La storia della città raccontata con le parole
di Ignazio BARBAGALLO
Logica e prassi esigono che prima di iniziare a scrivere su una città sia fatta la presentazione descrittiva della sua ubicazione, in modo che il lettore possa vedere nel suo contesto geografico.
Noi scriviamo per i frusinati e per i conterranei che conoscono molto bene il capoluogo ciociaro.
Quindi ci dispensiamo dal delineare questo quadro panoramico ed entriamo subito in argomento.
La presentazione della città e del nostro territorio è stata curata dalla Commissione Culturale della Parrocchia Santuario Madonna della Neve che, in qualche modo, anche in funzione di questa nuova modalità di comunicazione, ha integrato la trattazione del Barbagallo.
Per tutte le altre vicende storiche della nostra città, riportate nelle pagine seguenti, la Commissione Culturale, si è avvalsa esclusivamente dei contenuti della pubblicazione di Padre Ignazio BARBAGALLO, Agostiniano Scalzo.
(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni) - "Editrice Frusinate 1975".
Il testo del Barbagallo, ormai raro è di proprietà dell'Ordine degli Agostiniani Scalzi, che ne mantengono il titolo, ed è stato riportato fedelmente, per quanto possibile. Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera, comunque presente nella biblioteca cittadina ed in quelle di molti paesi del frusinate.
- Breve introduzione curata dalla Commissione Culturale della parrocchia -
La città di Frosinone, per tradizione e per le sue vicende storiche è il capoluogo e il riferimento della cultura Ciociara.
La Ciociaria è la terra in cui è sorta una civiltà antichissima, legata all'icona degli antichi calzari, "le cioce", fatte con cuoio e strighe di pelle di pecora i - "socci" del popolo latino - con le quali i nostri pastori percorrevano i sentieri della transumanza, calzari che garantivano, come si usa dire oggi, un trekking leggero e sicuro.
I pastori ciociari hanno irradiato stille della nostra cultura: dall'Appennino alle più lontane coste tirreniche; un dolce respiro che ha unito le genti della nostra penisola, molto prima della storia.
La nostra città, pur non avendo nella storia, "una fonte battesimale" certa, capace di ufficializzarne la nascita, al pari di Roma e di tante altre città, riesce a trovare una sua collocazione certa nelle vicende italiche con il soccorso dell'archeologia.
La città, per motivi strategici e difensivi, pur non avendo mai vantato il possesso di una cinta muraria significativa, paragonabile a quella di Alatri e Ferentino, è sorta principalmente in collina.
Domina la Valle del Sacco ed è circondata da ricche e suggestive catene montuose:
i Monti Ernici a nord, i Monti Lepini a sud-ovest, i Monti Ausoni e i Monti Aurunci a sud, le Mainarde a nord-est.
Alle origini della sua storia, Frosinone è stato riferimento del popolo dei Volsci, seppur compreso nel territorio degli Ernici. Deve la sua importanza alla felice collocazione geografica posta al centro dell'antica e fertile Valle Latina: una terra ricca di sorgenti e di boschi, attraversata interamente dall'antica Consolare Casilina.
La consolare Casilina è sempre stata una strada di comunicazione di fondamentale importanza per l'impero romano, a partire dalle guerre sannitiche e puniche e, più in generale, per i collegamenti con Capua e l'intero territorio di Pompei e della zona Flegrea.
Quindi una città fulcro. Fortemente caratterizzata dalle vie di comunicazine ed al centro degli interessi commerciali della regione: in posizione strategica, rispetto ai castelli ed alle antiche città del circondario. Una posizione urbanistica che, ovviamente, ne ha condizionato lo sviluppo e la crescita storica, come è possibile approfondire nelle pagine seguenti.
