Frosinone ha scritto una delle sue migliori pagine nella storia dell’unità italiana, ad opera soprattutto di Luigi Angeloni e di Nicola Ricciotti. Essi sono senza dubbio due leaders: l’uno dottrinale e l’altro operativo. Vi sono però anche altre glorie, quelle letterarie. Per bene apprezzarle cerchiamo di inquadrarle nel loro sfondo storico.
Il secolo XIX è il secolo delle libertà costituzionali e delle indi- pendenze nazionali. La rivoluzione francese aveva affogato nel sangue l’assolutismo monarchico, caratterizzato dalla frase del re sole: «Lo stato sono io». Le guerre che ne seguirono portarono ovunque le esigenze di uguaglianza e di libertà. Queste idee non poterono essere soffocate né dal neo-assolutismo napoleonico, né, molto meno, dall’organizzazione europea della restaurazione.
Purtroppo noi lamentiamo la ostinata e «ottusa» opposizione alle idee liberali propugnate dalla rivoluzione francese e da coloro che ne raccolsero l’eredità. Pero non bisogna dimenticare che in ogni tempo, la cattiva forma pregiudica la bontà della sostanza.
Se noi oggi vogliamo essere quelli che ci proclamiamo, cioè più critici, più oggettivi, più scientifici, dobbiamo convenire che, sia in coloro che prepararono la rivoluzione francese e sia in quelli che l’attuarono, c’era un complesso tale di fattori, che dovevano logicamente provocare la «reazione».
Ciò premesso cerchiamo di prendere e seguire le fila della nostra storia.
"I RIVOLUZIONARI FRUSINATI DEL 1801"
Il secolo XVIII si era chiuso con l’occupazione di Roma da parte dei soldati napoletani. Questi erano di presidio anche a Frosinone.
Con l’inizio dell’800 inizia anche il ritorno al regime precedente all’occupazione francese. Il 2 febbraio 1800 viene nominato il nuovo governatore della provincia, il napolitano Mons. Luigi Lancellotti. La scelta fu fatta dal collegio dei cardinali, perché vi era sede vacante.
Il 1 marzo 1800 il Tenente Generale Naselli comunica ai Deputati regi di Frosinone di aver nominato il detto governatore generale. Intanto il 14 marzo dello stesso anno venne eletto a Venezia il nuovo Papa Pio VII -(Illustrazione a sinistra). Questi fece il suo ingresso a Roma il 3 luglio. Il Suo primo pensiero fu quello di riorganizzare lo Stato Pontificio nella fedeltà alla tradizione e nel recepimento delle nuove idee. A tale Scopo nominò una commissione per la preparazione di nuove forme amministrative. Il 30 ottobre 1800 pubblicò la bolla Post diuturnos, con la quale promulgò i nuovi regolamenti, in molti punti «savi» e in altri «troppo precipitati».
La prima delle quattro parti in cui si articolava la nuova costituzione riguardava la pubblica amministrazione e mirava a «prevenire gli illeciti guadagni degli impiegati alle rendite e alle spese dello Stato».
Nella seconda parte, che riguardava l’amministrazione della giustizia «si aboliscono diversi privilegi».
Mentre si attendeva a questa nuova strutturazione della cosa pubblica, ci furono diversi frusinati che tentarono di promuovere una cospirazione contro l’ordine costituito. Gli elementi principali erano Michelangelo Cerroni, Michelangelo Gizzi, soprannominato Scancellato, Silverio Bomattei, soprannominato Maglietta, Giuseppe Tancredi, soprannominato Prepparello, Francesco Mastrangeli, soprannominato: Scarabuscia. A questi se ne aggiunsero molti altri, fino al punto che si diceva che tutti gli abitanti del rione S. Martino erano rivoluzionari. Vi era inoltre un certo Angelo M. Cataldi da Alatri - (Raffigurazione dello stemma di Pio VII).
Il capo di detti cospiratori era Michelangelo Cerroni. Egli però aveva solo il comando operativo, perché quello direttivo lo teneva in mano il fratello canonico Antonio Cerroni.
La cospirazione fu scoperta e se ne istruì il processo che si svolse dal 5 maggio al 15 giugno 1801.
In esso vi deposero in qualità di testi: Luigi Sodani, Clemente Comerchioli, notaio, Giov. Antonio Narducci, notaio, Felice Martini, Giuseppe Sperandio, Giovanni Palitto, Giovanni Donati, Giuseppe Sodani, Andrea Goragrossi, Giambattista Grande, Giambattista Sterbini, procuratore fiscale. Era presidente del tribunale D. Agostino Monacelli Baroncelli e cancelliere il notaio Giuseppe Marcocci.
Il detto presidente, durante lo svolgimento del processo, il 12 maggio 1801, fece arrestare il can. Antonio Cerroni, Luigi Spaziani, Giuseppe Franconetti, Carlo Giuliani, Silverio Bomattei, Giuseppe Butti, chiudendoli nella rocca in attesa di spedirli a Roma e si mise alla ricerca di Michelangelo Cerroni, capo in seconda e irreperibile.
Dagli atti del processo risulta che dette persone avevano agitato la bandiera della rivoluzione solo come pretesto, ma il fine reale era quello di vendicarsi dei supposti torti ricevuti e di arricchirsi con i beni degli altri: «Sono state in passato persone povere e piene di debiti, ma dal tempo dell’altra sommossa, colli furti, rapine, saccheggi si sono di molto arricchiti coll’altrui ruine, avendo ridotto tante case di questo luogo all’ultima miseria e quasi mendicando per l’approprio che hanno fatto del loro avere».
Gli incriminati naturalmente dicevano che essi si preparavano per respingere un eventuale ritorno dei francesi, che si ventilava imminente. In effetti li aspettavano per potersi alleare con loro, pescare nel torbido e fare gli interessi della propria tasca.
Il lettore comprende da sé che questo episodio cospirativo non ha nulla a che vedere con quelli posteriori, nei quali si lavorava per l’unità e l’indipendenza della patria e ai quali parteciparono i Ricciotti.
L’epoca in cui si colloca questa cospirazione è quella della rinascita del banditismo e del rigurgito della delinquenza comune. Infatti negli stessi primi mesi del 1800 si tennero molti processi per reati di omicidio. Tra questi figurano Giacinto Pace da Ripi, Agapito capo-priore, il sergente delle truppe napolitane Francesco, Fabrizio e Francesco Luzi, Francesco Colucci.
Queste vicende delinquenziali sono gli effetti deteriori all’occupazione rivoluzionaria. Le conseguenze migliori, quelle patriottiche, nasceranno al crollo dell’impero napoleonico, in opposizione alla politica di ritorno o di mantenimento degli antichi regimi.
Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo
(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni) - "Editrice Frusinate 1975"
Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.