Il benemerito Istituto Storico Italiano ha pubblicato gli statuti comunali medioevali di un gran numero di città e paesi
d’Italia. Sono stati financo stampati quelli di Ripi, che ebbero l’approvazione il 7 aprile 1331.
Ma non abbiamo ancora quelli di Frosinone. Ci sembra una lacuna molto grave. Per ovviare a questa carenza ci siamo messi alla ricerca di essi e finalmente abbiamo trovato la copia nell’Archivio di Stato di Roma.
Il nostro Giorgi dice che l’aveva visti nel 1870. Però erra nell’affermare che siano «originali».
Ecco le sue parole: «Per ordine del valente giuriconsulto, il cardinale Martel, ministro di grazia e giustizia nel 1857, furono raccolti tutti i nostri statuti di cui io stesso vidi gli originali sullo scorcio del 1870, entro gli scaffali del Ministro dell’Interno». Lo stesso dice di aver fatto il Pecci.
L’esemplare che si conserva nell’Archivio di Stato di Roma non è l’originale, ma la copia di una copia.
Essendo stata curata dal titolare del Ministero, possiamo essere certi della fedeltà.
Nel 1620 l’agostiniano Fra Raffaele Pasini, veneto, dimorante nella comunità di Frosinone, ne compilò la copia «estratta fedelmente dall’antico originale». Da questa copia fedele è stato redatto l’esemplare di cui parliamo.
Si tratta di un volume rilegato in pelle di colore arancione per complessive pagine 288. Gli statuti però finiscono a pag. 238.
Sul primo foglio è riprodotto lo stemma di Frosinone: Leone rampante su uno sfondo tagliato da una benda diagonale da destra a sinistra con la leggenda all’intorno «Bellator Frusino». In alto, al posto della corona ducale, c’è un fiore a forma di conchiglia. Nella seconda pagina c’è il frontespizio a stampatello scritto con caratteri di varia grandezza.
"Data l'importanza della descrizione, la Commissione Culturale riporta la nota trascritta dal Barbagallo"
Anno
a Christi Iesu nativitate
MDCXX
Pontificatus
Sanctissimi Patris ac D.N.
D. Pauli Papae
Quinti
XVI
Campaniam atque Maritimam Illustrissimo ac Rev.Mo D.
D. comite Honorato Vice Comite Gubernante
Statutum Hoc
Fr. Raphael Pasin, Venet. Aug.
ex Antiquo originali
fideliter extraxit.
Di questo Raffaele Pasini si conservano delle poesie latine e italiane nella Biblioteca Angelica di Roma, Cod. 1214 (S. 6. 6) fol. 28. ).
Seguono gli statuti in cinque trattati.
Il primo trattato riguarda le elezioni e i doveri degli ufficiali.
Il secondo riguarda le pene da infliggere ai delinquenti «allo scopo di conservare la bontà e la giustizia e di distruggere in perpetuo la cattiveria e la malizia».
Il terzo riguarda i danni contro le persone e le cose specie nella vita agricola, e il modo di punirli.
Il quarto riguarda la procedura giudiziaria nelle questioni ordinarie, ossia quelle civili «causarum merita».
Il quinto si riferisce alla procedura straordinaria. Gli statuti si chiudono con queste parole: «Finis libri Statutorum Magnificae Communitatis Frusinonis».
Seguono in appendice le deliberazioni comunali del 4 gennaio 1523; del 22 novembre 1560; 17 ottobre 1627; 29 giugno 1653; 27 luglio 1706 unitamente alla documentazione di detti verbali.
"UFFICIALI COMUNALI"
1) Il primo ufficiale nominato è il Vicario. Esso veniva eletto nel modo seguente. Si riunivano i Consiglieri, più due probiviri per ciascuna delle quattro contrade e cioè Civita, Valle, S. Simeone, Borgo S. Salvatore. Questi compilavano una terna di nomi e la presentavano al rettore della provincia di Campagna e Marittima. Il rettore sceglieva il candidato. Si seguiva questo metodo perché il Vicario era, nello stesso tempo vicario del rettore della provincia e del comune. Egli, prima di assumere l’ufficio giurava «per l’onore e la riverenza di Dio onnipotente della sua gloriosa Madre la Vergine Maria e di S. Silverio; inoltre per la riverenza e la devozione alla S. Madre Chiesa... di conservare, custodire, difendere e far difendere i diritti, le persone, le cose, i beni e i possedimenti sia del Comune e sia degli individui».
2) I Notai erano diversi. Venivano eletti dai Consiglieri, più un rappresentante di ogni contrada da scegliersi dai consiglieri. Anche essi erano ufficiali sia del rettore della provincia e sia del comune.