Non è facile avere un'idea del tessuto urbano dell'antica città. Certamente si articolava da Nord a Sud, lungo una direttrice principale, ancora oggi evidente e fra le due porte cittadine denominate Porta Garibaldi, a tutto sesto, e Porta Campagiorni, ad arco a sesto acuto. Entrambe inglobate nelle case contigue. Gli edifici più rappresentativi sono individuabili dai reperti e dalla toponomastica, ma nessuna costruzione significativa è giunta fino ai nostri giorni.
Frosinone, sentinella della Valle Latina è stato comunque caratterizzato da fortune alterne.
Ma come era l'antica Valle Latina? Bisognerebbe guardare le aree boschive nel territorio di Morolo e il più significativo Bosco Faito, visitabile ai confini fra Frosinone e Ceccano, per avere un'idea di massima sull'habitat della valle.
Il bosco Faito è un'oasi che si estende per circa 350 ettari ed è ubicato a circa un chilometro dal casello autostradale di Frosinone, in direzione Latina.
Questo bosco rappresenta l’ultima porzione dell'antica foresta planiziare che un tempo caratterizzava tutta la Valle Latina, oggi ribattezzata Valle del Sacco, per l’omonimo fiume che la percorre.
I boschi, residui dell'antica foresta, garantivano risorse economiche non trascurabili nel campo dell’alimentazione, dell'agricoltura e della zootecnia.
Faito è l’ultimo residuo dell’antica foresta di pianura e, in quanto tale, andrebbe preservato integralmente per mantenerne l’esistenza, salvaguardando soprattutto le sue funzioni biologiche, senza le quali le speranze per il recupero ambientale dell’intera Valle del Sacco sarebbero compromesse definitivamente.
L'area del Sacco che caratterizza e circonda la nostra città, attraversa uno dei momenti più brutti di tutta la sua lunga e millenaria storia: la speculazione industriale, l’inquinamento del suo fiume, lo scarico dei prodotti nocivi e l’abbandono delle campagne, da parte dell’uomo, hanno largamente compromesso questo territorio.
Ma quello che più preoccupa è lo stato di salute proprio dei fiumi che attraversano la valle: il Fiume Sacco, il Fiume Cosa, il Rio Cavariccio e gli altri minori. Ciò che desta stupore è la mancanza di un sentimento collettivo per la salvaguardia di questi corsi fluviali che, a quanto pare, sembrano utili solo per lo smaltimento dei veleni industriali e dei metalli pesanti.
Osservando le acque irrimediabilmente inquinate di questi fiumi, un patrimonio naturale che appartiene a tutta la comunità della Valle del Sacco, è facile domandarsi: dove sono le istituzioni oggi?
Perchè hanno dimenticato il loro ruolo fondamentale nella tutela della natura e della salute pubblica?
Queste acque vengono utilizzate dagli agricoltori e dagli allevatori e giungono al mare con il loro micidiale carico inquinante, mentre i boschi sono ormai andati completamente distrutti.
Tornando alle vicende storiche della nostra città, occorre dire che urbanisticamente ha sempre occupato una posizione molto felice, essendo sorta alla confluenza fra la Consolare Casilina e le vie carovaniere che partivano dai porti del Circeo. Da Frosinone le merci venivano smistate nell'entroterra laziale e, attraverso la Valle Roveta, raggiungevano il più lontano territorio abruzzese.
L'esatta posizione geografica della città viene avvalorata dai continui ritrovamenti archeologici e dalle testimonianze dei reperti rinvenuti nei siti scavati all'incrocio fra queste strade e la parte collinare.
Il ruolo di Frosinone, in epoca romana, viene testimoniato anche dal ritrovamento di un anfiteatro ellittico, avvenuto nel febbraio del 1965 e purtroppo abbandonato sotto le fondamenta di un palazzo, costruito in Viale Roma: un reperto, come emerge dal plastico commissionato dal Comune di Frosinone, che lascia intuire l'importanza della città sotto il dominio dei romani.
