Un’opera certamente importante e, per i tempi in cui fu realizzata, addirittura imponente fu l’impianto idrico inaugurato col plauso universale l’8 dicembre 1869.
I frusinati desideravano d’antica data avere l’acqua corrente in città per evitare alle proprie mogli e figlie di andare ad attingerla alla fontana o alle fontanelle che c’erano nella valle.
Inoltre bisognava evitare di costringere le stesse donne di recarsi al fiume per lavare i panni, immerse nell’acqua anche d’inverno «con grave danno della salute eziandio». Però non si erano mai trovati fondi necessari alla realizzazione dell’opera. Questa incominciò ad apparire possibile quando Pio IX visitò la Ciociaria e si fermò una settimana a Frosinone.
Il Papa incoraggiò gli amministratori e assicurò il suo valido contributo, che fedelmente corrispose, nonostante le forti spese incontrate per la celebrazione del Concilio Vaticano I.
Dalla citata relazione di Mons. Pietro Lasagni risulta che il merito principale di cuesto rifornimento idrico urbano va al gonfaloniere del tempo, Domenico Antonio Guglielmi: «soprattutto alla guida attivissima ed intelligente del capo della medesima (la Magistratura), il cav. Domenico Guglielmi, degnissimo gonfaloniere della città, le difficoltà del passato se esse non disparvero, si vollero con saggio
consiglio e con una bene intesa economia vincere».
L’opera poté essere realizzata senza ricorrere ad altre tasse o a altre collette, ma solo con una saggia economia della cosa pubblica. Eppure non costò una bazzecola, ma ben 16.000 scudi.
Il progetto e il preventivo fu preparato dall’Ing. Raffaele Boretti e perfezionato dal «Consiglio di Arte».
Dell’impianto è detto: «La macchina che spinge l’acqua sotto la pressione di 12 atmosfere, a giudizio di espertissimi e tra essi il Reverendissimo e chiarissimo Padre Secchi della Compagnia di Gesù, eseguita dai fratelli Mazzocchi romani, è riuscitissima, come elegantissima, così di ogni solidità e della maggiore forza; l’allacciamento delle acque copiose del piano perfetto, raccogliendone una quantità rimarchevole».
L’erogazione dell’acqua venne effettuata in cinque punti della città e, in occasione dei lavori di impianto, furono anche accomodate diverse vie urbane.
Il progetto prevedeva pure la conduzione dell’acqua al mattatoio, la costruzione di cinque lavatoi pubblici «da erigere e collegare in luoghi coperti presso la città» e l’utilizzo «in relazione all’industria agricola e manifatturiera, che può spingersi a maggiore prosperità».
L’opera in qualche modo cambiò il volto della città.
Il Delegato chiude la sua lettera ritessendo l’elogio del gonfaloniere, o sindaco, con le seguenti parole: «Nel chiudere la relazione medesima non posso poi non segnalarle con parole di vero elogio, ed in particolare, questo egregio sig. gonfaloniere, che, con la sua magistratura, egli però in ispecie, con la sua intelligenza, attività, energia e disinteresse, ha perpetuato al certo la memoria della sua Amministrazione lodevolissima, nella quale corrispondendo alla sovrana fiducia e benignità, alla aspettazione dei suoi concittadini, fra i quali è meritatamente nella maggiore stima, procurando ogni vantaggio pubblico, questo grandissimo ha alla città procurato in poco oltre un anno dagli inizi del lavoro». Dopo queste parole si può leggere l’iscrizione che fu posta sul luogo per la circostanza e che ancora oggi si legge bene, tranne una parola.
PIO IX PONTIFICE MAXIMO
CONCILIUM VATICANUM INCHOANTE
STUDIO PETRI LASAGNI PROVINCIAE PRAESTDIS
AQUAM DIU EXPETITAM
MACHINA HYDRAULICA SALTENTEM
AD CXX METR.
PRIMITUS IN CIVITATEM N. ADDUXIT
Per la storia bisogna ancora aggiungere che detta acqua fu chiamata «Acqua Pia» e la piazzetta dove sorge il pozzo che raccoglie le acque e dal quale poi vengono pompate e portate al serbatoio di S. Maria venne anch’essa intitolata a Pio IX. «L’acqua potabile necessarissima, desideratissima; che si denominerà inoltre con felicissimo auspicio dal sacro nome dell’augusto Padre e Sovrano, insieme alla piazza nella quale l’acqua sorge zampillante, purissima».
DOMINICUS ANTONIUS GUGLIELMI EQ. TORO PRAEFECTUS
(?)EM AD OPUS ALACRITER PERFICIENDUM
ORDO ET POPULUS
LIBERIS MANDATIS HONESTARUNT
EQ. RAPHAEL BORETTI ARCHITECTUS
L'ing. Cav. Raffaele Boretti, nato ad Acquasparta nel 1826, morì a Frisinone il 18 marzo 1876 e il Municipio gli donò sepoltura distinta con questa lapide ancora esistente:
«Benemerito della città per opera intelligente solerte disinteressata il Municipio di Frosinone decretava questa pia memoria».
Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo
(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni) - "Editrice Frusinate 1975"
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