Frosinone ha scritto un’esemplare pagina di vita civica all’atto del completamento dell’unità d’Italia.
La sintetizziamo brevemente dalla documentazione archivistica fattaci conoscere dalla Lodolini Tupputi.
Non appena il generale Raffaele Cadorna entrò nello Stato Pontificio, procedette, il 12 settembre 1870, alla nomina dei comandanti militari per ogni centro delle delegazioni pontificie.
A Frosinone fu inviato il colonnello Lipari. Questi, tre giorno dopo, costituì la prima giunta provvisoria di governo. Ne fecero parte Gerolamo Moscardini, Luigi Marcocci, Icilio Sterbini, Sebastiano Pesci e Francesco De Persi Vona.
Il presidente della giunta fu il Moscardini, mentre Giuseppe Salvatori coprì la carica di segretario.
Il 25 dello stesso mese fu celebrata la festa della presa di Roma, o della «liberazione» come si diceva allora.
A Frosinone fu celebrata con la distribuzione di L. 500 ai poveri, con il deposito di altre L. 500 per costituire la dote a cinque ragazze indigenti e col condono di tutti i debiti inferiori a L. 5 che la povera gente aveva presso il Monte di Pietà del luogo.
E’ poi da notare che la giunta governativa frusinate, non solo fu la prima a costituirsi, ma anche la prima a funzionare e a legiferare.
Quelle di Velletri e di Viterbo ne imitarono l’esempio.
Bisogna però aggiungere che era forse la meglio curata dalla Giunta di Governo di Roma, presieduta da Michelangalo Caetani da Sermoneta. Frosinone fu anche la prima ad usare negli atti pubblici la carta intestata con la formula «Regnando Sua Maestà Vittorio Emanuele II re d’Italia».
La giunta provinciale frusinate fu inoltre all’avanguardia nel reintegrare gli impiegati sospesi per i fatti politici del 1867, primo fra tutti, il concittadino Francesco Ricci, a cui fu affidata la direzione degli affari della provincia. La prima adesione al nuovo stato di cose partì da Frosinone.
Naturalmente non bisogna pensare che questi atti siano stati compiuti dalla cittadinanza, o da essa ispirati. Il merito va ai dirigenti. Comunque essi seppero imbroccare la via giusta e non abbandonarsi ad azioni scomposte.
Dopo il plebiscito del 2 ottobre 1870 e l’annessione al Regno d’Italia di Roma e Province, fu inviato a Frosinone il 12 ottobre il commissario regio Rinaldo Albini, che sostituì il colonnello Lipari.
Egli provvide a sostituire la giunta provvisoria di governo con una giunta provinciale. Furono chiamati a farne parte elementi nuovi e anche inesperti, perché gli antichi impiegati della delegazione apostolica si erano allontanati in massa. Questo fatto ebbe dei riflessi negativi.
Venne poi il 15 ottobre, giorno in cui delle cinque province che formavano l’ultimo Stato Pontificio (Roma, Civitavecchia, Viterbo, Velletri, Frosinone) fu costituita la sola provincia di Roma, divisa in cinque circondari, corrispondenti alle cinque ex delegazioni.
In questa circostanza ci fu del malcontento. Anzi si era progettata una sollevazione in tutti i comuni della Provincia, ma poi prevalse il buon senso e fu accolto il nuovo ordine delle cose.
Dalle relazioni inviate dal commissario Albini dopo il suo insediamento risulta che la provincia frusinate era arretrata e ciò, come è detto in quella del 20 dicembre, perché l’amministrazione pontificia era debole, condonava facilmente le pene e rilasciava liberi i malviventi per insufficienze di prove.
Pertanto una delle cause della recrudescenza del banditismo, che si verificò dopo la raggiunta unità italiana, va ricercata in questa particolare situazione.
«Anche a Frosinone, riferiva il commissario il 1° novembre 1871, gli istituti di beneficenza e carità erano numerosi», però erano male amministrati, perché nelle mani degli ecclesiastici.
Sulla scuola il 24 novembre 1871 così scriveva: «L’insegnamento elementare propriamente detto, non esisteva che molto incompiuto, limitato a leggere, scrivere e a qualche nozione elementarissima di aritmetica... i comuni hanno manifestato una certa marcata propensione a conservare questo insegnamento sotto la direzione delle monache».
Siamo certamente molto lontani dall’esplosione scolastica odierna. Tutto è soggetto all’evoluzione. Bisogna però ricordare che le monache a cui si riferisce il commissario Albini, almeno quelle di Frosinone, si aggiornarono subito ai programmi e sistemi portati dal nord, dove erano più progrediti.
Ciò lo troviamo affermato al ricevitore del Demanio di Frosinone, signor Pierantoni, in risposta ad una circolare del Ministero della Istruzione, che aveva chiesto se le Serve di Gesù e Maria fossero accette alla popolazione e quali programmi svolgessero: «Il monastero... tiene aperte in Frosinone tre scuole pubbliche ed una privata, un convitto di giovanette con pensione ed un numero di orfane a titolo di carità... L’istruzione impartita dalle suore è a seconda dei programmi governativi, e si può dire con fondamento che siano state le prime a mettere in esecuzione».
A titolo di cronaca ricordiamo che l’8 novembre 1870 fu nominata la sottocommissione di vigilanza per gli scavi di antichità e per la custodia e conservazione dei monumenti del circondario, ossia della sottoprefettura.
Il 13 novembre 1870 furono istituiti i Comizi Agrari, col compito di migliorare e incentivare l’agricoltura. Il Comizio Agrario di Frosinone, nel 1878, dopo che il comune ebbe concesso dal Demanio l’ex convento della Madonna della Neve (16 marzo 1878), lo chiese per sé e vi si insediò fino a quando non fu affittato all’istituto della S. Famiglia.
L’ultimo atto dell’unificazione d’Italia si è compiuto per Frosinone il 1° febbraio 1871, quando a Roma finì la luogotenenza regia e iniziò la prefettura. Con la stessa data infatti furono istituite le sottoprefetture e a Frosinone fu dato come sottoprefetto lo stesso Rinaldo Albini che copriva la carica di commissario.
Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo
(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni) - "Editrice Frusinate 1975"
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