Tutto si può dire degli antichi romani, ma certamente non erano degli sprovveduti. Un anfiteatro, come quello rinvenuto in Viale Roma, non si costruisce se non c'è da una parte la rappresentanza "politica" e, dall'altra, se non ci sono i presupposti sociali e culturali di una realtà urbana molto significativa.
L'antica città doveva certamente vantare una popolazione evoluta sotto l'aspetto culturale e sociale e doveva essere anche molto rappresentativa per il territorio, nella sua posizione strategica all'interno della Valle del Sacco.
Purtroppo, in questi ultimi anni, di scavi occasionali e frettolosi ne abbiamo contati un bel numero. Sono emersi nuovi reperti ancora in Piazzale De Matthaeis - Via Maria e lungo i versanti della collina "alberata", nell'area attualmente denominata "Parco delle Colline", nella zona "fontanelle" ecc. In particolare sono emersi resti funerari e vecchie costruzioni.
I reperti sono stati completamente dimenticati e nuovamente interrati, le poche testimonianze che è stato possibile asportare, avulse dal contesto del ritrovamento, contribuiscono in modo minimale ad arricchire il patrimonio culturale cittadino.
Una Maggiore sensibilità è certamente necessaria per testimoniare l'importante ruolo che la storia ha assegnato alla nostra città. Certamente, una pianificazione più organica degli scavi e una maggiore sensibilità è necessaria. Davanti all'evidenza, qualche volta, ci rendiamo conto che è necessario ricoprire, ma questa prassi non può essere una costante e neanche è plausibile parlare della mancanza di risorse finanziarie, pensando alle molte sciocchezze per le quali di soldi ne sono stati trovati a non finire.
Magra consolazione, per una corretta identità storica dell'antico "Frusino"!
Ed è proprio di questi giorni un ritrovamento importante, in Via De Matthaeis, unico nel suo genere: un impianto termale. Un complesso di stanze che rafforzerebbe il ruolo della città nei tempi passati. Una stuttura in gran parte distrutta dalle fondamenta di un palazzo, riemersa e frettolosamente archiviata, senza il giusto risalto, fatta salva qualche sporadica informazione alla cittadinanza. Forse troppo distratta per comprendere.
Parliamo di un grande impianto termale affiorato almeno tre volte nella recente storia della città e tre volte sotterrato nell'indifferenza generale.
La prima volta è stato individuato con la costruzione del palazzo. Gli antichi mosaici delle pavimentazioni, ancora oggi rintracciabili e le caratteristiche peculiari dell'antica struttura, non potevano essere sfuggite all'epoca della recente costruzione.
Una seconda volta le fondamenta sono riemerse, durante la realizzazione dell'impianto fognante della "Villa Comunale" in Via M.T. Cicerone. Le condotte sono state adagiate sulle mura delle terme e nessuno ha pensato di scavare, almeno per curiosità.
Le antiche stanze sono riemerse una terza volta, e pensiamo "non ultima", effettuando uno sterro per la realizzazione di un parcheggio a servizio delle residenze. E' dura da digerire tanta sfrontata superficialità.
Ancora una volta ci sentiamo di sostenere che la presenza di un anfiteatro in Viale Roma e la dislocazione di un impianto termale di 800 - 900 metri quadrati, realizzati dai romani nello stesso quartiere De matthaeis, starebbero a testimoniare il livello di rappresentatività che la città aveva, rafforzandone il ruolo di un vero e proprio polo di riferimento per il territorio del basso Lazio.
Confortati dalla tipologia urbanistica dei manufatti avanziamo nuovamente una riflessione: l'anfiteatro e le terme non si realizzano in una città se non ci sono i presupposti sociali e culturali di una realtà urbana viva, dinamica e piacevolmente conscia del proprio ruolo sociale, in grado anche di ospitare un gran numero di persone di passaggio, disposte a spendere e vogliose di divertimento.
