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TERRA CIOCIARA: STORIA - URBANISTICA - FOLKLORE - AMBIENTE


FROSINONE NELL'ALTO MEDIEVO

"COMUNE FEUDALE"

"LA LOCAZIONE DI PAPA GIOVANNI IX ( 898 )"

Frosinone è stato sempre comune e mai signoria.

Iniziamo il capitolo con questa affermazione perché non si pensi a duchi, conti e marchesi. Nella patria di Ormisda e Silverio il potere cittadino non è stato mai concentrato nelle mani di un solo individuo. Vi si è avuta sempre amministrazione collegiale. Naturalmente non si tratta di amministrazione comunale vera e propria come quella dell’epoca classica dei comuni. Essa è stata sempre vigilata dai rappresentanti della Chiesa romana.

I due santi: Ormisda e Silverio

La conoscenza della vita frusinate nell’alto medioevo non è stata ancora messa in luce. Per compiere questo lavoro procediamo con ordine e chiarezza. Prendiamo le mosse dal già citato atto di locazione enfiteutica del castello di Frosinone, effettuata il 5 settembre 1207. Da questo documento noi possiamo ricevere luce per diverse questioni e formarci un concetto concreto della vita interna di Frosinone da quando passò nel dominio della Chiesa.

LA LOCAZIONE DI PAPA GIOVANNI IX (898)

Nel capitolo riguardante il passaggio di Frosinone nelle mani della Chiesa abbiamo già notato che il Kehr in luogo di Giovanni IX legge Giovanni XIX, spostando così la data della prima locazione enfiteutica di Frosinone dal 898 - 900 al 1024- 1033.

E’ legittima questa correzione?

Rispondiamo subito, no. Il Muratori nel ‘700, il Theiner nell’ ‘800, il Fabre col Duchesne e il Jaffé nel ‘900, coevi al Kehr, leggono tutti Giovanni IX. Essi riportano il documento originale del camerlengo Cenci. Il Kehr cambia la dizione, ma non dice le ragioni perché si debba leggere diversamente.

Di fronte all’autorità storica dei citati autori che hanno conservato intatto il documento originale leggendo Giovanni IX, non è il caso di dubitare.

Vogliamo piuttosto ricordare come il contesto storico in cui visse e operò Giovanni IX spiega e conferma la locazione che egli fece e a cui ci rimanda l’atto citato del 5 settembre 1207.

Apriamo i classici volumi dei Concili. Nell’edizione del Labbe’, curata dal Coleti, noi troviamo che Pp. Giovanni IX nel suo primo anno di Pontificato tenne due Concili, uno a Roma e l’altro a Ravenna. Quello che per il momento ci interessa è il secondo. In esso intervennero il Papa, l’imperatore e 74 vescovi. Dopo aver provveduto alle necessita spirituali della chiesa di allora, redassero ed approvarono alcuni canoni, detti capitoli, che riguardavano l’aspetto materiale. Eccone la traduzione: «Cap. VIII, Chiediamo che siano restituiti i patrimoni sia suburbani, masse e colonie, come anche le città che irragionevolmente ci sono state tolte... Cap. IX. La vostra maestà non ignora quali illecite collusioni abbiano fatto romani longobardi e franchi nei territori del B. Pietro, principe degli Apostoli, contro l’autorità della S. Sede e quella imperiale. Chiediamo che, come i precedenti imperatori proibirono di perpetrare simili azioni, anche adesso con decreto imperiale e sinodale vengano fermamente e in perpetuo condannate. Cap. X. Considerate, maestà, con tutto il cuore quanta violenza abbia subito la santa madre Chiesa... e come essa sia stata ridotta a niente, fino al punto che non ha da poter fare l’elemosina ai poveri e da dare lo stipendio ai chierici, perché le sue casse sono completamente vuote».

Orbene, accostando queste espressioni del Concilio e la locazione di Giovanni IX, - (nell'immagine) - nominata nell’atto del 5 settembre 1207, ci sembra che combacino e si armonizzino.

Nel cap. IX di detto Concilio si parla di collusione di romani longobardi e franchi; e noi vediamo che nel detto atto e in quello del 9 giugno 952 si trovano nominativi di tutte e tre le nazioni, specie romani e longobardi. E’ poi logico pensare che, una volta che aveva recuperato i fondi perduti della Chiesa, Giovanni IX li abbia dati in enfiteusi per poter ricavare quei redditi necessari a fare elemosine e pagare gli stipendi ai chierici e agli impiegati. Il Gregorovius nel mettere in risalto l’opera del Concilio di Ravenna per « l’ordine dei patrimoni della Chiesa », nota pure che l’istituto della locazione è anteriore a quello feudale.

Noi quindi non dubitiamo minimamente che il rinvio a Papa Giovanni IX sia storico e autentico e debba accettarsi come hanno fatto i citati Muratori, Theiner, Fabre, Duchesne, Jaffé.

La nostra tesi riceve una conferma dall’autorevole De Sismondi. Quest’autore, trattando dei patrimoni della Chiesa nell’epoca a cui si riferisce il nostro discorso, scrive: «Frattanto i Papi, per trarre protitto da questi possessi territoriali, li avevano infeudati mercé di un canone militare. Una nobiltà armata sottentrò agli antichi vassalli plebei, che coltivavano i medesimi domini... In sul finire del IX secolo i Papi erano al colmo di quella specie di potere che essi eransi acquistato coi loro possedimenti; la nuova milizia che avevano di fresco formato nei loro domini, aveva ancora presenti i ricevuti benefici, e sforzavasi di accrescere il credito dei suoi benefattori».

Il lettore ci perdoni la lunga citazione. In essa però troverà la migliore esegesi storica della prima della prima locazione enfiteutica di Frosinone nell'898. Più sotto spiegheremo che la comparsa della milizia (milites), fu imposta dalla necessità di difendersi dalle incursioni saracene. Qui interessa sottolineare che detta locazione dell’898 non può in alcun modo mettersi in dubbio ed essa ci offre una data sicura di riferimento nella storia di Frosinone.

Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo

(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni)
- "Editrice Frusinate 1975"

Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.

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