S. Ormisda è morto il 6 agosto 523; il concilio di Costanza fu tenuto circa 900 anni dopo, ossia dal 16 novembre 1414 al
22 aprile 1418; dunque egli non poteva essere presente. Eppure vi prese parte moralmente e spiritualmente con la sua dottrina sul primato della sede apostolica. E’ lo storico tedesco Rohrbacher che
riallaccia il concilio di Costanza e le idee di fondo che esso rappresenta col grande pontefice frusinate. Ascoltiamo dunque quanto scrive questo studioso. Per meglio intendere il suo pensiero premettiamo qualche concetto introduttivo.
Lo scisma d’occidente fu una deflagrazione politico - religiosa che disintegrò definitivamente l’unità europea medioevale e aprì la storia moderna delle nazioni. Esso iniziò nel 1378, si chiuse giuridicamente nel 1417 con l’elezione di Martino V, politicamente nel 1449 e, moralmente, nel 1490 quando si calmarono gli ussiti sotto il re di Boemia Ladislao II.
Il fatto centrale del secolo XV è il detto Concilio di Costanza. Vi si giunse faticosamente attraverso sforzi multipli e contrastanti. Sul piano delle idee si percorsero tre tappe:
1) Si propose che uno o tutti e due i papi rinunziassero.
2) Che si costituisse un arbitrato che giudicasse quale dei due pontefici fosse legittimo e quindi fosse eliminato l’altro.
3) Che si adunasse un Concilio che deponesse entrambi e procedesse ad una nuova elezione.
Quest’ultimo progetto prevalse allorché naufragarono le trattative che avevano iniziato ai primi anni del ‘400 i due protagonisti del tempo, Gregorio XII dell’obbedienza romana e Benedetto XIII di quella avignonese. Si giunse così al Concilio di Pisa del 1409 celebrato da un gran numero di partecipanti. Da questo Concilio uscì un terzo papa (antipapa) nella persona di Alessandro V. A questi successe poi nel 1410 Giovanni XXIII anch’egli antipapa. A questo punto si rese più urgente ancora la convocazione di un Concilio. Essa fu proclamata dal detto papa Giovanni, che allora quasi tutti credevano il legittimo pontefice.
La grande assise iniziò i lavori il 16 novembre 1414.
In un primo momento si lavorò a sgombrare il terreno dai tre titolari del papato. Vi si riuscì con tre metodologie differenti. Nel frattempo si attendeva alla parte dogmatica e quindi furono condannati 305 articoli dottrinali, di cui 45 espressamente insegnati dall’inglese Giovanni Viclef e 30 proposizioni del boemo Giovanni Hus.
Questo lavoro fu svolto prima dell’elezione del nuovo papa, nella convinzione della maggior parte dei presenti che il Concilio sia superiore al papa. L’11 novembre 1417 ebbe luogo l’elezione di Martino V.
Il citato Rorhbacher, dopo aver raccontato per filo e per segno quanto noi abbiamo accennato, si ferma a discutere le dottrine di Giovanni Viclef sul primato del papa che è il principio dell’Unità della Chiesa e poi rispondendo all’asserzione che la dottrina del primato pontificio è nata dopo il mille si rifà al papa S. Ormisda e scrive: «E bene! Viclefo e tutti quelli che si gloriano di averlo qual loro antenato e loro complice sottoscrivan dunque questa professione di fede la quale non è dopo l’anno mille ma dalla fine del quinto e dal cominciare del sesto secolo».
"FORMULA DETTATA DA ORMISDA"
«La prima condizione della salute è di osservare la regola della vera fede e di non allontanarci in nulla dalla tradizione dei padri. E perchè è impossibile che la sentenza di nostro Signore non si adempia quando ha detto: “Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa“, l’avvenimento ha giustificato queste parole: poiché la cattolica religione è rimasta sempre inviolabile nella sede apostolica.
«Non volendo adunque scadere da questa fede seguendo per lo contrario in ogni cosa i regolamenti dei padri, noi anatemizziamo tutte le eresie, principalmente... (seguono le principali eresie condannate dalla chiesa romana).
E perciò come fu già detto seguendo in ogni cosa la sede apostolica e pubblicando tutto quello che è stato da essa decretato io spero di meritare di essere con voi in una stessa comunione che è quella della sede apostolica nella quale risiede la vera e intera solidità della religione cristiana; promettendo altresì di non recitare nei santi misteri i nomi di
coloro che si sono separati dalla comunione della cattolica chiesa, vale a dire che non sono in ogni cosa d’accordo colla sede apostolica.
Che se io mi permettessi mai di allontanarmi in qualche cosa dalla professione che or ora ho fatta, io mi dichiaro per mia propria sentenza nel numero di quelli che or ora ho condannato.
Io ho firmato di mia mano questa professione e l’ho mandato per iscritto a voi, Ormisda santo e beato papa della gran Roma».
Possiamo dunque concludere che in uno dei momenti più difficili della storia politico - religiosa d’Europa, nel cozzo delle teorie conciliari contro la dottrina del primato papale nella Chiesa Cattolica, Frosinone è nobilmente e altamente rappresentata dal suo concittadino Ormisda, che, a suo tempo, vide la prima ricomposizione dell’unità tra oriente e occidente dopo lo scisma acaciano. La sua formula di fede fece testo nei secoli che seguirono.
Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo
(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni) - "Editrice Frusinate 1975"
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