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TERRA CIOCIARA: STORIA - URBANISTICA - FOLKLORE - AMBIENTE


NELL'ANTICHITA' PRECRISTIANA

"VEDETTA RELIGIOSA"

Ben undici scrittori antichi ci parlano di Frosinone e di questi sette sono latini, quattro greci.
Però, come osserva il De Ruggiero «Le notizie degli autori sono relativamente scarse e di non molta importanza».

Strabone ci fa sapere che sorgeva sulla via Latina ed era bagnato dal fiume Cosa, Tolomeo ci dà la latitudine e la longitudine, Festo scrive che era prefettura, lo pseudo - Frontino, ossia il liber coloniarum, nota che fu elevato a colonia, Plinio il Giovane ricorda che apparteneva alla prima regione augustea, Cicerone ci fa capire il suo attaccamento per i fondi frusinati e cosi via di seguito.

L’unica notizia di rilievo per la storia della città è quella, già riferita, tramandataci da Tito Livio e confermata da Diodoro Siculo. Seguono le due pennellate del poema di Silio Italico di cui si è parlato nel paragrafo precedente.

Francamente, si desidererebbe un pò di più. Strano però che mentre ci lamentiamo di questa scarsezza di notizie, «frequenti sono invece gli accenni ai prodigi avvenuti».

Lo storico patavino parla sei volte di Frosinone: la prima volta per dirci che subornò gli Ernici contro Roma, le altre cinque volte per riferirci i prodigi che vi accadevano.
Egli credette che le notizie più importanti su Frosinone fossero quelle di indole religiosa.
Se vogliamo pertanto essere obiettivi, non possiamo trascurare i cinque fatti straordinari raccontati dal maggiore storico romano e ricordati dal De Matthaeis e dagli altri storici di Frosinone.

Lo faremo con la massima brevità.

Anzitutto notiamo che tre di essi si collocano nell’ultimo periodo della seconda guerra punica, il quarto qualche anno dopo e il quinto alla fine della seconda guerra macedone.

Primo prodigio. Dopo la disfatta di Canne e dopo il passaggio distruttore di Annibale per la valle del Sacco, al momento in cui Asdrubale giungeva in Italia per dar man forte al fratello, i Romani avevano propiziato gli dei con diversi sacrifici.
Ma, quando il morale dei cittadini sembrava riprendere, ecco giungere da Frosinone una terrificante notizia.
Era nato un ermafrodito grosso quanto un bambino di quattro anni. Consultati gli aruspici etruschi, questi sentenziano che si tratta di un pessimo segno del cielo.
Il neonato viene chiuso in una cassa e, senza fargli toccare il suolo per non contaminarlo, viene gettato in fondo al mare dì Terracina.

Non basta. I pontefici ordinano che le vergini (vestali) celebrino tre novene di espiazione andando processionalmente per l’Urbe al canto dell’inno propiziatorio.
Dopo queste e altre funzioni, i consoli «poterono effettuare l’arruolamento dei soldati con più slancio e maggior numero che negli altri anni».
Qualche mese dopo Asdrubale veniva sconfitto e decapitato sul Metauro (207 a.C.).

Secondo prodigio. Questo è più lieto. In pieno giorno si vede comparire in cielo un arco luminoso, che dà l’impressione di abbracciare il sole e difatti, poco dopo, si forma un grosso cerchio che lo chiude in mezzo.
Questo evento si verificò qualche anno prima della battaglia di Zama, quando Scipione l’Africano era già in Africa, quindi verso il 203.

Terzo prodigio. Ebbe luogo dopo la suddetta battaglia di Zama, ma prima che a Roma si conoscesse l’esito felice. (202 a.C.). «In Frosinone alcuni fulmini colpiscono la porta e le mura in diversi punti, mentre sul palazzo piovono pietre».

Quarto prodigio. Accade in un contesto esclusivamente religioso. A Locri, nel tempio di Proserpina, era stato commesso un furto sacrilego. Il pretore della provincia, Q. Minuzio, ne informò il senato romano.
Questo si stupì come mai, dopo tanti segni celesti, ci fossero degli uomini che potessero compiere tali azioni.
Fu affidato il compito al console C. Aurelio di scrivere al pretore dei Bruttii (gli abitanti della Calabria) e di ordinargli di riporre nel tempio la somma rubata, prelevandola dal deposito del denaro trovato e se questo non fosse bastato, lo completasse con quello dell’erario pubblico.
Inoltre che venissero compiuti dei riti espiatori secondo il giudizio dei sacerdoti.

Mentre il senato romano si occupava di questo affare, «A Frosinone, scrive Tito Livio, nacque un agnello che aveva la testa a forma di un porcellino».

Quinto prodigio. L’ultimo episodio miracoloso è certamente il più bello: «A Frosinone di notte è apparsa una luce» (Frusinone inter noctem lux orta).

Tutti i lettori sanno quanto siano stati religiosi i Romani e quale importanza annettessero a questi fenomeni.

Frosinone, come abbiamo già detto sopra, ottenne le libertà municipali verso l’epoca in cui avvenne l’ultimo prodigio. Possiamo dunque concludere che quella fu per Frosinone come una luce accesa nella notte.

Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo

(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni)
- "Editrice Frusinate 1975"

Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.

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