Gli ufficiali propri del Comune venivano eletti con il seguente procedimento. I titolari in carica nell’ultimo mese del loro ufficio eleggevano due probiviri per ogni contrada. I probiviri eletti venivano alloggiati al palazzo in modo da non comunicare tra di loro. Dipoi il Vicario prestava giuramento di far svolgere le elezioni con ordine e di «guardare e cercare solamente il bene, la quiete, il pacifico governo e stato di Frosinone». Indi veniva dato il notaio al Vicario e ai probiviri e si procedeva alle elezioni di tutti gli ufficiali. Venivano eletti due Consiglieri per contrada, ogni semestre, due Conestabili per contrada e il Sindaco per sei mesi; il Camerlengo per tre mesi. Lo scrutinio dei voti si effettuava negli ultimi otto giorni precedenti la scadenza delle cariche in atto. I nuovi eletti, prima di assumere il loro ufficio, procedevano alle elezioni degli altri ufficiali, sotto la presidenza del Vicario.
Gli ufficiali da essi eletti erano:
— N. 14 Custodi cioè 4 della Civita, 4 della Valle, 4 di S. Biagio, 2 della contrada Borgo. I candidati dovevano avere 25 anni. Essi erano i tutori dell’ordine pubblico nelle rispettive contrade.
— N. 4 Pacieri cioè uno per ogni contrada e dovevano avere 40 anni. Il loro compito era la promozione della pace tra le famiglie.
— N. 4 Grascieri. Uno per ogni contrada. Essi avevano la soprintendenza alle grascie ossia vettovaglie e cioè dovevano vigilare che i negozianti non si approfittassero nel vendere le merci, non usassero misure e pesi falsi, ecc.
— N. 4 Terminatori che dovevano decidere nelle questioni per i confini di proprietà.
— N. 4 Viarii che dovevano curare non solo le strade, ma anche i ponti, le fontane e farle riparare.
— N. 4 Apprezzatori di terre che dovevano pronunziarsi sul valore dei fondi.
Tutti gli elencati ufficiali duravano in carica sei mesi.
Il sindaco più o meno svolgeva il ruolo che sogliono svolgere i moderni sindaci. Nel giuramento che prestava prima di iniziare la sua gestione si obbligava a non far nulla contro gli statuti e gli interessi dei cittadini e in particolare modo diceva: «avrò rispetto dei piccoli, delle vedove, degli ecclesiastici, degli orfani, e non permetterò mai che il Vicario commetta ingiustizia contro chicchessia».
I Conestabili dovevano «avere la manutenzione e il governo delle strade delle vie pubbliche e vicinali, sia dentro e fuori Frosinone, e dei suburbi in tutto il territorio; inoltre della mura, steccati, torricelle, fossi e di altre mura e fortilizi della detta città in modo che nessuno li abbia a distruggere o guastarli».
Tutti gli ufficiali erano colpiti da ammende pecuniarie, se fossero stati negligenti nel disimpegno del proprio ufficio.
"ORIGINE DEGLI STATUTI"
Questi statuti debbono essere inquadrati nella legge comune, ossia nelle Costituzioni Egidiane del 1357 rinnovate poi dal Vitelleschi «braccio» di Eugenio IV. Queste durarono di fatto fino all’annessione napoleonica dello Stato Pontificio (1809) e giuridicamente fino al 1816. In quanto alla loro origine è chiaro che non possono collocarsi in epoca circoscritta. Essi si sono elaborati lentamente in un lungo arco di tempo che inizia nel secolo XIII e finisce il 4 dicembre 1483 giorno in cui furono approvati.
infatti vi si trovano dizioni e concetti che già abbiamo incontrato nelle libertà elettorali concesse da Martino IV il 16 giugno 1284.
Anche in questo punto il Moroni, d’accordo col De Matthaeis, ha colto nel segno quando ha scritto «Verso questo tempo (di Carlo d'Angiò) se non prima, i cittadini di Frosinone formarono il loro statuto municipale tuttora esistente».
«Naturalmente, come è avvenuto dovunque, nel secolo XIV e XV si sono arricchiti e adattati ai tempi. Che abbiano una matrice comune con gli statuti dei paesi e città vicine si può constatare anche ad un sommario raffronto. Facciamo un solo accostamento con quello già nominato di Ripi. Questi, che, come abbiamo già detto, furono approvati il 7 aprile 1331, al n. 56 prescrivono che il rettore comunale doveva adunare tutto il popolo e «giurare di impegnarsi a conservare e accrescere i diritti... sia ai signori e sia a tutta l’università (cittadini)». Lo stesso sostanzialmente giuravano il Vicario e il Sindaco di Frosinone.
