Giunti al termine del nostro cammino, s’impone una visione d’insieme.
Come, posti sul colle S. Pietro, possiamo meglio contemplare il centro della città che guarda mezzogiorno, così, dopo esserci inerpicati lungo il tracciato della sua storia, siamo in condizioni più favorevoli ad individuarne i suoi tratti fisionomici vitali.
Pertanto, da quanto abbiamo notato insieme lungo il percorso, possiamo concludere nel modo seguente.
Frosinone è nata verso il 510 a.C. dall’incontro della corrente umana Umbro - Sabellica e la cultura etrusca, già insediata in queste contrade. Fa il suo primo ingresso nella storia nel 307, sobillando gli Ernici contro Roma. Per questo fatto viene punita severamente dai Romani con la decapitazione dei sobillatori, con la sottrazione di un terzo del suo territorio e con la retrocessione politica a semplice prefettura pretoriana, o di secondo grado.
Durante la campagna di Annibale in Italia, ma specialmente a Canne, si distinse per il suo valore militare, si da guadagnarsi l’appellativo di «guerriero», che ancor oggi si legge sullo stemma comunale.
Negli ultimi anni della guerra annibalica ed in quelli immediatamente seguenti hanno luogo cinque prodigi che impressionano il popolo romano.
Segue un periodo di silenzio durante il quale i frusinati si distinsero per la loro laboriosità agricola, sì da meritare un secondo appellativo non meno onorifico del precedente, quello di «popolo aduso al pesante aratro».
Il frutto del loro lavoro è implicitamente celebrato in due lettere di Cicerone all’amico Attico e nella terza satira di Giovenale.
Nello stesso periodo, sebbene se ne ignori la data, migliorò la condizione politica di Frosinone. E’ tuttavia da notare che la storia non ci ha tramandato nessun nominativo di frusinate che si sia distinto in un settore qualsiasi della vita di Roma o del suo impero.
Sotto l’imperatore Claudio (41 - 54) diventa colonia militare, come risulta dal catalogo ufficiale compilato sotto il detto imperatore.
Dell’epoca del colonato si conserva la documentazione, sebbene modesta, sia monumentaria che epigrafica (anfiteatro, statua di Marte, n. 5 iscrizioni riportate dal Mommsen con i nn. 5662 - 5666).
Frosinone abbracciò presto il cristianesimo, ma se ne ignora la data. Fu sede vescovile solo in funzione pastorale, come avvenne per tanti altri nuclei urbani.
Quando però le sedi episcopali furono canonicamente riconosciute e stabilizzate, Frosinone non entrò in ruolo, perché le guerre ostrogotico - bizantine e longobardiche l’avevano quasi distrutta, si da non comparire nella tavola Peutingeriana.
I due sommi pontefici frusinati, S. Ormisda e S. Silverio e il loro consanguineo Geronzio, primicerio della Chiesa romana, costituiscono le glorie maggiori del primo cristianesimo e confermano gli stretti legami che a quell’epoca correvano tra Frosinone e Roma.
Come si effettuò presto il passaggio di Frosinone al cristianesimo, così, per altri fattori, divenne presto dominio prediale della Chiesa di Roma.
Pur non possedendo la documentazione diretta ed ufficiale di questo avvenimento, si può affermare con buon fondamento che ciò sia avvenuto al tempo delle autentiche donazioni costantiniane.
Il suo passaggio nel dominio politico della stessa Chiesa avvenne, di fatto, allorché le città italiane si sottrassero dal governo dell’imperatore iconoclasta di Bisanzio, Leone Isaurico (731 c.).
In questa circostanza Frosinone, insieme alle altre città del Lazio, giurò fedeltà al Papa Gregorio II. Il suo passaggio di diritto nel dominio politico della Chiesa è avvenuto con i riconoscimenti di Carlo Magno nel 774 e degli altri imperatori che lo seguirono.
Il regime interno è stato sempre comunale o collettivo e cioè quello proprio delle colonie romane, che ricalcava quello di Roma. Esso però ha assunto impronte diverse, secondo le diverse epoche.
Nell’898 - 900 il detto regime assume il carattere di condominio e la sua popolazione, di fronte la minaccia saracena, si divide in milites, o cavalieri, e pedites, o fanti.
Il 5 settembre 1207, con la locazione enfiteutica di Innocenzo III, diventa comune gestito da condomini, sotto la presenza e la vigilanza di una curia ecclesiale di 48 persone. Con questa strutturazione Frosinone si sviluppa e accresce la sua vitalità. Ciò è dimostrato dalla copiosa documentazione archivistica del sec. XIII, dagli edifici gotici che ancor oggi possono vedersi in via Angeloni, dall’importanza raggiunta dal collegio dei canonici di S. Maria, dal cui seno esce un nunzio pontificio in Irlanda.