In tempi più recenti, terminata la seconda guerra mondiale, che tanti danni ha arrecato al vecchio centro storico, la città si è progressivamente sviluppata intorno alla collina. E' stato saturato ogni lotto disponibile e si è costruito oltre ogni ragionevole possibilità, a discapito del verde pubblico e saturando tutte le arre a servizio. Soltanto nell'ultimo ventennio è iniziata l'urbanizzazione della pianura sottostante.
Per la mancanza di un vero ed adeguato piano regolatore, lo sviluppo territoriale della città è risultato piuttosto caotico e senza pregio e la mancata progettualità amministrativa ha penalizzano l'espansione di una moderna provincia sotto l'aspetto economico e sociale.
Anche le comunicazioni viarie che attraversano il territorio penalizzano la nostra città e i quartieri periferici. Basti pensare che la Statale Sora - Frosinone, con un casello autostradale a Ferentino, doveva essere ultimata negli anni ottanta, ma ancora è in corso di realizzazione.
Il Padre Ignazio Barbagallo, agostiniano scalzo, nella introduzione del suo libro "Frosinone, lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni" - Ed. Frusinate 1975, pag. VIII, così scrive: "Purtroppo molti credono che Frosinone non abbia una storia degna di attenzione. Ho sentito più volte ripetermi: Frosinone era un piccolo centro, un paesotto!" E con tale convinzione si pensa che non abbia scritto nulla nel corso dei secoli.
Si, Frosinone è stato sempre un piccolo centro sino a pochi decenni fà. Però è stato sempre un nucleo urbano. Ora, dove ci sono uomini è chiaro che ci sono delle azioni, è chiaro che la storia registri qualcosa.
Inoltre è da aggiungere che la stessa posizione geografica, al centro dell'antica provincia di Campagna e lungo la Via Latina, faceva di Frosinone un punto obbligatorio di riferimento.
Questo rilievo si rende necessario per dissipare, o almeno ridurre, certe prevenzioni del passato storico del capoluogo ciociaro".
Non dimentichiamo che Frosinone è stata la patria di due Pontefici: Ormisda e Silverio. Ambedue Santi e, cosa singolarissima, padre e figlio.
Ormisda e Silverio non sono grandi solo perchè Santi, ma soprattutto per la loro opera in favore della cristianità in un'epoca - quella del sesto secolo - in cui era viva la lotta contro le eresie e il potere civile, ormai spostatosi definitivamente in Oriente. Un potere che interferiva pericolosamente nei fatti della Chiesa. Un potere che non tutelava più gli interessi della penisola italica che continuava ad essere terreno di conquista dei barbari. San Silverio morì martire ed esule nell'isola di Ponza.
Frosinone è stato anche un centro strategico dello Stato Pontificio, tanto che fu scelta come residenza del Preside delle due province di Campagna e Marittima che, nella situazione geopolitica odierna corrispondono alle province di Frosinone e Latina.
Dopo l'unificazione d'Italia - e questa è storia recente - fu elevata a capoluogo della provincia ciociara, raggruppando anche dei territori una volta appartenuti al Regno di Napoli. Anche con l'unificazione politica dell'Italia è rimasta importante per la sua centralità e per la facilità delle comunicazioni, essendo letteralmente attraversata dalla antica e importantissima via consolare romana: la Casilina.
Proprio in questa città, e forse proprio a causa della importanza che essa rivestiva nello Stato Pontificio, doveva sorgere il Santuario della Madonna della Neve, di cui si parla in queste pagine.
"Commento predisposto dalla Commissione Culturale - V. Papetti - gennaio 2008"
(Per la pubblicazione di alcune illustrazioni è stata acquisita l'autorizzazione degli autori. Altre, utilizzate nella parte storica, sono state attinte da internet, in quanto palesemente appartenenti al patrimonio culturale comune. Nell'ipotesi contraria, la redazione anticipatamente si scusa con gli autori e si dichiara disponibile, in ogni momento, a rimuoverle).