Il poeta arcade del ‘700, Eufemo Euritidio, nella sua pubblicazione di cui parleremo a suo luogo, riporta alcuni versi latini scritti all’indirizzo di Frosinone intorno alla metà del sec. XVI. Ci sembra doveroso farli conoscere al lettore.
Anzitutto, una breve presentazione dell’autore. E’ l’umanista Francesco Franchini. Nato a Cosenza, seguì l’armata dell’imperatore Carlo V. Fu presente alla spedizione di Algeri (1541) e la descrisse in eleganti versi. In seguito venne eletto vescovo di Massa Carrara e di Populonia. Le sue opere letterarie furono stampate a Basilea da Corrado Gessner (1516 - 1565), «il Plinio della Germania».
I suoi Dialoghi furono paragonati a quelli di Luciano dall’erudito Francesco Augusto di Tou (1607 - 1642), «il Gran Maestro della biblioteca del re di Francia».
«Leucia me retinent colles Frusinonis amaeni,
Et campi dulces, et Frusinonis aquae.
Non me Roma tenet, nec Tu; Te quisque fruatur
Dum gelido liceat me Frusinone frui».
(Eufemo Euritidio, o. c., p.6)
I versi latini su Frosinone di questo autore noi li traduciamo così:
«O Leucia, mi avvingono i colli dell’ameno Frosinone
ed i campi dolci e le acque di Frosinone
Non m’incanta Roma e neppure Tu; godi pure dite chi lo vuole.
purché nel freddo mi sia lecito godere di Frosinone».
Questi versi riecheggiano quelli scritti dal verulano O. A. Sulpizio in lode di un rettore della Provincia e che noi abbiamo riportato nella sez. del secolo decimoterzo - (una elegia in morte di un rettore del '400). L’uno e l’altro umanista celebrano il «dolce» paesaggio frusinate, come farà G. B. Maccari nel sec. XIX.
Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo
(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni) - "Editrice Frusinate 1975"
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