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TERRA CIOCIARA: STORIA - URBANISTICA - FOLKLORE - AMBIENTE


FROSINONE NELL'ALTO MEDIOEVO

"CURTIS AGRICOLA"

Nel periodo pre - longobardico Frosinone era politicamente dipendente dall’imperatore, tramite i funzionari imperiali e, demanialmente, dipendente dalla Chiesa romana, che ne era stata fatta feudataria. Pertanto al fianco delle autorità civili si trovavano gli amministratori ecclesiastici, che, dalle lettere di S. Gregorio Magno, sappiamo che si chiamavano defensores. In origine, dice il Kehr, il patrimonio della Chiesa di Campania abbracciava sia il territorio della Felice e sia quello della Romana. Ai tempi, forse di S. Gregorio II (715 - 731), il patrimonio di Campania fu diviso in Napolitano e Caetano (da Gaeta). Quindi Frosinone faceva parte di quest’ultimo. In quanto alla strutturazione e funzionamento comunale, bisogna rifarsi a quello che ha magistralmente scritto il Tomassetti circa l’organizzazione del lavoro rurale effettuata dalla Chiesa. Qui ne richiamiamo alcuni concetti.

I patrimoni ecclesiastici assumevano nomi diversi secondo la loro natura e entità: Massa, Domusculta, Colonia, Curtis, ecc.. «Principali uffiziali amministrativi dei patrimoni erano i rectores, gli actionarii (agenti), i defensores, i notarii». Il nominato personale serviva per riscuotere e amministrare quello che spettava alla Chiesa. Gli addetti invece alle proprietà erano chiamati homines S. Petri, rustici, familiares Ecclesiae... nel 1115 erano anche detti milites ereditari. La stessa nomenclatura troviamo a Frosinone nei documenti dei secoli XI - XIII -(Nella foto il castello Caietani di Ninfa).
I cittadini poi, continua il Tomassetti erano divisi in milites e pedites, in cavalieri e fanti, perché, oltre ad essere contadini, erano anche soldati. «La milizia era obbligatoria nei detti fondi, a piedi e a cavallo». Queste parole debbono intendersi per ogni nucleo terriero. Tenendo presente quello che era Frosinone nell’impero e le strutturazioni create poi dalla Chiesa nel rispetto di quelle civiche e politiche esistenti, siamo indotti a concludere che esso, nel periodo pre - longobardico, era una curtis, cioè un centro « costituito da un complesso di fondi a varia coltivazione, di fabbricati per lavoro ed abitazione, di persone addette a vari servizi». i precedenti di tali curtes risalgono all’epoca imperiale e, per Frosinone alla sua struttura di Colonia. Una delle caratteristiche di esse era «l’immunità tributaria e giurisdizionale: pagava cioè solamente al signore e la giustizia veniva esercitata dal preposto alla corte».

I condomini di Frosinone, come risulta dalla locazione riportata al principio e da documenti successivi, pagavano alla Chiesa la somma simbolica di tre monete d’oro; inoltre avevano amministrazione propria e giudice proprio, quantunque quello ecclesiastico avesse il diritto di prevenzione. L’amministrazione dunque di Frosinone poggiava si, sul principio della soggezione feudale, ma funzionava col principio dell’associazione, caratteristico poi nell’età dei comuni.

A tale amministrazione collegiale di Frosinone, diversa da quella signorile e baronale, hanno fatto accenno alcuni scrittori di storia medioevale del Lazio. Citiamo, per tutti, il Silvestrelli: «Il castello di Frosinone appartiene a vari condomini ereditari, chiamati homines o domini Frusinonis».

Dunque la nostra città, anche quando era semplice castello, non è stata mai dominata da conti, duchi o marchesi. I Crescenzi, i Ceccano, i Caetani e i Colonna, (i simboli araldici dei quali sono nell'ordine), sono stati in epoche differenti condomini di Frosinone, ma nessuno mai suo barone. A voler mestare dentro non vi sarebbero riusciti. Frosinone, anche nell’alto Medioevo, fu comune, nel senso che era amministrato da diversi e di comune accordo. I condomini che lo reggevano non potevano diventare tirannelli, non solo perché dovevano trattare insieme gli affari, ma anche per la presenza dei rappresentanti pontifici, perché vi era un parlamento che doveva decidere dei negozi più importanti, primo fra tutti, quello della guerra e, non ultimo, quello dell’imposizione delle tasse, che dovevano essere approvate dal popolo.

Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo

(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni)
- "Editrice Frusinate 1975"

Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.

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