A quanto si è detto nel capitolo precedente sulla sede in Frosinone del rettore della provincia di Campagna e Marittima,
bisogna ora aggiungere alcune notizie, sia pure schematiche, sul lavoro che essi svolgevano da questa sede.
Un documento importante è la lettera che Giovanni XXII scrisse al rettore il 22 settembre 1321. In essa, constatando che ognuno si faceva giustizia da sé, il Papa dà le istruzioni e i poteri necessari per stroncare quel groviglio giunglesco e far funzionare la legge.
Era allora rettore della provincia il Maestro G. De Balaeto. In pari data viene concessa al rettore la facoltà di tenere a sua disposizione 25 cavalieri armati.
E’ dello stesso giorno una missiva al tesoriere della provincia con la quale si ordina di fare ricostruire i «castra» distrutti, ossia i paesi che erano stati devastati dai signorotti in lotta fra di loro.
Forse, come abbiamo già accennato, il primo guasto delle mura di sostegno della rocca frusinate si deve a questa furia devastatrice.
Infatti è di quest'epoca del 21 luglio 1322, una costituzione papale che ne abolisce una precedente, della quale i signorotti si erano abusati per arruolare impunemente i loro banditi.
Negli anni 1323 - '24 fu compilato il quadro degli introiti e degli esiti della provincia. Siamo all’epoca della curializzazione ecclesiastica.
Sorvolando altre notizie degli anni 1330 - 1335, segnaliamo le più importanti del 1336.
Il 1° ottobre di quest’anno abbiamo tre lettere papali che riguardano Frosinone e provincia. La prima è diretta al rettore Ruggero de Vintron e si chiedono notizie più dettagliate sullo stato della provincia. La seconda è inviata a Roberto, re di Sicilia (al di qua del Faro) e lo si esorta a non fomentare i disordini di Campagna e Marittima, favorendo coloro che usurpano «le podestarie e gli altri uffici».
La terza è diretta al rettore. In questa è ordinato che «non permetta che ci siano usurpatori delle podestarie... i quali governino tirannicamente e opprimano i sudditi». Tra questi usurpatori vengono nominati Tommaso e Giacomo da Ceccano e i signori di Supino i quali angariavano i vassalli della chiesa.
Un documento, importante ai fini della questione della sede della provincia, è la lettera di Benedetto XII al rettore Ruggero de Vintron. Poiché il rettore precedente, Gerardo Della Valle, canonico napolitano, aveva fatto smantellare a Ferentino il fortilizio che i nobili si erano costruiti in comunicazione con l’episcopio per poter asservire i cittadini, il vescovo e il capitolo ottengono di poter riedificare delle case «senza però scandalo e senza pregiudizio per la città».
In questo documento non è espresso il luogo di residenza del rettore della provincia e quindi qualcuno ha pensato che si trovasse a Ferentino. Ciò non è in contrasto con la documentazione citata e spiegata al capitolo riguardante questo problema. Altro documento importante per conoscere la situazione della Ciociaria in quel secolo è la costituzione, inviata dal Papa al già nominato rettore, il 12 luglio 1337.
In essa è proibito sotto pena di scomunica che «qualsiasi principe, duca, marchese, conte, viceconte, barone o altro nobile potente nomini ufficiali senza l’approvazione della Santa Sede».
Il possedimento mira a debellare il disordine creatosi con lo sfrenamento competitivo dei baroni per la scalata al predominio sugli altri. Sempre per raggiungere la quiete nello stato, il 31 luglio 1337 il Papa invia ai rettori della Toscana e di Campagna e Marittima un’ordinanza diretta a fare loro accettare il senatore e gli altri ufficiali eletti dal senato di Roma, fino a quando la Santa Sede non provveda con altra nomina.
Il 28 aprile 1338, invece, il Papa scrive al senato e al popolo romano perché non impongano tasse al patrimonio di Toscana e alla provincia di Campagna e Marittima, da servire per il mantenimento dei soldati.
Le tasse infatti, per antica consuetudine, dovevano essere approvate dai parlamenti delle singole province, città e paesi. Poiché nello stesso tempo si era verificato un fenomeno di arrembaggio ai feudi da parte di chierici e di laici sia nobili o meno, il Papa il 31 gennaio 1339 scrive allo stesso rettore perché annulli «tutte le locazioni, affitti, concessioni di castelli, ville, terre, e di beni o diritti spettanti alla Chiesa».
Per lo stesso motivo scrive il 7 luglio 1339 al nuovo rettore, Napoleone de Tiberti, perché non faccia invadere il territorio di Anagni da nessun barone. Di altro genere, ma sempre allo scopo di ridare la pace a queste terre, è l’ordinanza che Benedetto XII invia al nominato rettore il 10 ottobre 1339. In essa raccomanda di far mantenere e osservare la tregua che, per opera dello stesso Napoleone de Tiberti era stata felicemente raggiunta tra due blocchi di signorotti in guerra tra loro; da una parte «i nobili conti Nicola e Giovanni Caetani di Fondi, alleati col Conte Nicola di Montefortino e, dall’altra, Benedetto Caetani conte palatino, Paolo Conti, Giacomo, Riccardo e Tomasello da Ceccano,
alleati con quelli di Supino, i quali lottavano fra loro molto rovinosamente».
Di questi provvedimenti ce ne sono diversi altri. Alcuni molto interessanti per i nominativi e indicazioni che contengono Ma, poichè noi vogliamo tracciare solo dei lineamenti, sono sufficienti questi brevi richiami.
Vogliamo ora segnalare al lettore l’ordine inviato da Gregorio XI al senato e al popolo romano, per impedire che molestassero gli abitanti di Campagna e Marittima. In esso e detto «voi per un’ingiusta e ingiuriosa consuetudine contro quei popoli (di Campagna e Marittima) e contro la vostra madre Chiesa romana, molestate quelle genti, per motivi indebiti e ingiusti, con certa gente che voi chiamate esercito e ciò, nonostante che quei popoli siano da voi esenti, come tante volte è stato dimostrato a voi e ai vostri predecessori, mediante le esibizioni di scritti e documenti autentici».
Le vessazioni che perpetravano i romani consistevano «nel sequestro di persone, nel furto di animali e in altre molteplici azioni».
Concludendo questo rapido giro di orizzonte sull’opera compiuta dai rettori di Campagna e Marittima, possiamo affermare che Frosinone nel periodo della cattività avignonese del Papa fu una piattaforma di continua azione di pace e di difesa della libertà dei popoli della Ciociaria contro gli arbitri dei signorotti e dello stesso senato e popolo romano che non era certo quello dell’antica Roma.
Bisogna però ricordare che la sede del rettore della prov. di Campagna e Marittima in quell’epoca si spostava frequentemente. Anzi, da quanto ha pubblicato il citato prof. B. Catracchia, risulta che la sede ufficiale era Ferentino. Ciò emerge, oltre da quanto abbiamo riferito, dal più volte citato Theiner, dal Liber Istrumentorum e dal Liber Antiquitatum Campaniae.
Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo
(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni) - "Editrice Frusinate 1975"
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