"LORO APPROVAZIONE"
Certamente gli statuti frusinati redatti dopo le concessioni del 1284 dovettero essere sottoposti all’approvazione sovrana, tramite il rettore della provincia di Campagna e Marittima. Però allo stato attuale non si conosce detta sanzione superiore. Neppure conosciamo quella che dovette aver luogo per i nuovi statuti aggiornati alle costituzioni egidiane del 1357.
Conosciamo invece quella che fu data all’ultima redazione di cui abbiamo fatto la descrizione. Questi statuti furono scritti in un codice in pergamena e vennero approvati da Paride Grassi (De Grassis), vicegovernatore di Campagna e Marittima, Terracina e Pontecorvo, il 1° dicembre 1483.
E’ interessante la nota da lui scrittavi prima di approvarli «Ci consta che essi sono stati redatti e approvati dalla volontà della plebe e del popolo e abbiamo appreso che la maggior parte di essi sono stati confermati e osservati da antica data».
Si tratta quindi di statuti approvati da tutto il popolo e per la maggior parte molto prima di quella data.
Essi ebbero la conferma anche da Leone X il 6 maggio 1513 col breve riprodotto a pag. 170-171 e a pag. 175 nota.
Ancora successivamente ebbero l’approvazione nel 1627 e 1635 per le aggiunte apportate. L’originale fu conservato nell’archivio pubblico. Pensiamo che si tratta di quello comunale. Infatti da esso fu riprodotto l’esemplare scritto dall’agostiniano Fra Raffaele Pasini.
"VALORE DI ESSI"
Quando abbiamo accennato alla centralizzazione del controllo verificatosi nel secolo XIII abbiamo anche sottolineato che l’autorità del pontefice era più nominale che reale. Si è anche riportato il giudizio del Machiavelli come prima si era riferito il pensiero del Gregorovius e del Lodolini.
In questo paragrafo ci piace far sentire la voce dell’avv. Giorgi autore del volume Il circondario di Frosinone nella provincia di Roma..., Firenze 1881.
Egli era cresciuto in un ambiente avverso alla Chiesa quindi in alcuni capitoli dipinge i papi come oscurantisti e sclerotici; alle volte trascura la documentazione come, per esempio, quando rappresenta Pio VII quale retrogrado e reazionario, esaltando invece Leone XII come aperto e liberale, mentre la storia dice l’opposto. Il nostro Giorgi dà anzitutto un’idea degli statuti comunali di Frosinone, poi esalta il governo pontificio di quell’epoca e porta le
frasi esaltanti del Raynal e del Machiavelli per concludere: «Era insomma vigente nei nostri paraggi il Governo che i contemporanei credono inventato a Parigi dopo il 1870 cioè il governo della comune».
Il Marchetti Longhi riporta e condivide il giudizio del Falco affermando che il potere comunale era limitato «più di diritto che di fatto dalla sovranità del pontefice». L’autorità centrale, come risulta dai suoi interventi nell’amministrazione locale, serviva per fare osservare gli statuti liberamente datisi dal popolo e perché non si commettessero ingiustizie ai danni di esso.
"DOMENICO DA FROSINONE"
Chiudiamo questo capitolo non con la solita galleria, perché già riportata, ma facendo il nome di un frusinate che sta a cavallo tra i secc. XV e XVI. Di lui si hanno poche e sommarie notizie. Il Moroni addirittura ne parla come se fosse vissuto nel sec. XIX.
Ecco dunque quanto si rileva dai registri dell’Ordine religioso a cui apparteneva.
«Domenico da Frosinone (o di Ferentino), Maestro in sacra Teologia, fu eletto il 2 maggio 1491 Vice Procuratore dell’Ordine, e nel 1494 fu fatto Inquisitore per due anni della Provincia Romana. Essendo valente predicatore, Sisto IV, nel 1480 gli affidò l’incarico di predicare l’indulgenza a favore dell’isola di Rodi, assediata dai Turchi. Nel 1513 era nel convento di Vetralla, ove eresse la Confraternita di S. Antonio di Padova».
Il fatto che qualcuno abbia pensato che fosse di Ferentino non deve stupire. A Frosinone non esisteva il convento dei Francescani Conventuali a cui il nostro Domenico apparteneva. Vi era invece a Ferentino. Probabilmente entrò in quel convento e fu considerato figlio religioso di quella comunità.
Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo
(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni) - "Editrice Frusinate 1975"
Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.