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TERRA CIOCIARA: STORIA - URBANISTICA - FOLKLORE - AMBIENTE


NEL SECOLO DEL BAROCCO

"INCONTRI E SCONTRI CON LE AUTORITA' RELIGIOSE"

Poco avanti abbiamo riferito che ii comune spese se. 30 per la restaurazione del campanile di S. Maria. Da ciò si può argomentare l’interesse dell’amministrazione civica per i problemi religiosi. Qui dobbiamo aggiungere altre notizie, Nel 1635 il defunto arciprete «coll’elemosine di alcuni cittadini e luoghi pii» aveva fatto l’organo nella chiesa di S. Maria. Il comune il 22 settembre 1635 chiede all’autorità centrale di poter completare l’opera e poter spendere sc. 50.

Cinque anni dopo, il 21 agosto 1640 chiede al Buon Governo l’autorizzazione a poter corrispondere 12 scudi annui all’organista, perchè «i preti sono poverissimi e non possono in conto veruno pagare l'organista». La motivazione ci sembra esagerata. Infatti l’anno dopo lo stesso comune, con esposto del 7 dicembre 1641, si lamenta che le entrate pubbliche venivano a mancare «per le continue donazioni et assegni che si fanno da particolari a Cappelle et altri luoghi Pii» e chiede che siano convogliate all’amministrazione civica.

Altri attriti si ebbero perché il clero non voleva corrispondere la tassa per il mantenimento dei soldati e il comune non voleva pagare «gli utensili» per il quaresimalista.

Ben più gravi furono gli scontri di alcuni ex amministratori locali e l’autorità diocesana.

Ma questo discorso è più valido in altro contesto. Qui dobbiamo riferire una provvidenziale divergenza che ebbe luogo tra clero e amministrazione comunale per una progettata vendita del quadro attribuito a Guido Reni. Bisogna ammettere che certi contrasti fanno acquistare benemerenze. E in questo caso se l’acquistò il comune.

CONTRASTI PER IL QUADRO DEL SEMENTI

Nel 1641 Cicerone Ciceroni, che abbiamo già conosciuto regalò alla chiesa di S. Maria un quadro della Madonna col Bambino, opera di Giacomo Semenza o Sementi (1580 - 1636), il primo dei due discepoli più stimati da Guido Reni. Ci fu chi attribuì questa pittura al Reni stesso, «ma non dai più, nè da quelli che hanno cognizione di pittura».

IL quadro fu esposto in una parete dell’altare maggiore, dove c’era Qualche infiltrazione di umidità.

Nel 1666 «questo quadro cominciando a patire, l’arciprete e clero pensarono a venderlo, et impiegare il ritratto, per riparazione et ampliazione della chiesa con altri denari dei benefattori». Il Capitolo quindi prese la deliberazione di venderlo e lasciarne la copia. Chiestane la licenza al Vescovo, questi ordinò che fosse valutato da un perito. Un pittore, che forse aveva interesse, lo apprezzò per scudi 150. Sopraggiunse però da Roma il pittore fiammingo Cornelio De Valle. «Questi - vi si dice - è persona intendente di pittura e fa mercanzia di quadri», perciò offrì scudi 375, che, detratte le spese di dogana a carico del Capitolo, diventarono 358.

Erano giunte a questo punto le trattative, quando entrò in scena il sindaco. Questi si oppose al progetto di vendere il quadro e portò avanti dei testimoni i quali affermarono che il Ciceroni l’aveva regalato, non già alla chiesa, ma alla Cappella di S. Silverio, che era di patronato comunale.

Il vescovo fece sospendere la vendita, nonostante che il denaro fosse stato già depositato al Monte di Pietà di Roma, che aveva la filiale di fronte la chiesa di S. Maria in Frosinone. La questione fu portata a Roma.

Il governatore della provincia inviò alla congregazione del Buon Governo gli incartamenti richiesti, il 2 ottobre 1666, con lettera favorevole alla tesi del Capitolo. In questi incartamenti c’erano anche un’altra lettera commendatizia del vescovo, il ricorso del Capo Priore del comune e le fedi da questi procurate.

La congregazione romana nella seduta del 6 novembre 1666 non approvò la risoluzione di alienare il quadro.

In questo modo fu conservata a Frosinone un’opera, che la Sovrintendenza delle Belle Arti ha cosi descritto: «Il quadro è mirabile per composizione e colorito» e l’Alonzi ha specificato: «grazia e purismo formale di ispirazione raffaellesca, come in Guido Reni».

Del suo autore, il Sementi, così si è espresso: «Emulatore di Guido... riuscì più corretto, più erudito e più forte».

Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo

(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni)
- "Editrice Frusinate 1975"

Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.

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