare il dinamismo della "Caritas Agostiniana" nelle missioni del mondo, da tempo opera su un doppio percorso: lo sviluppo e l'ammodernamento dei progetti già collaudati e il tentativo di esplorare nuove e più stimolanti intuizioni.
La vita della Diocesi e la filosofia agostiniana sono le due esperienze fondamentali della nostra vita quotidiana che si integrano e si completano e l'una non potrebbe esistere senza l'altra.
Le proposte diocesane rappresentano la sintesi e l'inizio di archi temporali nei quali si è avuto modo di fare Caritas e di maturare esperienze.
Quindi rappresentano veri momenti di confronto ed una proficua e rigenerante fiducia per tutti gli operatori parrocchiali.
La Diocesi rappresenta la linfa che rigenera dall'esterno lo spirito cristiano degli operatori e, non ultimo, i Convegni Diocesani, veri e propri spaccati di vita e di sintesi delle diverse realtà del nostro territorio.
Sono le esperienze dove ognuno ritrova le proprie motivazioni, l'impulso a meglio operare e con più efficacia.
Fondamentalmente è per questi motivi, ma anche per cento altre ragioni, che la Caritas della parrocchia Madonna della Neve ha sempre partecipato a tali appuntamenti raccogliendo stimoli e proposte.
L'altra esperienza guida è quella che ci deriva dall'appartenere ad una parrocchia agostiniana, che ci porta ad aprire la porta a tutti coloro che bussano, senza distinzione, vicini e lontani: ovvero a calarci nel profondo della logica dell'accoglienza cristiana.
Significa aprire a chiunque, in Italia ed all'estero dove gli Agostiniani hanno le missioni, senza dar peso alle storie personali che ognuno si porta sulle spalle e senza alcuna discriminazione.
L'unica cosa che sentiamo nel cuore è contenuta nel passo del vangelo di Marco (cap. 25) "Ero forestiero e mi avete accolto". Quando si apre la porta della parrocchia siamo chiamati a far parte di una sola grande umanità!
Siamo ben consapevoli che l'azione primaria della Caritas parrocchiale, che è quella di soccorrere nel bisogno, viene sorretta dal continuo dialogo fra operatori, sacerdoti e laici e che bisogna sempre verificare l'efficacia della propria azione, a sostegno dei più bisognosi, con gli aiuti effettivi che arrivano; perchè senza il dialogo e il confronto si rischia di disperdere energie e potenzialità e senza gli aiuti, e senza la solidarietà, si viene travolti dalle richieste e dai problemi che, purtroppo, non mancano mai.
Abbiamo ritenuto importante aprire questo discorso valorizzando sia il ruolo fondamentale della Diocesi, sia il richiamo all'azione Agostiniana nel mondo e nelle parrocchie, perchè riteniamo che questi aspetti rappresentino la vera sorgente del rinnovamento, sotto la guida del nostro Vescovo e pastore e quella dei nostri sacerdoti.
Ricordiamo ad esempio le parole sempre attuali del nostro Vescovo Salvatore Boccaccio, prematuramente scomparso, che ebbe modo di dire: "Il mio cuore di pastore, padre e fratello, concentra l’attenzione e la partecipazione in modo particolare sulla sofferenza degli operai delle fabbriche in crisi che, non soltanto sono posti in cassa integrazione, ma da mesi non ricevono lo stipendio per il lavoro svolto”.
Davanti a simili reali disagi, purtroppo, troppo spesso, ci lasciamo rapire da una società dove i parametri delle esigenze dei singoli e della collettività sono artificiosamente determinate, spingendoci nel vortice di un bisogno materiale incolmabile.
Il clima artificialmente creato che ne deriva, contribuisce ad aumentare l’incertezza che caratterizza sul piano sociale anche le famiglie più fortunate.
Crediamo doveroso rinnovare il nostro impegno nei confronti anche di queste famiglie, proponendo modelli di bisogno più consoni alle vere esigenze.
Il dono e il frutto - Confessioni Libro XIII (27 - 41)
Forse è legata al suo vantaggio la sua gioia, perché dice "mandaste di che far fronte ai miei bisogni"?
No, non è per questo. E come lo sappiamo? Da quello che lui stesso dice in seguito: non chiedo un dono, ma cerco un frutto.
Ho imparato da te, Dio mio, a distinguere fra dono e frutto. Il dono è la cosa stessa donata da chi fornisce queste cose necessarie, come denaro, cibo, bevanda, vestiti, riparo, soccorso.
Frutto invece è la volontà buona e retta del donatore.
E il buon maestro non dice soltanto "Chi accoglierà un profeta" ma aggiunge: "in quanto profeta"; e non dice soltanto "chi accoglierà un giusto" ma aggiunge: "in quanto giusto". Solo così riceverà la ricompensa del profeta, o quella del giusto.
E non dice solo: "chi darà da bere un bicchiere d'acqua fresca a uno dei più piccoli fra questi" ma dice ancora: "unicamente in quanto mio discepolo" e aggiunge: "in verità vi dico, non perderà la sua ricompensa".
Dono è accogliere il profeta, accogliere il giusto, offrire un bicchier d'acqua fresca al discepolo; frutto è farlo per il profeta, per il giusto, per il discepolo in quanto tali.
Frutto è quello di cui la vedova nutre Elia, sapendo che nutre un uomo di Dio e per questo lo nutre; dono invece è quello con cui lo nutre il corvo. Il quale non nutriva l'Elia interiore, ma solo l'esteriore, quello che per mancanza di un tal cibo poteva deperire.