"I PRIMI RETTORI A FROSINONE DELLA PROV. DI CAMPAGNA"
"SFONDO STORICO ALL'INIZIO DEL SEC. XIII"
«Il secolo XIII è il culmine del Medio Evo».
Questa affermazione del Gregorovius non è valida solo per l’Europa, l'Italia e Roma, ma anche per Frosinone.
Nel 1200 si trova una larga messe di notizie riguardanti il capoluogo ciociaro. Forse sono le più numerose che negli altri secoli. E’ necessario quindi compiere un vasto giro di orizzonte.
Per meglio comprenderle e interpretarle bisogna studiarle nel loro sfondo politico. Richiamiamone dunque le componenti locali più importanti.
Il secolo XII si era chiuso, come abbiamo accennato, con la ripetuta occupazione della provincia di Campagna, effettuata da Enrico VI nel 1186, 1191, 1194. -(Foto in basso a sinistra)
Il secolo XIII parte da questa situazione. Però l’Imperatore Enrico VI, poco prima della sua morte (1197) nel suo testamento, «sulla cui autenticità non esiste alcun dubbio... Stabilì che gli estesi territori dello Stato della Chiesa a nord e a Sud di Roma fino allora occupati dalle sue truppe... dovevano essere restituiti».
Le disposizioni testamentarie dell’Imperatore non ebbero esecuzione, perché, alla sua morte, non si pensò ad altro che a combattere per la successione all’impero e al Regno di Sicilia.
Frattanto era salito sul trono pontificio Innocenzo III (8 gennaio 1189 - 16 luglio 1216), che dall’imperatrice Costanza, moglie di Enrico VI, era stato nominato tutore del piccolo Federico II.
Il Papa era stato richiesto del suo arbitrato sul conflitto tra i due pretendenti alla corona imperiale, Filippo di Svevia e Ottone Brunswick. Egli riconobbe quest’ultimo come legittimo imperatore e questi si chiamò Ottone IV.
Il nuovo imperatore, col patto di Neuss dell’8 giugno 1201, non solo riconobbe la supremazia pontificia, ma anche il diritto su tutti i territori tolti alla Chiesa da Enrico VI. Per quanto riguarda la Ciociaria, bisogna ricordare che essa ritornò sotto il dominio pontificio alla morte di Gualtiero, avvenuta nel 1205 allorché il vincitore Diepoldo si rappacificò con la Chiesa.
In quella circostanza «i conti feudali di Enrico soccombettero... le rocche di Sorella e di Arce intorno allo stesso tempo (1208) capitolarono, e, per tal guisa, tutta quella terra fu liberata da una dominazione straniera che aveva durato dieciassette anni»
E’ in questa trama storica locale che ha luogo la locazione enfiteutica di Frosinone del 5 settembre 1207, a cui ci siamo richiamati più volte.
Essa costituisce per il capoluogo ciociaro una pietra miliare e una data storica fondamentale. Proprio al momento in cui essa veniva stipulata, Innocenzo III «aveva promulgato uno statuto che, riaffermando i diritti della Chiesa, indiceva la pace del territorio, e attribuiva al tribunale dei rettori pontifici la giurisdizione di corte suprema di appello. Quel parlamento gettò le basi dell’autorità che doveva aver il governo del pontefice nelle province novellamente acquistate dallo Stato della Chiesa».
Pertanto l’atto del 5 settembre 1207 rappresenta anzitutto il ritorno di Frosinone all’alto dominio della Chiesa. In secondo luogo significa una maggiore e più efficiente presenza del potere pontificio.
Per comprendere e valutare meglio questa seconda circostanza bisogna tenere presente che, con la politica di Barbarossa e del figlio Enrico VI tendente ad affermare il potere imperiale sui comuni, erano stati inviati in ogni città i rappresentanti imperiali. Allorché quindi Innocenzo III ritornò in possesso dei territori ecclesiastici, precedentemente tolti alla Chiesa, si adattò alle nuove strutture. Anch’egli inviò i rettori pontifici. La nuova politica sveva, accentuata poi da Federico II, costituisce la lontana premessa delle signorie politiche.
