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TERRA CIOCIARA: STORIA - URBANISTICA - FOLKLORE - AMBIENTE


NEL SECOLO DELLA CATTIVITA' AVIGNONESE

"LA NUOVA ARISTOCRAZIA LOCALE"

Con la fine del primo Medioevo, noi vediamo a Frosinone farsi strada una nuova classe: quella degli impiegati di curia degli avvocati e dei notai. Essi vengono a sostituire i militi. Sono la nuova aristocrazia.

Già nel secolo XIII abbiamo visto emergere diversi individui che diventano condomini, non per servizi militari ma per servizi di curia.

Nel secolo XIV ci incontriamo con un cospicuo numero di frusinati che esercitano la avvocatura o il ruolo di notai. A titolo di saggio ne facciamo un piccolo elenco.

1) Nicola di Neve. Incontriamo la prima volta il suo nome in un atto notarile a Benevento del 29 dicembre 1327.

Arnaldo, abate di S. Sofia nella sua veste di vice rettore di Benevento denunzia il tesoriere pontificio Raimondo da Tolosa per la sua mala vita e cattiva amministrazione.

La denuncia è presentata al Rettore di Campagna e Marittima e di Benevento, Gerardo Della Valle che allora risiedeva a Frosinone.

L’atto di denuncia del vice rettore fu stilato dal nostro frusinate Nicola di Neve. Egli si trovava a Benevento in qualità di notaio del prefetto di Roma. Non ci si dimentichi che il Papa a quell'epoca risiedeva ad Avignone e così si comprenderà il perché di questa situazione. Il nostro Nicola si firma così nel suddetto atto di denuncia: «Ed io Nicola di Neve da Frosinone, notaio imperiale dell’alma Roma fui presente a questi atti e, rogato, li scrissi, li pubblicai e li ho segnati col mio bollo consueto» - «Et ego Nicolaus Nivis de Frusinone almae Urbis praefecti auctoritate notarius, hiis omnibus interfui et ea rogatus scripsi et pubblicavi meoque signo consueto signavi».

Che il nostro Nicola si trovi a Benevento si spiega. Il rettore quella città era anche rettore di Campagna e Marittima e risiedeva a Frosinone. Nell’inviare quindi in quella città il suo vice, dette anche per notaio il nostro Nicola.

Il fatto che egli si firmi avvocato del prefetto di Roma, oltre a quanto già notato, ci ricorda che, nell’allora dominio pontificio gli affari temporali venivano trattati con l’autorità temporale, che era impersonata dall’imperatore, e a Roma dal prefetto, o senatore, o console, secondo il titolo che nelle diverse epoche assunsero i capi dell’Urbe.

Dunque il nostro Nicola si trovava a Benevento nel 1327. Doveva essere giovane, o giovanissimo. Infatti incontriamo il suo nome anche nel 1374. Di lui non abbiamo notizie per molti anni. Lo rivediamo in occasione di una causa sostenuta dalla nobildonna Maria da Ceccano, vedova di Gaetano Giacomo Caetani. Egli in qualità di notaio imperiale autentica nella curia provinciale di Frosinone gli atti del notaio ceccanese Giacomo Paolo, consistenti in quattro volumi di protocolli e indici.

Detta autentica la fece il 7 settembre 1367 per richiesta del procuratore legale di detta Maria da Ceccano che era il frusinate Nicola di Orlando.

Finalmente lo si ritrova in qualità di teste e di notaio nell’atto del 4 giugno 1374 compiuto alla curia di Frosinone, col quale la su menzionata Maria da Ceccano viene reintegrata nel possesso di metà di Arnara, del castello di Torre e di tutti i beni che le erano stati assegnati in dote quando sposò Giacomo Caetani.

2)Tommaso di Maestro Filippo. Questi compare in qualità di notaio e di teste nell’atto di procura rogato il 14 settembre 1295 a Frosinone, col quale Angelo del signor Leone, milite di Alatri, nomina suo procuratore legale Giovanni Conte, figlio del giudice alatrese Leone.

Lo incontriamo poi come procuratore di Pietro II Caetani, e in tale veste chiede che sia esecutoriata la sentenza a favore del suo cliente.