Nel sec. XIII si registrano: le guerre di anagnini contro Frosinone, l’occupazione da parte dei romani, l’atto di particolare sottomissione dei frusinati al Papa, l’acquisto del diritto ad alcune libere elezioni comunali, il primo insediamento temporaneo dei rettori della provincia, la prima redazione degli statuti comunali.
Nel sec. XIV si verifica la trasformazione dell’aristocrazia locale, col passaggio, già iniziato nel sec. precedente, dalla nobiltà militare dei cavalieri a quella borghese dei funzionari, costituiti per lo più da notai ed avvocati.
Il sec. XV si chiude con l’approvazione degli statuti comunali redatti in armonia alle esigenze dei nascenti stati moderni, ma nella sostanza già da molti anni approvati e osservati dal popolo.
Il secolo del rinascimento vede la conferma dei suddetti statuti da parte di Leone X, la pagina gloriosa passata alla storia col nome di «battaglia di Frosinone», la ricostruzione della rocca col portone disegnato da Michelangelo, la semidistruzione della città operata dalla guerra del 1556 - ‘557, il fiorire di vescovi ed altri uomini illustri.
Il secolo del barocco, pur non possedendo slancio creativo, dà il quadro del Sementi, attribuito erroneamente al Reni, la porta S. Biagio, abbellita con pitture da G.B. Campagiorni, e perciò chiamata col suo nome, un numero di cittadini illustri, quali i Grappelli, Bompiani, Guglielmi.
Inoltre sorge il Santuario della Madonna della Neve, che fu il più importante nella provincia di Campagna e Marittima, dopo quello di Genazzano, dette il nome alla contrada omonima e servì anche ad incrementare il commercio nella regione con le sue due importanti fiere.
Nel ‘700 viene costruita l’artistica fontana De Carolis; per la prima volta un Papa viene a Frosinone, per visitare la Madonna della Neve; si allarga la chiesa di S. Maria e si ricostruisce il campanile, si rinnovano tanti edifici e il paese prende grande sviluppo; si distinguono diversi cittadini, tra cui, Mons. G. Battista Donati, vescovo, e Giuseppe Bompiani, avvocato, che scrive in latino nel 1745 la prima storia di Frosinone.
Il 1800 è così ricco e vario che non è facile definirlo. Si apre con un astro di prima grandezza, Luigi Angeloni, purtroppo non sufficientemente studiato e continua col Paradisi, Giuseppe De Matthaeis, i fratelli Maccari e tanti altri, nel campo del sapere e delle lettere; con Nicola Ricciotti e molti altri patrioti nell’epopea risorgimentale.
E’ il secolo nel quale viene confermato ufficialmente il titolo di città a Frosinone; vengono tributate affettuose e solenni accoglienze a Gregorio XVI e a Pio IX, quasi per assicurare loro l’attaccamento alla sede pontificia, nonostante il fatale tramonto del potere temporale e l’adesione all’Unità d’Italia con Roma capitale.
Il ‘900 ci ha dato una nuova Frosinone. Ormai non è più un piccolo paese, sia pure con la sede dell’amministrazione provinciale, come fu nei secoli passati. E’ una città di avvenire. La sua posizione al centro di un’importante rete stradale e di industrie che giornalmente si moltiplicano, la sospingono verso più alti traguardi.
In queste condizioni ci sembra che debba potenziare e unire tutte le sue risorse: passate e presenti, civiche, economiche, politiche, morali, religiose, per consacrare tutta se stessa alla costruzione di una società sempre più umana.
I lineamenti storici ci suggeriscono un augurio per il raggiungimento di una meta sì nobile.
La documentazione emersa lungo il cammino che abbiamo percorso ci ha fatto scoprire che Frosinone ha due marcate dimensioni: quella antica, di un particolare attaccamento alla Sede Pontificia e quella moderna, di generosa dedizione all’ideale risorgimentale. Queste due anime non sono necessariamente in conflitto, come hanno dimostrato i patrioti frusinati, a cominciare da Nicola Ricciotti, che è partito dall’amicizia di D. Vincenzo Spaziani ed è arrivato a quella fraterna dell’ab. Beniamino De Rose.
All’inizio della luminosa storia risorgimentale di Frosinone risuonano intorno all’albero della libertà il discorso elegante di Luigi Angeloni e quello disadorno di un povero contadino. Il primo non fu compreso e rimase senza applausi, il secondo invece ne suscitò «un furore», come ha scritto il Tancredi.
Ci pare quindi indovinato chiudere la lezione appresa da questi lineamenti storici con la frase del nostro anonimo popolano, a somiglianza del Manzoni che raccolse «il sugo di tutta la storia» in una espressione dei suoi protagonisti, Renzo e Lucia.
«Due alberi sono famosi e sacri nella storia: quello del Calvario e quello della Libertà. Adoriamoli»! Essi non si elidono, ma si sostengono a vicenda.
"Fotogrammi... attimi di vita cristallizzati nella storia della città di Frosinone"
Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo
(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni) - "Editrice Frusinate 1975"
Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.