Frosinone dunque il 5 settembre 1207 fu nuovamente concesso in enfiteusi a 45 condomini.
Non però esattamente come era stato fatto sotto Giovanni IX e Pasquale II. I tempi erano cambiati.
Prima di quella data la presenza dei rappresentanti pontifici in Frosinone significava solo difesa dei più deboli e cura degli interessi demaniali della Chiesa. Adesso significa anche esercizio di potere
politico, sia pure, come abbiamo già notato, blando, riguardoso dell’amministrazione locale e quasi simbolico.
La conferma di questa nuova situazione l’abbiamo nell’atto di locazione. In esso è detto che la Chiesa si riservava la casa de Siconibus per potervi collocare i suoi impiegati, cioè coloro che formavano la curia ecclesiastica locale.
"LA NUOVA CLASSE DIRIGENTE"
I condomini di Frosinone amministravano il paese mediante un regime assembleare podestarile. Ciò si rileva dai diversi documenti tramandatici dai regesti pontifici. Tra di loro eleggevano il capo del comune e gli altri ufficiali. Alla fine del secolo invece l’elezione degli ufficiali fu demandata al popolo.
Nel secolo XIII troviamo che il capo della collettività si chiama ora podestà, ora sindaco. Precedentemente, e in certi casi anche in questo secolo, è chiamato balivo, sebbene questo titolo sia dei rappresentanti del potere centrale.
Nei secoli anteriori pensiamo che sia stato chiamato con nomi differenti secondo le epoche, e cioè ora console, ora duca, ora conte. Si ricordi che nella locazione del 9 giugno 959 abbiamo incontrato il conte Leone. La corona ducale che troviamo sullo stemma di Frosinone crediamo che si riferisca a questa realtà.
I condomini di Frosinone, mentre da una parte erano collegialmente signori del paese e del territorio, dall’altra erano concessionari della Chiesa.
In latino la parola consegnare si esprime col verbo "credere" che vuol dire affidare. Naturalmente non si tratta di un "consiglio di credenza" quale ci è stato tramandato dalle città dell’Italia Settentrionale.
A Frosinone i condomini erano sì, padroni, ma dovevano rispettare i diritti della Chiesa e del popolo, e dovevano essere ossequenti ai richiami dell’autorità superiore. Inoltre, come abbiamo visto nella locazione dei 5 settembre 1207, vi era il parlamento di tutti i cittadini che non veniva convocato dal capo dell’amministrazione comunale, ma dal rappresentante della Chiesa.
Ciò premesso, cerchiamo di fare un pò di conoscenza con qualcuno di questi condomini. Anzitutto notiamo che alcuni nomi s’incontrano ancora oggi sia a Frosinone, sia altrove.
Tali sono, per esempio, Capocci, Orlandi, Longo, Oddone, Viviani, Tosti, Pagano, Baldini.
Questi nominativi si sono conservati inalterati o quasi; altri invece hanno subito una leggera mutazione di pronunzia. Tali sono, per esempio, Pallarolo che oggi si dice Pagliaroli, e Mazogdo, che oggi si pronunzia Mazzocchi, Macciocchi, Magliocca, Magliocco ed anche Magliocchetti.
Le famiglie che portano i suddetti cognomi possono quindi trovare un loro antenato in qualcuno dei condomini del 1207.
Però la nostra conoscenza con questi deve estendersi al contesto storico in cui vissero, cioè a quello del secolo XIII.
Proviamo a farlo con qualche nominativo.
Longo: Tra i condomini troviamo un certo Guittifrido Longo, cioè un individuo dal nome longobardo e dal cognome romano. Chi è questo Longo?
Da una bolla di Leone IX (1049 - 1056) citata dal Moroni, sappiamo che la famiglia Longo costruì il castello di Monte Longo. «Questa nobile famiglia bergamasca divenne un tempo condomina di Frosinone, fu annoverata al patriziato romano ed elevata alla dignità di marchese».
Inoltre sappiamo che un certo Guglielmo Longo, bergamasco, fu creato cardinale da S. Celestino V, mentre suo fratello Marco Tullio Longo era il castellano di Fumone.
Il cardinale, che era un celebre giureconsulto, fu incaricato da Bonifacio VIII della compilazione del Libro VI delle Decretali.