Si tratta della causa agitata dinanzi al Vicario generale della provincia, a Frosinone, contro i fratelli Giordano, Gualgano e Pietro da Sgurgola, che si erano impadroniti di quel castello.

In questa causa figurano due altri frusinati Giovanni Piloso e il notaio Giovanni di Oddone.

3) Giovanni di Oddone, notaio nella causa del detto Pietro II Caetani, non deve confondersi con l’omonimo nunzio in Irlanda, che è anch’esso figlio di Oddone. Il nunzio era chierico di S. Maria, mentre questo è chierico di S. Benedetto.

4) Sergio di Giovanni Loffredo. Questi si trova pure nominato nella causa del detto Pietro II Caetani. Una prima volta il 17 aprile 1300 come «mandatario e nunzio giurato» del rettore di Campagna e Marittima, Giacomo de Rançano.

In tale veste intima la libertà e sicurezza ai tre fratelli di Supino e loro avvocato finché sarebbe durato il processo. La seconda volta compare il 1° maggio 1300, a causa finita, quando si dà a Pietro Caetani il possesso di Sgurgola.

5) Bartolomeo di Angelo. Anch’egli presente alla consegna del Castello di Sgurgola a Pietro Caetani.

6) Adinolfo Scotti. Questi fu l’avvocato del magnifico Giacomo da Ceccano di Berardo «a definire con Bonifacio Caetani il pagamento e l’eventuale restituzione della dote assegnata a Lella Caetani sua moglie».

7) Angelo di Egidio. Questi è presente in qualità di notaio e procuratore del rettore di Campagna e Marittima all'atto del 7 settembre 1367 nel quale Nicola di Neve legalizzò i quattro volumi di protocolli del notaio ceccanese Giacomo di Paolo. In quest’atto quindi troviamo tre frusinati: Nicola di Neve, il nostro Angelo di Egidio e Nicola di Orlando che era il procuratore di D. Maria da Ceccano.

8) Gregorio di Francone. Egli è il curatore dei beni dei Conti di Fondi, Nicola e Giacobello Caetani. Fu il loro avvocato nella causa mossa loro dal rettore di Campagna e Marittima per il pagamento alla Chiesa di certi frutti pervenuti da un legato fondato da Francesco Caetani. Il nostro Gregorio impugnò la sentenza del rettore Ruggiero de Vintron e nel tribunale di seconda istanza ottenne sentenza favorevole ai suoi clienti il 17 agosto 1337 in Anagni.

9) Nicola di Orlando. L’abbiamo già menzionato. Questi fu l’avvocato di Maria da Ceccano. In tale veste chiese l’autentica fatta da Nicola di Neve il 7 settembre 1367. Egli vinse la causa della sua cliente. Fu poi notaio e teste in diversi altri casi.

10) Tommaso di Francone. Questi, forse fratello del già nominato Gregorio, fu notaio e procuratore generale della curia di Campagna e Marittima. Compare in veste di procuratore ed economo della chiesa maggiore di Anagni nell’atto del 23 luglio 1377. Quest’atto non è altro che la promulgazione di una sentenza di seconda istanza, data a Frosinone «in proforgio mocte rocce Frusinonis» con la quale veniva respinto l’appello del vescovo e del capitolo di Anagni e dell’università di Villamagna per il possesso del territorio posto tra Sgurgola e Villamagna.

11) Antonio di Giovanni. Questo «notaio di Frosinone» fu presente a Ceccano allorché i vassalli della contessa Maria le giurarono fedeltà. Con lui era presente Cola di Tuzio Gori da Frosinone.

Come si vede, abbiamo un bel numero di frusinati che avevano scelto la professione di legali. Era l’epoca che richiedeva tali professionisti. I sociologi hanno messo in evidenza che una caratteristica della società pre - industriale è l’abbondanza dei notai e degli avvocati perché le liti per le difese dei diritti erano all’ordine del giorno. Il secolo poi XIV è il secolo in cui si erano avuti i maggiori arbitri da parte dei signorotti locali. Inoltre è l’epoca della curializzazione della Chiesa.

Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo

(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni)
- "Editrice Frusinate 1975"

Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.

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