Abbiamo riportato la lettera del card. Scarampo per due motivi: perché vi è nominato Frosinone e perché ci aiuta a comprendere meglio una delle cause per cui le città e i paesi si facevano guerra tra loro.
Vogliamo riferirci alle liti per i confini. Già abbiamo visto che Frosinone nel sec. XII litigò una volta con Veroli e due volte con Alatri.
"Via del Quarto Largo - pascolo tra Alatri e Frosinone"
Più sotto riporteremo il breve di Leone X del 6 maggio 1513 e lì sentiremo
parlare di una vertenza tra Ceccano e Frosinone per ragioni di confini.
Dunque non si tratta di un fatto sporadico. Appunto per questo vogliamo ricordare che verso la metà di questo secolo ci fu un’altra contestazione tra i frusinati e gli alatresi. L’attrito si ebbe intorno ai campi destinati a pascolo. In un primo momento le due città avevano messo i
detti campi in uso comune. Nel 1452 però si pensò a delimitare i confini. Successivamente gli alatresi concessero ai frusinati di poter usufruire del loro terreno per lo spazio di 10 anni.
"CASTELLO DI SELVA MOLLE (SELVA DEI MULI)"
Il nome di questo castello si incontra molte volte nei regesti pontifici e in altri fondi archivistici. Si potrebbe comporre una monografia, ma ciò esula dal nostro compito. Ne facciamo solo un cenno.
Il colle di Selva dei Muli è di origine vulcanica. Vi sono stati ritrovati reperti archeologici comprovanti la presenza umana nell’epoca Musteriana, nel Paleolitico superiore, nel Neolitico, nell’età del ferro e nell’epoca romana. Vi è stata scoperta una tomba romana, di cui ha fatto la descrizione il Vaglieri in «Not. Scavi», 1908, p. 250.
Nel Medioevo e al principio dell’età moderna aveva un ruolo importante e nevralgico, giacché «per la sua caratteristica geologica, è rimasto sempre il centro di controllo sulla rete stradale di tutta la valle».
La prova della sua importanza nel medioevo l’abbiamo sia nella accennata documentazione archivistica e sia perché vi si trovano «recinti murari di fortificazione, databili al medioevo».
"Stato di conservazione delle mura esterne del Castello di Selva dei Muli"
Il Marchetti Longhi lo elenca tra i castelli di feudalità cittadina, come quello di Tecchiena. «Le più antiche menzioni del castello (Selva Molle) risalgono al 1100 - 1117 durante il pontificato di Pasquale II», ossia di quel papa che donò in feudo il territorio di Frosinone a un gruppo di condomini. Nel 1283 il card. Benedetto Caetani (che sarà papa col nome di Bonifacio VIII) comprò una parte del territorio di Selva Molle da Nicola di Pietro.
Parlando di Antonio da Pontedera abbiamo ricordato che questi fece alleanza con i signori di Valmontone Alto e Grato. Orbene, ora dobbiamo aggiungere che questi due Conti, nel 1437, avevano invaso
il territorio di Selva Molle, impossessandosene di una metà. Dopo di loro era sottentrato anche il fratello Giovanni Conti, arcivescovo di Conza, in provincia di Avellino. I tre nominati fratelli Caetani dovettero adire alle vie legali per rientrare in possesso del castello.
Infatti il 5 luglio 1458 «Gaspare da Teano, uditore apostolico, ad istanza di Nardello, Antonio e Angelella Caetani, figli di Facio (Fazio) Caetani da Frosinone, chiude una lunga vertenza di scomunica contro Giovanni Conti, arcivescovo di Conza che, insieme ai fratelli, aveva usurpato loro la metà della tenuta del castello diruto di Lice, detto Selvamolle.
"Panoramica della collina"
Si vede bene però che non fu ricostruito, giacché «nel 1482 il castello è detto castrum dirutum e restituito da Sisto IV a Giacinto Conti».
Non sappiamo fino a quando lo ebbe in mano questa famiglia. Si sa che nel ‘700 apparteneva alla certosa di Trisulti, a cui sottentrò la famiglia Berardi. Dal prospetto catastale compilato nel 1781, e che pubblicheremo a suo luogo, si può avere un quadro dello stato terriero in quel secolo di questo ex castello medioevale.
"Ruderi e reperti del castello"
Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo
(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni) - "Editrice Frusinate 1975"
Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.