L’omonimo di Frosinone apparteneva a questa famiglia. Alcuni scrittori poi fanno il nome di Lando di Monte Longo quale rettore di Campagna verso il 1180.
Vetulo: l’Ambrosini scrive: «La famiglia Vetulo fu anche un tempo signora di Acuto e dette dei personaggi che s’incontrano in Anagni e in altri centri di Campagna».
Si sa che allora la politica era basata sui matrimoni. Mediante questi, si ereditavano e si combinavano i regni e i feudi. Anche i condomini di Frosinone entravano in questo ingranaggio. Quindi essi si incrociano e s’imparentano con altri feudatari, ovvero da altre parti vengono a Frosinone.
Ma cerchiamo di fare altri tipi di conoscenze.
Noi troviamo nominato un certo Giovanni Capucio o Capocci.
Questo nome lo troviamo anche in seguito, al tempo delle incursioni nel frusinate di Mattia di Anagni e figli. Non si tratta evidentemente della stessa persona, ma di un individuo della stessa famiglia, forse del nipote di Giovanni, nominato nell’atto di locazione. Qualunque sia il rapporto tra i due omonimi Capucio, è certo che questa famiglia dette dei podestà a Frosinone.
Il Giovanni fatto uccidere proditoriamente da Adinolfo da Anagni nel settembre 1283 era il sindaco di quell’anno.
Alcuni scrittori che si sono occupati di questo sanguinoso episodio lo chiamano Giovanni Capocci.
La famiglia Capocci fu una delle primarie nel secolo XIII.
La sua torre nel rione Monti di Roma ricorda che condivise il potere della città con i Colonna e gli Orsini.
L’Adinolfi ci parla di un certo Giovanni Paolo Capocci. Bisogna anche ricordare il cardinale Pietro (1259) legato pontificio, Angelo, capitano del popolo. I Capocci furono signori di S. Angelo Romano che in quei secoli si chiamava Angelo in Capocciano, dal nome di detta famiglia.
Signore Oddone. Anche questo condomino nominato nell’atto di locazione fu podestà di Frosinone. I documenti dei regesti pontifici gli danno il titolo di balivo che equivale a quello di capo dell’amministrazione comunale. Questo termine medioevale, era dato ai rappresentanti imperiali nelle province o ai presidenti dei tribunali. Nel limitrofo Regno di Sicilia, che si estendeva fino alla provincia di Campagna, il termine era comunissimo e si dava ai capi dell’amministrazione delle singole città.
Il nostro Oddone dunque era il sindaco di Frosinone. Il suo nome deve essere doppiamente ricordato, perché egli è il Padre del nunzio pontificio in Irlanda, Giovanni, di cui parleremo più sotto.
"I PRIMI RETTORI A FROSINONE DELLA PROV. DI CAMPAGNA"
Il Moroni, riportando il De Matthaeis, scrive che a cominciare dal 1200 «Frosinone sembra essersi distinto tra le vicine città e quando la Santa Sede incominciò a mandare i cardinali legati in questa provincia, ordinariamente la loro residenza fu stabilita a Frosinone, come fece il cardinale Gregorio Crescenzi mandatovi in qualità di legato da Innocenzo III (1198 - 1216), il cardinale Giovanni Colonna che vi fu mandato da Onorio III nel 1216 e gli altri successori».
Più sotto parleremo dell’epoca in cui Frosinone divenne capoluogo della provincia di Campagna e Marittima. In tale sede ci convinceremo dell’attendibilità di questa notizia. Per il momento, accogliendola come storicamente esatta, dobbiamo sottolineare che da quest’epoca Frosinone diventa centro di pacificazione perché tale fu uno dei compiti fondamentali dei rappresentanti pontifici.
Il 10 agosto 1220 Onorio III scrive al rettore di Campagna e Marittima, affidandogli il mandato di dirimere una vertenza tra il monastero di Trisulti e Collepardo.
L’11 dicembre 1220 lo stesso pontefice scrive al rettore di questa provincia sulla pretesa del «fodrum» avanzata da Federico II nei riguardi di Campagna e Marittima. Il Papa fa presente che l’Imperatore non ha tale diritto; comunque lascia al rettore della provincia la libertà di agire secondo la sua prudenza sottolineando però che il Papa indulge per bontà e non già perché l’Imperatore abbia ragione di chiederlo.
