L'abbazia di Trisulti si raggiunge facilmente, è l'itinerario più noto ai frusinati, che amano passare qualche ora la domenica nella quiete e nella tranquillità. L'itinerario, facile da individuare su ogni carta stradale, partendo da Frosinone, si raggiunge Alatri e Collepardo.
INDICAZIONI PER LE SORGENTI DEL FIUME COSA:
L'abbazia è collocata tra boschi di querce alle falde del Monte Rotonaria (Catena dei Monti Ernici)
QUOTA m. 825 TRISULTI
TEMPO ANDATA: ore 3,0 - 3,30 minuti
PARTENZA: DAL PONTE DEI SANTI
DIFFICOLTA': Media - TEMPO RITORNO: ore 3
(Una offerta adatta a tutti: uomini, donne e giovani. Anche gruppi piccoli.
Le modalità: giorno, ora, ecc. sono da concordare)
La descrizione relativa a Trisulti è simile a quella riportata per la visita all'Eremo della Madonna delle Cese
Il ritrovo generale per la partenza è fissato in parrocchia. Presa la Statale 155° per Fiuggi, in direzione di Alatri, dopo circa venti minuti, si raggiunge la vecchia stazione STEFER di Collepardo, presso la quale è situato il bivio per salire a Collepardo - Trisulti.
Un tempo, un piccolo treno elettrico collegava Frosinone con Roma. Subito dopo la seconda guerra mondiale il treno collegava Alatri con Fiuggi - Roma.
Un proverbio locale recita: "se il buon giorno si vede dal mattino..." questo per dire che dopo il bivio per Collepardo, il panorama cambia notevolmente rispetto alla strada fin quì percorsa. Si sale dolcemente lungo il crinale, avendo a destra una profonda vallata lungo la quale scorre un ramo del Fiume Cosa. Nel periodo primaverile si percepiscono mille odori floreali, mentre nel periodo autunnale le foglie degli alberi cambiano colore: il mosaico delle tonalità è degno della tavolozza di un pittore. La natura offre sempre spettacoli unici. Purtroppo, senza far pagare il costo del biglietto.
Raggiunto il centro storico di Collepardo, che merita certamente una visita, non trascuriamo l'opportunità di effettuare uno spuntino con pane e prodotti tipici locali: saporiti affettati e gustosi formaggi.
La strada per Trisulti inizia in prossimità di un meraviglioso Cristo che si staglia davanti ad una immensa vallata panoramica, all'interno del centro abitato.
Con l'occasione ricordiamo che il circondario di Collepardo offre diversi spunti per escursioni e visite naturalistiche: il Pozzo d'Antullo e le Grotte dei Bambocci, rari esempi del carsismo laziale ed europeo.
Segnaliamo inoltre, per i più attenti e curiosi, la presenza di un piccolo "Orto Botanico", ubicato sulla strada per Trisulti dopo qualche chilometro da Collepardo, in prossimità di uno stretto tornante a sinistra.
La piccola riserva è stata ricavata sulla sommità di uno sperone roccioso e viene custodita dal W.W.F. - risulta visitabile su prenotazione.
Nel giardino sono state raccolte piante ed essenze officinali, tipiche dei Monti Ernici.
Continuando a salire il paesaggio e i boschi cambiano con la quota. Il querceto lascia posto alle pinete ed anche i colori e i profumi variano con il variare del dislivello.
Raggiunta la Certosa veniamo invasi da mille riflessioni: evidentemente l'ambiente monastico, il bosco e il pregio dell'architettura iniziano ad incidere sul nostro animo.
Per una descrizione più appropriata della Certosa, invitiamo il lettore a seguire le pagine che prossimamente verranno pubblicate. Al momento consigliamo una visita alla chiesa, al chiostro ed alla farmacia.
Per avere un'idea di massima della vita e del funzionamento dell'architettura cistercense e bene acquistare una guida turistica.
Possiamo però consigliare una visita all'antica farmacia per degustare i liquori alle erbe, il cioccolato, il miele ed altri prodotti trappisti.
Anche il piccolo ristorante, presente nella piazzetta, offre piatti tipici e semplici "spuntini" a base di gustosi affettati, funghetti sott'olio, cacetti, pane buono, ecc.
Anche la semplice fontanella, nella tranquillità e nella quiete del posto, acquista un valore intrinseco e nei giorni infrasettimanali, quando il traffico turistico è quasi inesistente: godere della tranquillità "cistercense" non è cosa da poco.
Dalla Certosa sono possibili diverse escursioni, adatte alla bici e al trekking.
Alcuni sentieri conducono alla Monna ed alla Rotonaria, fra i più impegnativi, altri si insinuano fra vallate e canaloni e consentono l'osservazione di piante, fiori e piccoli animali.