Qui è necessaria una noticina storica. Il periodo in cui si colloca questo episodio è quello del pontificato di Onorio III che è passato alla storia come pontificato mite e remissivo. L’imperatore invece che gli sta di fronte è colui che ereditò l’ambiziosa politica del primato imperiale propria di casa sveva e la perseguì tenacemente con ogni mezzo.
La pretesa del «fodrum» era un volere ritornare alle posizioni dispotiche di Enrico VI, di cui si è fatto cenno nel capitolo precedente. Non deve quindi fare meraviglia se il successore di Onorio III, il vecchio Gregorio IX risusciterà la politica forte dello zio Innocenzo III e prenderà ferma posizione contro l’ambizione di Federico II.
Le città italiane compresero il pericolo e si schierarono anch’esse contro l’imperatore, dando vita a una seconda lega lombarda (1226) per la difesa delle libertà comunali conquistate due secoli avanti e difese eroicamente nella battaglia di Legnano (1176).
Lo scontro finì con la disfatta militare della lega a Cortenova (1237), ma anche con la vittoria morale e politica, prima, e militare poi (1249).
Questi eventi avranno la loro ripercussione su Frosinone, come vedremo in seguito.
Qui si deve solo mettere in evidenza che Frosinone per la presenza tra le sue mura dei rappresentanti pontifici, fu un centro anche di riconciliazione di animi.
Il 15 giugno 1221 Onorio III scrive al rettore di questa provincia, cardinale Angelo, deplorando la guerra che si facevano Segnini e terracinesi ed esortandolo caldamente a rappacificarli, previa restituzione dei Segnini di quello che ingiustamente avevano tolto ai Terracinesi.
Da quanto accennato, i frusinati non hanno da rammaricarsi se il loro comune non ha compiuto atti guerreschi di cui si gloriano altre città, ma debbono piuttosto andare superbi, sapendo che la loro
patria è stata una base di attività pacifiche.
Vogliamo tuttavia ricordare un conflitto interno verificatosi intorno a quest’epoca.
Era sorta una lite tra i cavalieri e i popolani. Questi si rifiutavano di corrispondere una prestazione, o tassa, omologata col nome di «super corredo». Si trattava di un contributo per l’equipaggiamento
dei cavalieri che avevano il compito di difendere il paese. I popolani non volevano più pagare questa tassa, forse perché non la vedevano ormai opportuna. La questione fu dibattuta presso il tribunale del rettore della provincia Stefano, e questi sentenziò che i popolani erano obbligati a corrisponderla.
La sentenza del rettore, confermata dall’Uditore Rainaldo vescovo di Ostia, ebbe poi l’approvazione dal pontefice Gregorio IX il 7 febbraio 1240. L’episodio è anche un segno della crisi dell’ordine dei militi e avviò la nascita di una nuova classe, quella dei giuristi e legali, che nel secolo seguente costituirà la nuova aristocrazia di Frosinone.
Concludendo questo breve accenno sui primi rappresentanti pontifici, stanziati a Frosinone ad intermittenza, ricorderemo alcuni nomi principali:
Card. Gregorio Crescenzi, venuto dopo l’atto di locazione del 5 settembre 1207; Pietro Del Sasso, che presiedette al concordato del 7 ottobre 1212 tra i frusinati e gli alatresi; card. Giovanni Colonna (si tratta di Giovanni II Colonna del Titolo di S. Prassede, da distinguere da Giovanni I del Titolo di S. Prisca), inviato da Onorio III dopo la sua elezione al pontificato; Dono che concesse un feudo al frusinate Pietro Apalachi nel 1235 di cui parleremo in seguito; Stefano
cappellano del Papa succeduto al precedente nel 1236 e, finalmente il Cardinale Sant’Angelo, che restituì ai signori di Frosinone il territorio che era stato loro tolto dai balivi di Roma; ma su questo episodio sarà bene dire qualcosa di più.
Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo
(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni) - "Editrice Frusinate 1975"
Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.