I boschi sono ricchi di fauna: cinghiali, aquile, falchi, uccelli, scoiattoli neri e rettili vari. Fra i rettili e molto facile trovare anche la vipera. Inoltre, la buona conservazione del bosco consente la raccolta di piccole e gustose fragoline, nespoli, funghi pinaroli e porcini, piante officinali e tanto ancora.
Il sottobosco è ricco di fiori, pungitopo e ginepri. In alcuni particolari siti troviamo rare e preziose orchidee, che non vanno mai, mai raccolte.
Ovviamente, questa regola è estesa a tutti i fiori della montagna. Ricordiamoci di chiedere i permessi, per usufruire dei sentieri con la bici e rispettare sempre le regole comportamentali.
Poco distante dalla Certosa è possibile visitare la vecchia Chiesa di San Domenico.
Sono i resti di un monastero benedettino, che ospitò anche S. Bartolomeo e venne fondato da S. Domenico. Eretto tutto in pietra nell'anno 1000, è posto in una insenatura del Monte Porca, venne abbandonato dalla comunità religiosa intorno al 1136, sia per la crisi delle vocazioni, sia per la posizione assunta dall'Abate del Monastero che sostenne la causa dell'Antipapa Anacleto II, anzichè seguire il vero Papa Innocenzo II.
Questi lontani eventi determinarono l'abbandono dell'originario Monastero e la costruzione dell'attuale Certosa, più sicura e più rispondente alla regola monastica.
Del complesso edilizio ben poca cosa è giunta fino a noi, l'usura del tempo e l'azione vandalica dell'uomo hanno devastato anche la bella chiesa e la sala capitolare con una pregevole struttura ogivale. Si spera nel recupero artistico dell'opera.
La strada che dalla Certosa porta a S. Domenico, con una suggestiva serie di tornanti in discesa, raggiunge la profonda vallata del Fiume Cosa.
Al termine della discesa, da affrontare con prudenza, troviamo una struttura adibita al ristoro, che ha snaturato la bellezza del posto, caratteristico per la presenza del Ponte dei Santi.
Anche questo ponte fu edificato da S. Domenico abate, per raggiungere il convento delle monache che abitavano il monastero di S. Nicola, posto sul versante opposto a quello benedettino di cui è possibile visitare i resti.
Giunti nel fondovalle, in piena curva, la strada scavalca il giovane Fiume Cosa mediante un modesto ponte in cemento, ubicato sul lato sinistro del ponte è posto un cancelletto e una scaletta metallica.
Superato il primo ostacolo, è possibile risalire l'alveo fluviale fino alle sorgenti di Capo Fiume. E' consigliabile una certa prudenza, perchè in alcuni casi occorre lasciare i piccoli sentieri e risalire nell'alveo del fiume compatibilmente con la portata d'acqua.
E' una escursione di notevole impatto emozionale e di grande suggestione, ma occorre un minimo di equipaggiamento, compatibile con la stagione estiva: zainetto con la merenda, acqua, cioccolato, ricambio, qualche prodotto sanitario per la cura delle abrasioni, buoni sandali a suola gommata, guantini protettivi per le mani, l'onnipresente macchina fotografica.
Superato il cancelletto, dopo una breve salita, privilegiando il sentiero alla nostra destra e ignorando quello che invita a proseguire dritto, in pochi minuti si attraversa il fiume su un passaggio artificiale. Le pareti della strettissima gola sono state scavate dal fiume nel corso dei secoli e sono ricche di felci e fiori.
Occorre prudenza, dalla parete si possono staccare piccoli pezzi di roccia.
Una serie di crolli, negli anni novanta, determinarono la scomparsa di una cascata. Nell'abbazia viene descritta fra la più bella di tutto l'itinerario e forse dei Monti Ernici.
Percorrendo il sentiero alla nostra sinistra, dopo una breve salita, è visibile l'originario fronte della frana. Risalendo ancora il corso del fiume si intercettano una serie di pittoresche cascatelle.
Inevitabilmente si presenta un primo guado, occorre individuare un passaggio sicuro fra le grandi rocce, un buon bastone è certamente di aiuto, specialmente se la portata dell'acqua è significativa.
Attraversare il fiume è pericoloso. I sassi sono viscidi per la presenza delle patine muschiose e, in maniera particolare, nella stagione primaverile quando la portata del fiume rende più ostici i vari passaggi. Spesso è indispensabile cercare il punto con la minore corrente.
Dopo diversi guadi del fiume, e alcuni impegnativi passaggi fra rocce e cascate, si arriva alla sorgente del fiume. Occorre cercare sempre appigli e passaggi sicuri, perchè l'escursione presenta rischi da non sottovalutare.
Progetto della Commissione Culturale - Giugno 2008